Di seguito trovate un commento dei compagni del Partito dei Lavoratori Rivoluzionari cileno, nostra organizzazione sorella, sul risultato elettorale di pochi giorni fa: la vittoria di Gabriel Boric va analizzata da vicino e collegata con l’atteggiamento ambivalente che lui e la sua coalizione hanno mantenuto nel corso della rivolta ch ha scosso il Cile due anni fa. Il PTR è attivo nell’organizzare una lotta senza quartiere alla destra in ascesa, senza cadere nell’illusione che il governo che verrà possa realmente aprire la strada alla costruzione di una società coordinata dalla classe lavoratrice.

In milioni, la scorsa settimana, si sono presentati alle urne per le elezioni presidenziali cilene. La percentuale dei votanti è stata la più alta dal 2012, anno in cui il voto è diventato volontario per i cileni. Più di otto milioni di persone sono andate a votare, quasi il 55% dell’elettorato. Gabriel Boric, il presidente eletto, ha ottenuto la più alta quantità di voti nella storia del paese. Il trionfo del suo oppositore Josè Antonio Kast nel primo turno, ed il rafforzamento della destra nazionale che lo ha prodotto, hanno creato una forte reazione anti-kastista. Ciò che è stato espresso nelle urne ora va portato nelle piazze e nelle strade, dove vanno risollevate le rivendicazioni dell’Ottobre del 2019; rivendicazioni che la classe politica, presidente eletto in testa, vorrebbe vedere dimenticate il prima possibile.

Boric ha costruito una roccaforte nella regione Metropolitana e nello specifico nella capitale, Santiago, andando a perdere solo tre piccole comunas (le divisioni amministrative più piccole del paese). Kast, d’altro canto, ha vinto nell’Araucanìa e a Bio Bio, ha perso nelle regioni di Los Lagos e O’Higgins, che invece aveva conquistato durante la prima tornata. Boric ha anche ottenuto un risultato importante ad Antofagasta, che al primo turno aveva visto l’ascesa del populista di destra Franco Parisi, del Partido de la Gente, arrivato al terzo posto. Chiaramente, Parisi aveva dato preferenza per il secondo turno a Kast, ma una percentuale significativa del suo elettorato gli ha voltato le spalle, votando invece per Boric.

L’importante aumento dei voti per Boric, a livello nazionale, ha generato aspettative diffuse di cambiamento. Molti elettori, tuttavia, hanno scelto Boric principalmente per allontanare lo spettro di un governo Kast, senza particolare entusiasmo per il candidato stesso. Boric è stato per due anni un’icona del cosiddetto “accordo per la pace”, firmato a Novembre del 2019, in cui le forze parlamentari si sono assunte il compito di salvare il presidente Sebastián Piñera da un giudizio equo e reale sulle sue responsabilità nella repressione dell’insurrezione che era iniziata il mese precedente. Durante tutta la campagna elettorale, Boric e la coalizione in suo appoggio (Apruebo Dignidad) si sono mosse sistematicamente verso il centro, lontani dalle rivendicazioni per le quali a milioni due anni fa si erano mobilitati nelle piazze di tutto il paese. Ha messo in discussione la legge che proponeva l’indulto per coloro che ancora oggi sono imprigionati per colpa della repressione della rivolta dell’Ottobre, e ha dichiarato che la riforma del sistema pensionistico privato fosse non negoziabile. Diversi rappresentanti ed economisti della Concertaciòn, la coalizione di centro-sinistra che ha governato il Cile dalla fine della dittatura militare fino alla vittoria di Piñera del 2010, si sono uniti alla campagna di Apruebo Dignidad, con l’obbiettivo di tutelate molti interessi di importanti potentati economici, al fine di salvaguardare i pilastri centrali del neoliberismo. Durante la campagna elettorale, Boric ha ceduto su molti punti importanti, promettendo di rispettare la legge di bilancio per il 2022, nella quale figurano durissime misure di austerity per bilanciare il programma di supporto sociale IFE creato durante la crisi legata al COVID-19, oltre che un generale impegno a rispettare la direzione di “responsabilità fiscale” intrapresa dai governi precedenti. Tutto questo avviene con strizzate d’occhio alla vecchia Concertaciòn, potenzialmente con l’obbiettivo di rifondare la Nueva Mayorìa per una nuova fase politica: questo lascerebbe intendere il supporto esplicito dei vecchi presidenti socialdemocratici Ricardo Lagos e Michelle Bachelet, così come quello dei cristiano-democratici. Resta da vedere come si costituirà il nuovo governo Boric, che si insedierà a Marzo 2022. A partire da oggi, tuttavia, il rifiuto della destra che lo ha portato al potere va spostato nelle strade. Questo percorso inizia chiedendo la liberazione immediata di tutt* coloro si trovano in carcere dall’Ottobre 2019, e la smilitarizzazione totale del Wallmapu, che appartengono legittimamente al popolo Mapuche. Vuol dire anche lottare per mettere fine alla riforma attuale del sistema pensionistico: un salario minimo di 600.000 pesos, con aumenti automatici in concordanza con l’inflazione, e un termine alle liste di attesa e alla precarietà del sistema sanitario, con un blocco totale dei licenziamenti dei lavoratori del settore. L’urgenza di lottare per pensioni, salari, sanità e casa è reale e irrimandabile.

Nonostante la sconfitta di Kast, la destra rimane forte in parlamento. Intanto, coloro che possiedono la maggioranza della ricchezza del Cile hanno già reso abbondantemente chiari i loro piani per i prossimi anni: lasciare che la classe lavoratrice paghi per il rallentamento economico e per l’inflazione. Faranno tutto ciò che potranno per limitare qualsiasi cambiamento che possa beneficiare le masse, e Boric ha già annunciato di essere disposto a restare entro quelle linee guida. Questo è esattamente il motivo per cui diventa essenziale continuare a rivendicare ciò che si chiedeva due anni fa: dobbiamo rafforzare i sindacati, le organizzazioni studentesche e giovanili e i coordinamenti di protesta autorganizzati, al fine di preparare un percorso per vincere queste richieste nella lotta.

La Izquierda Diario Chile

Traduzione di Luca Gieri

 

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