Pubblichiamo la seconda di due interviste, fatte a giovani proletari che hanno vissuto una situazione analoga al ventiquattrenne che ha avuto lo spiacevole inconveniente di affidarsi nelle mani di un sindacalista che si occupava della compravendita dei posti di lavoro.

 

Ciao, mi fa piacere che tu voglia tirare fuori un po’ delle cose che ti sono capitate, e spero che le vostre esperienze siano di monito ai disoccupati odierni. Che capiscano cioè di non doversi affidare alla burocrazia, o all’amico dell’amico, ma che solo la lotta paga. Prima di iniziare, vorrei che esponessi anche tu la tua condizione sociale ed economica, cosa fai adesso e quali prospettive hai.

Io ho 24 anni, mio padre è operaio, lavora in FCA, siamo una famiglia monoreddito, i miei fratelli lavorano, ma chiaramente nessuna busta paga, e non guadagnano un salario stabile. Non siamo di certo ricchi, tiriamo a campare come tutte le famiglie che cercano di guadagnarsi il pane lavorando, facendosi il culo. Al momento lavoro come elettricista sotto commissione di un’azienda di telefonia. Il lavoro è a cottimo, quindi più interventi fai più ti pagano, ma capitano giornate in cui non lavoro quindi niente giornata di paga. Spero un giorno di poter trovare qualcosa di meglio, qualcosa che mi permetta di costruire qualcosa, e non di sopravvivere semplicemente.

 

Quanto meno una mezza buona notizia c’è, ma niente di eclatante mi sembra di capire. Racconta cosa ti è capitato, qual è stata la tua esperienza, qual era il tuo rapporto con queste persone e come ne sei uscito.

Fino ad ora, mi è capitato due volte di affidarmi in mano a i venditori di lavoro. La prima volta è stata con un’agenzia di sicurezza privata, in pratica sono entrato in contatto con questa persona che. in cambio di soldi, mi avrebbe raccomandato all’agenzia. Dopo il pagamento di circa un migliaio di euro, sono stato chiamato per lavorare ma. purtroppo, passati i primi due mesi di lavoro non ho visto un soldo; allora capito l’andazzo, me ne sono andato immediatamente e senza pensarci due volte sono andato dal tizio a riprendermi i soldi. Lui accusandomi del fatto che io avessi mollato facendogli perdere la faccia, inizialmente non me li volle restituire, per poco non si arrivò alle mani perché quei soldi avrebbero fatto la differenza a casa. Ciononostante sono riuscito a recuperarne solo una parte. Il secondo caso invece è un po’ diverso, tramite un amico, sono stato “raccomandato” ad uno sei capi di un indotto FCA, e sono stato assunto per una settimana da un agenzia interinale con contratto di somministrazione presso quest’indotto. Qui ho lavorato per un mese e mezzo circa, dietro contratti che c’erano una settimana sì e l’altra no. Dopo questo mese e mezzo non sono stato più richiamato, anzi, a me e ad altri colleghi interinali, è arrivata una carta che diceva che l’azienda non ci avrebbe riassunto per comportamenti sbagliati. Anche se tuttora mi sembra una scusa assurda, ho semplicemente capito che non volevano avere continuamente la stessa gente, altrimenti sarebbero stati costretti per legge ad assumerci.

 

Tutto abbastanza chiaro. Caso già visto. Non è facile trovare un azienda che assuma punto e basta al giorno d’oggi. Abbiamo a che fare con la più grande rapina sociale fatta ai danni dei giovani proletari. Un mondo che produce non per il bene collettivo ma per vedere trarre il proprio profitto da qualsiasi cosa. Il lavoro non fa eccezione. Vendere posti di lavoro al giorno d’oggi è come tentare di vendere del cibo a degli affamati.

Cosa pensi di fare adesso? So che non è la soluzione giusta, ma hai mai pensato di lavorare all’estero? Potresti cercare lavori anche fuori dall’Italia “ben pagati”.

Certo che ci ho pensato, ci penso tutti i giorni di andare via dall’Italia pur di non avere a che fare con gente simile, ma purtroppo non ho abbastanza soldi e nessuna garanzia per fare questo. Potrebbe essere un passo più lungo della gamba, e non me lo posso permettere, spendere altri soldi per qualcosa che forse potrebbe farmi lavorare non vale la pena. Ho visto che lottando e lavorando solo per la conquista del lavoro sono riuscito ad ottenere quello che ho adesso, e per adesso non mi lamento. Sicuramente cercherò anche altro nel frattempo, un lavoro più stabile, più sicuro, ma finché queste porte non mi si aprono, continuerò a stare su quell’uscio. Auguro a tutti i giovani di trovare un lavoro che permetta di farli vivere dignitosamente così come lo auguro anche a me.

 

Spartaco Calante

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.