Anche negli USA gli operai, costretti a continuare a lavorare in fabbriche assolutamente non sicuri, muoiono a seguito del contagio del Coronavirus: due operai sono già morti nella sola FCA.


Erano due dipendenti di due stabilimenti differenti della Fiat Chrysler Automobiles (FCA) degli Stati Uniti. Il primo lavorava all’interno dell’impianto Ram di Sterling Heights, nel Michigan, il secondo nello stabilimento di Kokomo, nell’Indiana. A comunicare le cause dei decessi è stato il sindacato metalmeccanici degli USA, lo UAW: i due operai sono morti perché infetti Covid-19. Morti perché costretti a lavorare durante l’emergenza sanitaria globale, senza garanzie di tutele personali anti-contagio.
L’azienda era già a conoscenza di casi positivi all’interno dei propri stabilimenti ma, nonostante tutto, la produzione è continuata senza stop fino ad arrivare ad oggi, dove, diffusa la notizia, c’è preoccupazione generale per i lavoratori degli stabilimenti che potrebbero essere stati a contatto e potenzialmente contagiati dal virus, rischiando la stessa sorte dei loro colleghi.
Solo dopo la conferma dei decessi, FCA ha deciso di chiudere gli stabilimenti del Nord America fino al 30 marzo, mentre Trump in diverse occasioni ha persino dichiarato che dopo pasqua darà direttive per la ripartenza della produzione, facendo tornare tutti nei propri luoghi di lavoro, negando i continui allarmi ed il rischio correlato al lavoro in questa emergenza sanitaria mondiale, con il numero di contagi che aumenta sempre più, oltre 80.000 negli Stati Uniti.
Ovviamente il problema dei contagi nei luoghi di lavoro non tocca solo gli Stati Uniti ma l’intero globo. È d’obbligo porci un interrogativo: cos’è che preoccupa di più i capitalisti di tutto il mondo? La “salute” finanziaria ed economia di fronte ad una nuova crisi o la salute dei propri cittadini, dei lavoratori e delle masse povere?
Ebbene, è evidente che le preoccupazioni maggiori sono quelle di carattere economico, dal momento in cui i settori strategici per la creazione di plusvalore sono tutti attivi: non si parla solo di beni di prima necessità atti al sostentamento della popolazione, ma di beni accessori, di cui si può benissimo sospendere la produzione per un periodo senza che siano lesi i bisogni essenziali della popolazione.
I capitalisti e gli Stati cercando di ridurre il più possibile le mancate entrate in termini di profitti e introiti finanziari, in modo da fronteggiare al miglior modo la recessione globale che si avvicina, a discapito dei lavoratori, sfruttati ed esposti costantemente al rischio di contagio.
Solo con la chiusura immediata di tutte le attività economiche non essenziali alla salute collettiva, con la garanzia del salario pieno per i lavoratori in quarantena e col blocco dei licenziamenti, è possibile tutelare la salute e la sopravvivenza collettiva di fronte a questa ondata pandemica. Vanno lasciati attivi solo quei settori essenziali al sostentamento ed alla garanzia delle cure, come quello sanitario e quello agroalimentare, con misure sanitarie adeguate: ad esempio, con la diminuzione dell’orario di lavoro a 6 ore a parità di salario e assunzione di tutto il personale necessario al mantenimento della produzione, unitamente alla creazione di comitati di igiene e sicurezza dei lavoratori per controllare e garantire l’attività economica e la sicurezza sui luoghi di lavoro.


Vincenzo Esposito

Giornale militante online fondato nell'aprile 2017.
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