Ad inizio luglio i numeri riguardanti la sanatoria per quel che riguarda le richieste di regolarizzazione per i migranti irregolari per il lavoro domestico e per il lavoro agricolo sono molto inferiori alle attese. Meno di 90000 domande a fronte di un numero di irregolari stimati nel paese di seicentomila persone che vivono di sfruttamento e lavoro nero quando non di espedienti giornalieri. Quanto effettivamente può essere considerato uno strumento utile contro il caporalato, il lavoro nero e lo sfruttamento selvaggio dei lavoratori immigrati?


La realtà è che la sanatoria della ministra Bellanova pone dei paletti piuttosto restrittivi per la regolarizzazione del lavoro domestico e addirittura rende sconveniente per molti padroni, in particolare gli agrari, regolarizzare i propri lavoratori. Per quel che riguarda i redditi necessari per la regolarizzazione si parla di 20000 euro annui di reddito per il singolo datore di lavoro e i 27.000 euro in caso di nucleo familiare (per esempio residente nella casa dove il lavoratore o la lavoratrice domestica presta servizio), oltre a questo le ore minime da contratto devono essere 20 tutte per lo stesso datore di lavoro.

Risulta chiaro che la stragrande maggioranza degli occupati in un settore come le pulizie o l’assistenza agli anziani non presta lavoro per un unico datore e per raggiungere un part time del genere dovrà lavorare per più famiglie, in più case. Dulcis in fundo il datore deve pagare, oltre al contratto regolare con i contributi anche 500€ per poter accedere alla sanatoria. Se per il lavoro domestico, quindi, la legge lascia fuori una quantità non indifferente di lavoratori irregolari per quel che riguarda il lavoro agricolo la situazione diventa al limite del grottesco. Un agrario, proprietario di terre, che avesse sotto di se una certa quantità di lavoratori irregolari, costretti a lavorare per qualche euro al giorno, magari sotto il ricatto di perdere quel poco di salario in nero, dovrebbe pagare 500€ a testa per regolarizzare una manodopera a bassissimo costo in assenza di controlli seri e comunque eludibili?

Quanti “datori di lavoro” chiederanno soldi ai migranti per fare dei contratti di lavoro necessari per ottenere documenti per miseri sei mesi di vita? Quanti immigrati che lavorano in nero fuori dai confini posti dalla sanatoria rimarranno irregolari pur lavorando in nero e producendo ricchezza per padroni senza scrupoli legati alla criminalità organizzata e al caporalato? Quante famiglie pur volendo regolarizzare badanti, colf e lavoratori per la cura della casa non potranno farlo perché impossibilitati dai limiti di redditto decisamente fuori scala per una buona fetta della popolazione?

Quello che tenta di fare la sanatoria della ministra Bellanova è mettere d’accordo due mondi contrapposti ed inconciliabili, da una parte una massa di lavoratori super sfruttati e precari, di cui ci si è accorti solo nel momento del bisogno, dall’altra chi su quello sfruttamento e quella precarietà ottiene profitti incredibili.

È troppo tardi e troppo poco per ritenere la sanatoria una misura realmente anti caporalato, letteralmente inutile o addirittura dannosa per quei lavoratori e lavoratrici immigrati che vivono più di chiunque altro la violenza di un sistema e di uno Stato al servizio dei potenti e quindi, inevitabilmente, contrapposti alle necessità dei più vulnerabili.

I lavoratori e le lavoratrici non se ne fanno nulla delle lacrime della ministra Bellanova e della propaganda ipocrita del governo. Quello di cui avrebbero bisogno è che emerga una proposta vera di regolarizzazione di massa, una guerra vera al caporalato e al capitale illegale e semi illegale che per decenni si è arricchito sul sudore e sul sangue del proletariato. Una guerra di questo genere solo i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali e politiche possono portarla avanti, dai campi alle grandi metropoli del paese.

 

CM