La corrente femminista rivoluzionaria Il pane e le rose lancia questo appello per costruire una giornata di lotta a patriarcato e capitalismo. Di fronte all’avanzata del femminismo liberale, di destra come di sinistra, è importante riscoprire il significato di questa giornata, che da sempre vede al centro lə donnə lavratricə.


L’8 marzo non è una mera ricorrenza, ma è un giorno di lotta a 360 gradi che deve dare sostanza, continuità e collegamento alle lotte che facciamo quotidianamente ma che si estende a tutte alle istanze di lotta delle donne e delle soggettività, in ogni ambito contro padroni, governo, questo Stato, questo sistema sociale capitalista, che peggiorano la condizione della maggioranza dellə lavoratricə imponendoci doppie, triple catene.

In Italia e nel mondo queste piazze sono la pietra angolare di un’opposizione reale e trasversale ai vari governi.

Per la prima volta nella storia tutte le più importanti cariche europee sono ricoperte da donnə, Roberta Metsola al Parlamento Europeo insieme a Ursula Von Der Leyen alla Commissione europea e a Christine Lagarde alla Bce, fino a Giorgia Meloni e Elly Schlein, ma tocchiamo con mano che essere donna non è affatto garanzia di stare dalla parte delle donn3, non è affatto garanzia di progresso per tutte le altre donnə.

Violenza, discriminazioni, sessismo sono il pane quotidiano non solo delle cronache, ma della vita della maggioranza dellə lavoratricə. 

La crisi del capitalismo ha scoperchiato la condizione di oppressione sempre più insostenibile dellə lavoratricə.

Ogni due/tre giorni viene uccisa una donna, le condizioni in cui viviamo sono di lavoro doppiamente sfruttato, ultra precario, di licenziamenti o di non lavoro, di moderno schiavismo per tante donne e soggettività, per le  immigrate. Con la maternità, una donna su sei viene sbattuta letteralmente fuori dal mercato del lavoro perché non riesce a conciliare l’impiego con le esigenze di cura dei figli e della casa, siamo noi donne e le soggettività LGBTQI+ ad avere i contratti più precari e malpagati.

In molti posti di lavoro sono all’ordine del giorno, lavoro a nero, discriminazioni fino alle odiose molestie sessuali. Alle donne e alle soggettività si continua a negare il diritto alla piena libertà di scelta in tema di aborto, allə studentessə si nega ogni futuro.

Una condizione amplificata peraltro dalla pandemia che in questi ultimi  anni si è scaricata doppiamente sulle spalle della maggioranza di noi.

Alle donne lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, madri e donne sole, giovanə, studentə, a tutti i corpi dissidenti diciamo: scioperiamo e lottiamo unitə!

Dobbiamo lottare per difendere il lavoro, per averlo un lavoro con un salario pieno con orari ridotti per tuttə e con parità di salario tra uomini e donne.

Con la pandemia il lavoro di cura è diventato ancora più pesante: dobbiamo lottare contro il taglio dei servizi pubblici, scolastici, sanitari e sociali, contro l’ipocrita conciliazione lavoro/famiglia di governo e padroni per inchiodarci al doppio ruolo di lavoro produttivo e riproduttivo che questa società borghese vuole mantenere e perpetuare per i propri interessi di classe.

Per una sanità pubblica accessibile e libera da stereotipi, contro l’obiezione di coscienza e l’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori; per un aborto libero, sicuro e gratuito, per una medicina  transfemminista, per il diritto al piacere.

Abbiamo diritto a decidere liberamente sulla maternità e sull’interruzione di gravidanza Dobbiamo lottare per superare le idiosincrasie insite nella 194, una legge nata come compromesso con la chiesa e con i partiti cattolici.

Dobbiamo lottare contro la violenza istituzionale nei tribunali, contro i femminicidi, i transicidi e lesbicidi frutto più odioso di questo sistema sociale capitalistico marcio.

Scioperiamo e lottiamo contro  la violenza di tutte le guerre, fatte da ricchi e potenti e pagate dalle popolazioni civili; siamo al fianco delle donne ucraine e russe  sotto le bombe o in fuga, che come in ogni guerra subiranno lutti, stupri degli eserciti, distruzione delle vite, a fianco alle donne curde, afghane e iraniane. Diciamo con forza: Non ci stiamo! i profitti sono vostri, le morti sono nostre, per questo riprendiamo con forza lo slogan: abbasso le armi in alto i salari!

Diciamo di no ai sacrifici chiesti dal governo Meloni per salvaguardare gli interessi imperialisti dei padroni italiani.

Scioperiamo  per combattere la scuola al servizio del Capitale che uccide gli studenti nei PCTO, che  li vuole formare  nell’individualismo e nello sfruttamento; scioperiamo contro la retorica del merito. 

Siamo quella maggioranza che viene oppressa, ma siamo anche quella che quando si organizza ha la forza di abbattere questo sistema capitalistico e patriarcale per un mondo senza doppio sfruttamento e doppia oppressione!

Siamo orgogliose di scioperare l’8 marzo, di scendere in piazza e chiamiamo tuttə a marciare con noi!

Perché unite siamo la forza che ha scosso il mondo già diverse volte, e che può farlo ancora. Perché noi vogliamo pane ma anche per le rose!

 

Il Pane e le Rose – Pan y Rosas Italia

"Il pane e le rose" nasce nel 2019 e riunisce militanti della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) e indipendenti che aderiscono alla corrente femminista socialista internazionale "Pan y Rosas", presente in molti paesi in Europa e nelle Americhe