Il governo nazionale e quelli regionali lanciano, uno dietro l’altro, decreti tardivi ed inefficaci per contrastare la seconda ondata della diffusione del Coronavirus, dopo mesi di mancati provvedimenti di adeguamento dei servizi e delle infrastrutture necessari per affrontare il virus. Il governo amico di Confindustria ha cuore la salvaguardia dei profitti, non della nostra salute.


Negli ultimi giorni abbiamo assistito all’emanazione di diversi DPCM nazionali, e provvedimenti regionali a seguire, che consentono un vero e proprio coprifuoco nelle strade più frequentate anche con l’utilizzo delle forze armate come i militati già stanziati per l’operazione “strade sicure”, non definendo però un piano preciso per ogni regione, ma lasciando che ogni presidente di regione agisse come meglio ritiene opportuno: in materia di “gestione della pandemia”, lo stato di emergenza e qualche DPCM hanno imposto in poco tempo quella “autonomia differenziata” che tanti, tra i partiti padronali, sognavano da tempo.

La crisi sanitaria ha palesato l’incapacità del governo italiano e più largamente dell’Unione Europea, in particolare ma non solo, di gestire politicamente e a livello di risorse economiche e gestionali una pandemia. Ciò ha causato che, come scelta politica e sanitaria, l’unico mezzo messo in campo largamente e con convinzione per frenare il contagio è stata la quarantena forzata per la maggioranza della popolazione, esclusi i settori essenziali per la riproduzione del capitale – e non quelli esclusivamente essenziali per la produzione di materiale sanitario e per la sopravvivenza della popolazione – che non hanno mai chiuso.

Una politica che non è neanche vagamente all’altezza dello sviluppo tecnologico di cui ci facciamo vanto nel 2020 e di cui il capitalismo internazionale effettivamente dispone; senza dimenticarci che le grandi aziende come Amazon, o le grandi catene di supermercati o della tecnologia informatica, hanno effettivamente aumentato vertiginosamente i loro profitti, sfruttando nella pratica una situazione di devastazione economica e riuscendo ad imporsi come degli oligopoli.
Alla quarantena forzata è seguito un periodo di completo lassismo da parte del governo, coincidente, non certo per caso, considerati anche gli incentivi allo spendere nel settore del turismo dati dal governo come i “
bonus Vacanze”, con la pausa estiva in cui si sono riaperti gli spostamenti da e per l’estero, in uno sforzo straordinario, italiano ed europeo, di ridare aria al settore turistico, che nel nostro paese è uno dei più rilevanti, producendo circa un decimo del PIL.
Tutte scelte che
ben poco si sono avvicinate ad un reale interesse per la salute pubblica e di tutti i cittadini, evitando o quasi di elaborare – per mesi e mesi! – politiche adatte a prevenire il più possibile e poi contenere la seconda ondata di diffusione del Covid, la quale non è stata una sorpresa se non per chi ha creduto ai vari “esperti” negazionisti che parlavano di “morte” del virus mesi fa.

C’è stata una marcia trionfale, invece, dei grandi capitalisti che hanno imposto col proprio strapotere politiche del tutto a proprio favore, a partire dalle quote enormi di denaro riservate alle aziende che prevedono pure i maxi-fondi europei recentemente approvati.

E così niente tamponi di massa quando sarebbero stati utili – e in realtà ancora scarsi per numero persino ora in Italia, dove la situazione continua a peggiorare -, niente potenziamento generalizzato della sicurezza nei posti di lavoro, niente piano strategico per garantire una produzione sufficiente e di qualità dei DPI, niente politiche per garantire sul serio una sopravvivenza minimamente dignitosa della popolazione povera martoriata dalla crisi e dalla disoccupazione e dalla precarietà aumentate vertiginosamente. La mancanza di misure come l’eliminazione, e non la sospensione!, del canone d’affitto per i ceti bassi nel 2020 ha aperto così lo scenario ci centinaia e centinaia di migliaia di persone, perlopiù giovani, abbiano dovuto accettare qualsiasi tipo di lavoro a qualsiasi condizione sanitaria pur di riuscire a coprire le difficoltà economiche generate dalla crisi.
Si poteva creare un rete di sgravi, aiuti e incentivi economici per permettere a tutti di sopravvivere
dignitosamente – non solo al Covid19 alla crisi sanitaria -, ed invece al massimo ci hanno concesso il “blocco dei licenziamenti” che si rivela una spada di Damocle che incombe sulla testa di milioni di lavoratori.
In una situazione come questa, oggi, dopo la sfrenata e indiscriminata riapertura dell’estate per continuare a far aumentare i profitti, ci ritroviamo di nuovo in un’emergenza sanitaria
che continua ad aggravarsi, senza che si sia investito nello sviluppo ospedaliero e di personale specializzato, senza sviluppo di un efficace rete di trasporti che permetta il distanziamento sociale, senza posti di lavoro o scuole che siano veramente sicure. Senza tutto ciò e anche senza voler prendersi le proprie responsabilità.
Il governo, con tanti complici tra i media e fra gli “intellettuali”, preferisce additare l’untore, ovvero i giovani e la “movida” serale, colpevoli di aver contratto il virus in un paese che non ha saputo contenerlo… come se il Coronavirus non fosse stato introdotto e spesso alimentato dai ricchi e dai loro viaggi, quelli sì scriteriati e con gravi conseguenze per tutta la popolazione.

Una componente importante di questo scenario, di politiche sanitarie inadeguate e di repressione gratuita e diffuso, è quella della colpevolizzazione del singolo cittadino, scaricando sugli individui il più isolati possibile le colpe e i costi della crisi, costringendoli a ricorrere a tamponi privati, mancando in numero sufficiente quelli delle strutture pubbliche, con costi che vanno oltre i 70 euro in molte regioni, quando dovrebbe essere gratuito e facilmente accessibile per tutti! Anche in questo, il Presidente della regione Campania, De Luca,è stato un vero maestro, così come nell’applicazione rapida e solerte della possibilità di dichiarare dei coprifuoco a livello regionale, decisione in cui si è trovato al fianco di diversi altri governi regionali, con l’assurdità del divieto, salvo “seri e comprovati motivi” (sempre ad arbitrio delle forze di polizia), di stare fuori casa da mezzanotte alle cinque del mattino.

Non è possibile continuare a non affibbiare le giuste responsabilità a chi sta mettendo a rischio la nostra vita, quotidianamente, ogni volta che si prende un mezzo di trasporto o si va semplicemente a fare la spesa, a chi intende continuare ad imporci un metodo di prevenzione medievale come la quarantena generalizzata, e in seguito farci pagare anche tutti i risvolti di crisi economica che ne conseguono.
Non essere liberi di uscire, ma solo di
consumare, è come vivere in una gabbia per criceti.
Per questo siamo solo noi,
gli sfruttati e gli oppressi, che possiamo prevenire una nuova quarantena militarizzata avanzando una nostra politica da imporre con la mobilitazione e la lotta, rivendicando reali sistemi di prevenzione del contagio.

Non dobbiamo più accettare d’essere presi in giro e di farci sottrarre ogni libertà che non sia immediatamente funzionale alla salvaguardia dei loro interessi e profitti.
Non restiamo a guardare mentre ci obbligano a sostenere l’economia del paese
mentre loro ci consumano.

In questo senso, le iniziative di sciopero su scala nazionale del 23 ottobre, nella logistica ma non solo, così come la giornata di mobilitazione politica contro governo e industriali di oggi sono segnali in controtendenza di lotta unitaria di settori di lavoratori che hanno alzato la testa contro la duplice crisi e contro le politiche confindustriali: lavoriamo in questa direzione!
Lottiamo contro lo sfruttamento, l’autoritarismo e le politiche di sacrificio che ci stanno imponendo!
Lottiamo per un nostro programma indipendente che miri a tutelare i nostri interessi come lavoratori, studenti, donne, precari e disoccupati!

 

Scilla Di Pietro

Nata a Napoli il 1997, già militante del movimento studentesco napoletano con il CSNE-CSR. Vive lavora a Roma. È tra le fondatrici della corrente femminisa rivoluzionaria "Il Pane e Le Rose. Milita nella Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) ed è redattrice della Voce delle Lotte.