Pubblichiamo come lettera aperta la nostra risposta al Manifesto-appello lanciato nel 2013 dalla Frazione Trotskista – Quarta Internazionale, volendo mantenere fede al nostro impegno per un internazionalismo politico reale e un confronto sostanziale a sinistra sulle questioni strategiche del nostro tempo per il movimento operaio e per i marxisti.


Cari compagni della Frazione Trotskista,

Scriviamo questa lettera alla vostra organizzazione per raccogliere finalmente la vostra proposta di dibattito e di verifica di un possibile impegno pratico comune nella lotta di classe, così come è stata formulata nel 2013 nel vostro “Manifesto per un Movimento per un’Internazionale della Rivoluzione Socialista (Quarta Internazionale)” (MIRSCI), e nell’aggiornamento a tale documento, pubblicato poche settimane fa.

Come sapete, a seguito della nostra battaglia congressuale e di frazione all’interno del Partito Comunista dei Lavoratori, ci siamo battuti per la rottura immediata dell’isolamento nazionale a cui eravamo di fatto costretti dopo la decadenza, il congelamento e, di fatto, la morte politica del CRQI (Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale), una “organizzazione” internazionale che non ha funzionato praticamente mai sulla base del centralismo democratico, che non ha conquistato alla causa del marxismo rivoluzionario nessun nuovo settore di avanguardia di classe nel mondo (avendo in realtà perso nel tempo interi gruppi e confinandosi in concreto ai suoi gruppi nazionali in Argentina, Italia, Turchia, Grecia, ed altri micro-gruppi o singoli ad essi associati), che ha replicato in varie forme e misure parecchie tare dei gruppi protagonisti della degenerazione e del dissolvimento della Quarta Internazionale come partito mondiale della rivoluzione socialista – burocratismo, settarismo, federalismo, nazional-trotskismo, eclettismo teorico, lassismo organizzativo. Nell’orizzonte limitato della politica italiana, abbiamo potuto verificare nel concreto l’inevitabilità dello sviluppo di tare e degenerazioni politiche per un’organizzazione “trotskista” che non si dà fondamenta politiche solide, che non fa discendere da esse un tipo di organizzazione coerente, che non si sviluppa a partire da una politica internazionalista e centralista democratica strutturale, e non solo evocata e auspicata astrattamente. Uno dei sintomi più chiari di tale involuzione è stata la mancata risposta al vostro manifesto (che chiamava in causa proprio il CRQI per primo) e, d’altronde, già prima, il respingimento della vostra richiesta di adesione al processo costituente del MRQI, fase di raggruppamento che precedette il CRQI. Lo stesso PCL si era impegnato lo scorso maggio a dare una risposta al vostro manifesto ma, non appena abbiamo richiamato questa risoluzione e proposto al partito di prendere impegni concreti immediati, senza più rimandare una politica internazionalista seria, ci è stato chiesto di fatto di sciogliere la nostra frazione, colpevole di voler attuare “politiche antistatutarie” – nella realtà della sostanza politica, colpevole soltanto di dare una battaglia aperta contro le posizioni e le prassi politiche profondamente errate del gruppo dirigente del PCL, un quadro che è evidente a chiunque legga i documenti approvati dal IV Congresso del PCL e che conosca un minimo la sua storia e la sua reale attività.

Consapevoli che le tare di anni di militanza all’interno di un’organizzazione con questi difetti non sono eliminabili con uno schiocco di dita, siamo pienamente convinti nel voler romper con atteggiamenti settari e parolai a tutto campo e, a maggior ragione, nella situazione di isolamento nazionale che ereditiamo dalla nostra precedente militanza.

Come abbiamo già argomentato nel nostro bilancio del IV Congresso del PCL, lo stato di crisi organica internazionale della società capitalista, la rinnovata attualità di uno scenario internazionale di “guerra e rivoluzione”, la continua rivoluzione degli strumenti di produzione, dei rapporti sociali che sta portando a epocali e laceranti contraddizioni tra le capacità economico-produttive e il progresso scientifico da una parte, e i rapporti di produzione dall’altra: tutto questo pone all’ordine del giorno, e non come necessità astratta di un futuro indeterminato, una linea e un’organizzazione politica internazionali e internazionaliste, così da poter portare avanti concretamente un raggruppamento dell’avanguardia di classe mondiale su basi rivoluzionarie, marxiste. A maggior ragione potendo registrare i risultati della tragedia del trotskismo “ortodosso” del secolo scorso, così come la liquidazione di fatto del Segretariato Unificato, impegnato nella partecipazione diretta al ciclo mondiale dei governi borghesi di “centrosinistra” (dal Brasile di Lula all’Italia di Prodi) e autore dell’auto-liquidazione della sua sezione principale, la LCR francese, per la fondazione del NPA, a copia del ciclo già avviato di fondazione di partiti “di sinistra” di tutta Europa, privi di una strategia rivoluzionaria, col portavoce Besancenot che immaginava un partito “guevarista, libertario, sindacalista, ecologista e femminista”, cioè un partito-raccoglitore di rivoluzionari, centristi e riformisti di sinistra, di un laboratorio per una fusione politicamente suicida tra il marxismo e teorie piccoloborghesi, anti-proletarie di vario orientamento e provenienza.

Di fronte ai naufragi del marxismo storico e alle operazioni di “ritorno a Marx” operate da accademici e circuiti intellettuali, tutte aventi lo scopo di rimuovere la tradizione marxista del movimento operaio, si pone l’urgenza estrema di un recupero del patrimonio politico del marxismo e della sua evoluzione attraverso la storia delle Internazionali. Riteniamo fondamentale la restaurazione del metodo marxista di costruzione della direzione politica rivoluzionaria del movimento operaio a partire dall’analisi scientifica del capitalismo, dai compiti strategici che ne derivano per la classe lavoratrice e per i comunisti, da un programma e da un’organizzazione politica che seguano queste premesse. Contro ogni settarismo “partitico” basato su contrapposizioni gruppettistiche, claniche, o su scomuniche per errori politici storici (errori, e non degenerazioni politiche complessive) o tattici, incapace di superare i propri e gli altrui limiti tramite il dibattito e la polemica politica: non ci interessa costruire un’organizzazione che, ipoteticamente, nel bel mezzo del 1917 avrebbe negato l’accesso a Lev Trotsky, o avrebbe espulso Vladimir Lenin, in nome della propria supposta “ortodossia” non dialettica e del proprio “centralismo democratico” burocraticamente alterato e ossificato. Così come non ci interessa un eclettismo politico che tenti di conciliare nello stesso partito chi rivendica il programma e la degenerazione controrivoluzionaria dello stalinismo e delle altre parodie del leninismo, e chi rivendica invece le ragioni politiche, il programma e l’opera di salvaguardia del bolscevismo operata dalla Quarta Internazionale alla sua fondazione e prima della vittoria degli opportunisti al suo interno. La Quarta Internazionale costituisce per noi la continuità storica del marxismo rivoluzionario nell’epoca della sua negazione, della sua tentata distruzione ad opera della controrivoluzione mondiale, del fascismo e dello stalinismo. Un progetto che non arrivò mai ad assumere lo stato di partito dell’avanguardia di classe mondiale (come lo furono le precedenti Internazionali) e che dunque rimane ancora da riprendere e sviluppare, rimanendo valide le premesse storiche generali da cui partiva, ed avendo potuto verificare alla prova dei fatti come nessun altro progetto politico sia stato in grado di rispondere alla crisi di direzione rivoluzionaria della classe operaia, di tutti gli sfruttati e gli oppressi. In questo senso, siamo convinti che la continua produzione di posizioni contrastanti con gli interessi della classe lavoratrice, da parte delle varie anime della “sinistra”, sia la conferma più eclatante della posizione per cui il futuro appartiene ovunque al bolscevismo, come sostenne anche la grande rivoluzionaria Rosa Luxemburg – cioè di non gettare l’eredità e gli insegnamenti politici della Terza e della Quarta Internazionale.

Rimane dunque più attuale che mai il compito di unire il marxismo e il movimento operaio, quindi di elevare la coscienza politica dell’avanguardia di classe mondiale al fine di farle recuperare e padroneggiare il patrimonio del marxismo rivoluzionario – non come un sapere accademico, ma come un mezzo per saper dirigere e vincere la lotta di classe contro la borghesia, instaurare il proprio governo e avviare il dissolvimento della società divisa in classi e quindi dello Stato.

L’indubbia utilità del marxismo per i compiti pratici, organizzativi e strategici del proletariato mondiale ci porta a concordare con voi quando affermate che “il raggruppamento rivoluzionario di cui necessitiamo oggi non si può basare solo su principi generali, ma deve avvenire a partire da un accordo sulle grandi questioni strategiche che la crisi capitalista ha posto nel dibattito della sinistra mondiale”, proprio per evitare qualsiasi politica di blocchi senza principi accompagnati da federalismo e opportunismo. Un metodo che, inoltre, confrontandosi sulle questioni strategiche che interessano direttamente l’avanguardia di classe e sociale, permette al raggruppamento su basi rivoluzionarie di non formare un ospizio per invalidi rivoluzionari, ma un polo d’attrazione per chiunque lotti contro lo sfruttamento e l’oppressione generati dal capitalismo, per i lavoratori, la gioventù, le donne, le minoranze oppresse. Un partito che non sia utile per organizzare, allargare, approfondire le lotte sociali e unirle in lotta di classe, non ha alcuna importanza per il movimento reale e per la causa della rivoluzione socialista. In questo senso, e lo abbiamo già argomentato nei nostri documenti politici, concordiamo nel riconoscere la centralità della costruzione di frazioni rivoluzionarie, nei sindacati e negli ambiti di movimento dove i rivoluzionari intervengono, senza le quali non si può che tendere a “raggiungere le masse” (non essendo radicati e organizzati politicamente nella classe, nelle sue organizzazioni larghe e nei movimenti) tramite profili elettoralisti e tattiche codiste verso le formazioni riformiste, anche borghesi.

È proprio a partire da un intervento organizzato per polarizzare settori d’avanguardia in frazioni e tendenze rivoluzionarie, che i comunisti possono registrare successi crescenti nello stimolare e nel guidare la lotta generale contro le burocrazie del movimento operaio: contro ogni tentativo di sottomettere i sindacati allo Stato borghese, contro la tentazione settaria di creare piccoli “sindacati rivoluzionari” come surrogato di partito, per il rinnovamento del quadro dirigente sindacale con l’ascesa di dirigenti combattivi e rappresentativi delle fasce medio-basse della classe lavoratrice, spesso non sindacalizzate o non rappresentate adeguatamente. Così come riconosciamo la necessità storica del raggruppamento intersindacale ed extrasindacale, tramite organi di auto-organizzazione della lotta e della mobilitazione degli sfruttati, resi ancora più attuali dalla ristrutturazione del processo industriale, dallo spezzettamento formale dei lavoratori fra aziende più piccole, della terziarizzazione, specie nei paesi imperialisti come l’Italia.

All’interno della strategia complessiva necessaria ai rivoluzionari per mettere in campo una prassi scientifica, siamo d’accordo nel recupero anche sul piano teorico del patrimonio bolscevico-leninista della tattica del fronte unico nelle sue articolazioni, della quale purtroppo sono fiorite nei decenni parodie opportuniste che ne stravolgono lo spirito e le modalità d’applicazione; un recupero che non sia il semplice rimpiazzo dei destinatari storici di tale tattica usando categorie volutamente astratte (come ad esempio il “riformismo” senza alcuna specificazione storica, sociale, economica, politica del concetto) per lasciare spazio a qualsiasi politica parolaia e opportunista.

Il recupero del lascito della Quarta Internazionale, e dunque la consegna di costruzione di partiti rivoluzionari sezioni di un’Internazionale proletaria mondiale, ci sembra urgente e fondamentale anche a partire dalla considerazione che, analogamente all’epoca post-crisi del 1929, dell’ascesa del fascismo e della corsa verso la guerra mondiale, gli spazi per soluzioni di compromesso, per politiche riformiste, per gestioni pacifiche delle contraddizioni di classe, si stiano progressivamente chiudendo, lasciando il campo allo sviluppo di un’ondata reazionaria mondiale di gigantesche dimensioni, come prodotto diretto della crisi del capitale finanziario internazionale, dell’arretramento storico pluridecennale del movimento operaio in interi continenti, e della conseguente offensiva strategica, a tutto campo, della borghesia, volta a recuperare tutte le concessioni dell’ultimo cinquantennio, e a cancellare quante più tracce possibile del passato movimento operaio rivoluzionario.

Un’epoca che genera dunque fisiologicamente polarizzazioni politiche, ampi potenziali per evoluzioni in senso anticapitalista della coscienza e dell’organizzazione delle masse degli sfruttati, e allo stesso tempo un terreno fertile per la diffusione dell’ideologia “classica” del capitale, cioè quella nazionalista legata ai segmenti nazionali tradizionali della borghesia mondiale: ci paiono questi i capisaldi della nuova “era Trump” che delineate, ed effettivamente Donald Trump presidente degli USA incarna lo spirito del nostro tempo: un bonapartismo debole, sospinto dal magma ribollente del conflitto di classe in America e dalle prospettive incerte della politica USA come potenza imperialista egemone planetaria.

Crediamo che non sia una completa casualità il fatto che la prima traduzione in italiano della “Lettera aperta per la Quarta Internazionale”, a 80 anni dalla sua pubblicazione, sia stata curata da compagni che hanno poi dato vita alla FIR: come allora il filo di un’organizzazione internazionale basata sul marxismo rivoluzionario era spezzato e da riannodare; il senso dell’obiettivo della “rifondazione della Quarta Internazionale” sta proprio nell’assenza di un’organizzazione di tale tipo che raccolga l’avanguardia di classe mondiale, e nell’incapacità storica dei dirigenti del “trotskismo” di portare avanti un programma e una strategia, quindi un partito, fedele ai principi politici del marxismo, capace di formare una schiera di rivoluzionari di professione, di tribuni del popolo.

A partire dalla condivisione del comunismo come obiettivo della nostra politica, della dittatura del proletariato come fase inevitabile per la socializzazione della produzione e la scomparsa delle classi sociali, della rivendicazione del patrimonio del marxismo rivoluzionario così come si è evoluto attraverso le quattro Internazionali, e quindi dalle basi teoriche e dal bagaglio di esperienze necessari a tracciare una strategia e ad articolare tutte le tattiche opportune – a partire da tutto questo, riteniamo doveroso avviare una discussione serrata che, a partire dal confronto sull’analisi delle grandi questioni strategiche che questa epoca di crisi organica del capitale ha posto alla classe lavoratrice e ai marxisti, verifichi un processo di possibile convergenza programmatica e di azione pratica comune nel panorama internazionale della lotta di classe, all’interno di un processo di discussione e dibattito più ampi che coinvolgano altre correnti che rivendicano il patrimonio del programma di transizione, come ad esempio la “sinistra” del SU costituitasi recentemente sulla base del documento “Costruire un’internazionale per la rivoluzione ed il comunismo”.

In questo senso, a seguito della nostra partecipazione come invitati al congresso della vostra sezione spagnola, la CRT, abbiamo già potuto constatare un’ampia convergenza strategica rispetto all’analisi internazionale, al metodo di elaborazione programmatica transitoria, al profilo organizzativo e di intervento politico ispirato a quello bolscevico-leninista.

Rimaniamo dunque a vostra disposizione per organizzare innanzitutto momenti di dibattito internazionalista nel breve termine.

Saluti comunisti,

Frazione Internazionalista Rivoluzionaria

La FIR è un'organizzazione marxista rivoluzionaria, nata nel 2017, sezione simpatizzante italiana della Frazione Trotskista - Quarta Internazionale (FT-QI). Anima La Voce delle Lotte.