Riportiamo l’intervento di Ilaria Canale, militante della corrente femminista Il pane e le rose, all’assemblea virtuale nazionale per un programma d’emergenza tenutasi ieri.
Con l’attivazione delle misure di quarantena in tutto il mondo è impossibile tralasciare nelle nostre valutazioni politiche le dovute considerazioni sulla condizione che troppe donne stanno vivendo. Chiudersi in casa per alcune donne equivale ad una condanna a morte se in quella casa ci vive un uomo violento.
Le strutture per difenderci e stare al sicuro ci sono: rivendichiamo l’esproprio di tutte le strutture alberghiere inattive e di tutti gli immobili in disuso, siano essi pubblici o di grandi proprietari privati, affinché siano trasformati in case rifugio per le donne vittime di violenza,per i senza fissa dimora e in presidi sanitari d’emergenza. Che tutte abbiano il diritto di trascorrere il periodo di quarantena in totale sicurezza e con il supporto necessario, compresa la spesa per tutte le famiglie indigenti. Ma come è stato detto più volte, la quarantena è un lusso per pochi.
Oltre la chiusura di tutti i servizi non essenziali per interrompere la catena del contagio e salvaguardare la vita di chi è costretto ancora a lavorare, rivendichiamo che a tutti in lavoratori dei settori essenziali e a tutta la popolazione vengano forniti i dispositivi di protezione individuale per tutelare la salute di tutti e tutte e mantenere in funzione quelli che sono veramente servizi essenziali: gli ambulatori e i consultori sono stati chiusi insieme a molti centri antiviolenza. La salute psicofisica della popolazione è sicuramente un servizio più essenziale rispetto ai tanti magazzini e alle tante fabbriche che oggi restano aperte con il solo scopo di continuare ad ingrassare i padroni.
Per questo motivo chiediamo il mantenimento in funzione dei consultori e la tutela di tutti i diritti indispensabili per le donne, come l’aborto e dei servizi di prevenzione.
Che si mettano in piedi comitati di quartiere per la ridistribuzione del lavoro di cura per non lasciare sole tutte le donne lavoratrici che hanno figli e anziani a carico.
Perché non ci siano altre donne ammazzate dalla violenza di un uomo, dal virus, dallo sfruttamento del capitale ma soprattutto dall’indifferenza e dalla solitudine a cui ci costringe lo Stato dei padroni! Non una di meno!
Che l’isolamento che stiamo vivendo oggi diventi l’innesco della rabbia di domani!
Oggi più che mai, contro il virus dello sfruttamento e dell’oppressione non chiediamo, pretendiamo il nostro diritto al pane, ma anche alle rose!
Nata a Napoli nel 1993. Laureata in infermieristica all'Università "La Sapienza" di Roma, lavora nella sanità nella capitale.. È tra le fondatrici della corrente femminista rivoluzionaria "Il pane e le rose".