Questo martedì mattina a Nanterre, nella banlieue a nord di Parigi, un adolescente di 17 anni è stato ucciso a sangue freddo dalla polizia durante un controllo stradale. Ancora una volta, si è trattato di un omicidio di polizia in cui ci si fa schermo col “rifiuto di obbedire” della vittima. La rabbia è stata espressa ieri sera in diverse città della Francia.


“Gli hanno sparato al cuore. Aveva solo 17 anni, mio nipote. Lo hanno ucciso! Frequentava la scuola secondaria e voleva diventare meccanico”, ha dichiarato la nonna della vittima. Questo martedì mattina, durante un blocco del traffico a Nanterre (periferia nord-ovest di Parigi), uno studente liceale di 17 anni, Naël, è stato ucciso da un agente di polizia. L’incidente è avvenuto alle 8.16 nei pressi della Prefettura di Nanterre: un veicolo è stato controllato e fermato sul ciglio della strada da due agenti di polizia. Il conducente, un giovane di 17 anni, ha fermato il veicolo, poi ha cercato di ripartire, mentre uno degli agenti di polizia gli aveva già puntato la pistola a bruciapelo. L’agente di polizia ha quindi aperto il fuoco, uccidendo sul colpo l’adolescente. Il veicolo si è poi schiantato contro un cartello stradale.

 

Non è passato molto tempo prima che la versione della polizia venisse ampiamente riportata dai media: Cécile Olivier, responsabile del dipartimento di polizia-giustizia di BFMTV, spiega che “secondo la versione della polizia, il conducente ha investito un poliziotto che stava cercando di fermarlo”, mentre in realtà il poliziotto si trovava sul lato del veicolo. Nel video si sente anche la voce dell’agente di polizia che minaccia l’adolescente con la sua pistola: “Ti sparo in testa”. Il sindacato di polizia Alternative Police ha aggiunto alla radio Sud: “Era conosciuto in modo molto sfavorevole dalla polizia. Rifiutarsi di obbedire mette a rischio la vita degli agenti di polizia e del pubblico”.

Questa retorica reazionaria mira a rivolgere l’accusa contro la vittima, rendendo il rifiuto di obbedire una licenza di uccidere, con la vittima, uno studente di 17 anni della scuola secondaria, presentata come “feccia” da abbattere. La storia viene inevitabilmente ripetuta più volte nei media dai sindacati di polizia e dagli editoriali.

Come sempre, la narrazione della polizia cerca di invocare la legittima difesa, di criminalizzare la vittima per giustificare l’omicidio. Da una legge del 2017 approvata sotto il Partito Socialista di Hollande, gli agenti di polizia hanno il diritto di usare le armi alle stesse condizioni dei gendarmi (una sorta di equivalente francese dei carabinieri italiani), in particolare in caso di rifiuto di obbedire. L’uso di questa prerogativa da parte degli agenti di polizia si basa su una valutazione soggettiva del pericolo in gioco. Un quadro giuridico più flessibile per l’uso delle armi da fuoco da parte della polizia, che rafforza l’impunità. Di conseguenza, il rifiuto di rispettare le regole è diventato una nuova licenza di uccidere per la polizia. Nel 2022, 13 persone sono state ufficialmente uccise dalla polizia durante controlli simili.

Ancora una volta, la polizia uccide e, come al solito, è la versione dei fatti che viene presentata per giustificare le morti, offrendoci l’angosciante spettacolo del giornalismo da prefettura. La risposta della gioventù e degli oppositori del governo, a partire dalle banlieue di Parigi, ha visto scendere in strada migliaia di persone, con manifestazioni, scontri con la polizia, attacchi a edifici statali che hanno infiammato la nottata tra ieri e oggi.

 

In un momento in cui Macron e il suo Ministro degli Interni, Gérald Darmanin, stanno conducendo una campagna di repressione contro il movimento ambientalista e una violenta operazione colonialista nel dipartimento d’oltremare di Mayotte (a nord del Madagascar), tutte le organizzazioni del movimento operaio devono mostrare solidarietà alle vittime della violenza della polizia e alle loro famiglie, che sono in prima linea di fronte alla violenza dello Stato e all’aumento delle misure di sicurezza introdotte dai governi che si sono succeduti.

 

Lucylle Mage

Traduzione e dattamento da Révolution Permanente a cura di Giacomo Turci

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