Giugno è il Mese dell’Orgoglio (Pride Month), una celebrazione della rivolta di Stonewall, avvenuta il 28 giugno 1969 negli USA. I gay bianchi e ricchi possono essere contrari alla “violenza”, ma la storia del movimento LGBTQ+ dimostra che le rivolte delle persone oppresse non avvengono a caso, ma hanno come obiettivo la liberazione.


Avevamo tutti la sensazione collettiva di averne abbastanza di questo genere di cose. Non si trattava di qualcosa di tangibile che qualcuno aveva detto a qualcun altro, era solo come se tutto quello che era successo nel corso degli anni fosse arrivato al culmine in quella particolare notte in un particolare luogo, e non si trattava di una manifestazione organizzata. […] Non avremmo marciato docilmente nella notte e non avremmo permesso loro [ai poliziotti] di spintonarci – è come se avessimo difeso le nostre ragioni per la prima volta e in modo davvero forte, ed è questo che ha colto la polizia di sorpresa. C’era qualcosa nell’aria, una libertà attesa da tempo, e noi ci batteremo per ottenerla. Ha assunto forme diverse, ma il punto fondamentale era che non saremmo andati via. E non lo abbiamo fatto.

Michael Fader, un veterano di Stonewall

Possiamo immaginare che queste parole siano state dette, scritte e sentite dai giovani neri che nel 2020 si sono sollevati a Minneapolis e in tutto il paese per chiedere giustizia per George Floyd e la fine della brutalità della polizia.

Giugno è il Pride Month [Mese dell’Orgoglio], un mese in cui si commemora la rivolta di Stonewall del 1969.
Sì, la nascita del movimento LGBTQ+ è stata una rivolta. Potrebbe essere difficile per alcuni gay bianchi e benestanti che ogni volta si esprimono contro le proteste “violente”, ma la rivolta di Stonewall ha gettato le basi del movimento LGBTQ+.

La parola stessa “rivolta” è polemica. Può far pensare a folle insensate che causano distruzione senza un motivo apparente. Dopo tutto, branchi di uomini si “ribellano” dopo le partite sportive e non subiscono una repressione poliziesca nemmeno lontanamente proporzionata a quella rivolta alle ribellioni vere.

Ma per le persone queer, per le persone di colore e per coloro che sono oppressi dallo sfruttamento e dall’oppressione capitalista, sappiamo che la rivolta nelle nostre mani è qualcosa di diverso. È l’urlo contro anni di rospi ingoiati, di vergogna, rabbia e paura. È l’esplosione di rabbia contro decenni e persino secoli di oppressione. Come disse Toni Morrison, “Ciò che mi ha colpito di più di coloro che si sono ribellati è stato il tempo che hanno aspettato. La moderazione che hanno mostrato. Non la spontaneità, la moderazione. Hanno aspettato e aspettato la giustizia e non è arrivata. Nessuno ne parla”.

O come disse CLR James:

Quando la storia sarà scritta come dovrebbe essere scritta, gli uomini si stupiranno della moderazione e della lunga pazienza delle masse, non della loro ferocia.

Persone come Marsha P. Johnson, una donna trans nera, ne avevano abbastanza di mostrare moderazione, così come Sylvia Rivera. Stonewall fu lanciato da donne come Johnson e Rivera, donne trans di colore e sex workers che venivano costantemente molestate dalla polizia. Ne avevano abbastanza della moderazione. Un articolo del 1969 descriveva Stonewall come “la vendetta sfogata contro la fonte della repressione: i bar gay, le retate, i ragazzi vittimizzati e sfruttati dalla mafia e dai poliziotti”. Lanciavano sassi contro i poliziotti, incendiavano i bidoni della spazzatura all’esterno e lottavano contro la polizia per liberare le persone arrestate.

Un veterano di Stonewall, Mark Segal, ha ricordato:

Eravamo così felici quella notte perché stavamo combattendo! E non l’avevamo mai fatto prima. […] Abbiamo deciso di rompere le catene dell’oppressione. […] Quella notte la polizia rappresentava l’oppressione della religione, della famiglia, della chiesa, di ogni cosa della società che ci odiava.

Ci furono sei giorni di scontri tra la polizia e persone queer nelle strade di Manhattan, a cui si unirono organizzazioni di sinistra, tra cui settori del Black Panther Party, degli Young Lords e altri ancora.

I disordini di Stonewall segnarono la nascita del Fronte di Liberazione Gay (GLF) e la nascita di un movimento contro la repressione poliziesca, contro la chiesa e la famiglia patriarcale. Secondo il poeta Alan Ginsberg, i queer post-Stonewall erano qualcosa di diverso. Lo descrisse dicendo: “Sai, i ragazzi lì erano così belli – hanno perso quell’aspetto ferito che i finocchi [“fags”] avevano dieci anni fa”.

Ma il GLF non si batteva solo per i diritti dei gay. Nel giornale del GLF, The Rat, hanno racchiuso lo spirito del movimento: “Siamo un gruppo omosessuale rivoluzionario di uomini e donne formatosi con la consapevolezza che la completa liberazione sessuale di tutte le persone non può avvenire senza l’abolizione delle istituzioni sociali esistenti”. Il GLF dichiarò: “Ci identifichiamo con tutti gli oppressi: la lotta dei vietnamiti, il terzo mondo, i neri, i lavoratori… tutti gli oppressi da questa putrida, sporca, vile, fottuta cospirazione capitalista”. E questa è stata forse una delle cose più potenti emerse da Stonewall: una critica generale di tutta la società e il desiderio di unire le persone oppresse contro i poliziotti e il mostro capitalista che sono gli Stati Uniti.

Sono passati 54 anni da Stonewall. E mentre è possibile concepire gay candidati alla presidenza, i poliziotti continuano a picchiare e a uccidere le persone omosessuali. D’altro canto, ci sono sponsor aziendali per le parate del Pride e Human Rights Campaigns ospita serate di gala da migliaia di dollari. Uomini gay, bianchi e ricchi scalano le poltrone più alte del potere e celebreranno ipocritamente il Pride, normalizzando [“whitewashing”] la sua eredità combattiva e criticando la rivolta che sta avvenendo sotto i nostri occhi.

Ma la maggior parte delle persone queer, soprattutto quelle di colore, affronta problemi sproporzionati. Siamo sproporzionatamente senza casa, con lavori precari e senza assicurazione sanitaria: una triplice difficoltà emersa durante l’emergenza del Covid-19. Le persone trans senza documenti muoiono a percentuali sproporzionate nei campi di concentramento statunitensi, mentre le persone queer di colore vengono brutalizzate dalla polizia. Dobbiamo vedere coloro che scendono in piazza come compagn* di lotta contro lo stesso sistema.

A 54 anni da Stonewall, un’intera generazione continua a sollevarsi; una generazione che è disoccupata o sottoccupata e sommersa dal debito studentesco mentre il patrimonio di Jeff Bezos supera i 200 miliardi di dollari. Questa generazione ha preso di mira le banche come Wells Fargo, gli ipermercati come Target e la polizia. Sappiamo che le nostre vite valgono più dei loro profitti e che la vera violenza è quella dello Stato capitalista razzista. Sappiamo che i veri “saccheggiatori” [termine usato per indicare i partecipanti al movimento Black Lives Matter] sono gli Stati Uniti, costruiti sul lavoro degli schiavi e sulle terre sottratte agli indigeni attraverso il genocidio. I veri saccheggiatori sono gli imperialisti che organizzano colpi di Stato per i loro profitti, i padroni che super-sfruttano il nostro lavoro e quello della classe operaia globale. Ma questa generazione sta iniziando a conoscere la sensazione di scendere in strada, di dire “vaffanculo” ai poliziotti e di costruire una barricata.

Una rivolta contro la brutalità della polizia è giustificata. Una rivolta contro la violenza della polizia può cambiare la storia, come ha fatto Stonewall e come credo farà questa rivolta. Ma una rivolta non è una rivoluzione e non è sufficiente. È necessaria l’azione unitaria della classe operaia e dei popoli oppressi per bloccare la produzione e sfidare questo sistema. Questo sistema – che ci ha dato il virus, la crisi economica e il razzismo più brutale – merita di morire. Meritiamo un futuro di liberazione e socialismo.

 

 

Tatiana Cozzarelli

Versione adattata di un articolo già apparso su Left Voice

Tatiana è stata insegnante presso le scuole medie ed è attualmente dottoranda in Urban Education alla City University of New York (CUNY). Fa parte della redazione del giornale online Left Voice.