Lontana dall’essere una teoria dell’“offensiva permanente”, come caricaturizzano alcuni, la teoria della rivoluzione permanente offre strumenti che permettono di pensare i diversi momenti della lotta di classe, inclusi i “momenti difensivi.” Risulta interessante, per conoscere questo aspetto, rivedere alcuni dibattiti di Lev Trotsky con la III Internazionale e la Socialdemocrazia, contro l’ascesa del nazismo.

“Dentro il quadro della democrazia borghese e parallelamente alla incessante lotta contro di essa – scriveva Lev Trotsky in febbraio del 1933 -, si formarono nel corso di molte decadi elementi di democrazia proletaria: partiti politici, stampa operaia, sindacati, comitati di fabbrica, clubs, cooperative, società sportive, etc. La missione del fascismo non è tanto completare la distruzione della democrazia borghese, ma schiacciare i primi contorni di democrazia proletaria. In quanto alla nostra missione, consiste in mettere questi elementi di democrazia proletaria, già creati, nella base del sistema sovietico dello Stato operaio. Per questo fine, è necessario rompere il guscio della democrazia borghese e liberare de essa il nucleo della democrazia operaia.”
Questo passaggio, scritto in una situazione molto crítica, ad portas della vittoria e consolidazione di Hitler e i nazi al potere, è molto indicativo per comprendere la problematica del fronte unico difensivo. Se Trotsky invitava il Partito Comunista e la Socialdemocrazia tedesca a realizzare un fronte unico con il fine di difendersi della offensiva borghese, che si concretizzava attraverso l’apparato militare, della polizia e delle orde fasciste; non erano in funzione di un’astrazione: la “Costituzione”, la “democrazia”, etc.; ma di qualcosa più preciso: gli elementi di democrazia proletaria presenti nel quadro della democrazia borghese. La sospensione dei diritti democratici che propugnavano i nazisti come metodo di governo, andava necessariamente ad mettere in discussione gli elementi di democrazia operaia conquistati come “partiti politici, stampa operaia, sindacati, comitati di fabbrica, clubs, cooperative” e “società sportive.”
Come si sa il PC e la Socialdemocrazia si opposero ad un fronte unico. I nazisti non trovarono ostacoli al momento di distruggere la sinistra e tutti i settori della popolazione considerati nemici (come gli ebrei). Il PC definì la  “Socialdemocrazia” come “socialfascista” e la Socialdemocrazia preferì allearsi con la parte di borghesia che essa considerava democratica. In questo modo, la base operaia di entrambi i partiti non potette organizzarsi unitariamente per realizzare azioni di difesa concrete contro i nazisti. In questo modo, tutti quei elementi di democrazia operaia nel quadro della democrazia borghese furono distrutti assieme a questa.
L’insistenza di Trotsky durante questo periodo nella “politica del fronte unico”, non negava il carattere inconciliabile delle differenze tra la corrente socialdemocratica e la tradizione bolscevica che rivendicava il PC, anche con gravi oscillazioni che lo condussero alla fine a perdere il suo carattere rivoluzionario un po più tardi. La socialdemocrazia lavora come medico di un capitalismo in agonia, il bolscevismo aspira ad essere il suo becchino. Ma quel carattere inconciliabile delle diferenze, non impedivano a Lev Trotsky rimarcare la necessità del fronte unico in funzione di questioni molto pratiche e concrete:“il comunista intelligente, il bolscevico sensato, dirà al socialdemocratico:”Non è questo un modo irreprensibile di presentare la questione? Non corrisponde questo metodo agli interessi fondamentali di tutto il proletariato?”.

Lev Trotsky considerava che il formulare di questa politica dovesse realizzarsi rivolgendosi a tutto il Partito Socialdemocratico. Ma non considerava, per quello, che questo partito – che già si era trasformato in un partito traditore degli interessi della classe operaia nel 1914 -, potesse “riformarsi” e riprendere il camino della rivoluzione. Il fronte unico cercava di attrarre ai migliori elementi di questo partito, la sua base operaia, e separarla dei suoi dirigenti riformisti per mezzo dell’esperienza. In questo modo l’aspetto di azione del fronte unico, limitato alla difesa di una posizione in questi casi, si allaccia con l’obbiettivo di incrementare l’influenza dei rivoluzionari. Perchè difendere una posizione non può separarsi dall’obbiettivo strategico di vincere. Come diceva Trotsky: “Si difende bene solo chi non si limita a difendersi, ma che, alla prima occasione, è anche deciso a passare alla offensiva”.

 

Note

1 Lev Trotsky, “La lotta contro il fascismo in Germania”, p. 316, ediciones IPS, B.

Juan Valenzuela
professore di filosofia – militante del PTS

Traduzione da La Izquierda Diario

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