Il governo di Maduro avanza nel suo bonapartismo (autoritarismo), questa volta cercando di concedere, via il Tribunale Supremo de Justicia (TSJ), atribuziones alla Defensoria del Pueblo che sarebbero di competenza della Procura Generale, nel quadro dell’allontanamento, che ha avuto il procuratore Luisa Ortega Díaz del governo, le sue critiche alla attuazione di questo di fronte alle manifestazioni spinte dall’opposizione e la messa in discussione aperta della chiamata alla Costituente.

E’ che il TSJ emesse una sentenza questo martedì 27 in cui spiega che il Difensore del Popolo, Tarek William Saab, può avere accesso a tutti gli atti d’investigazioni che transitano nel Ministero Pubblico e sollecitare la realizzazione di analisi forensi, tra altre attribuzioni, che corrispondano fino ad oggi alla Procura. Nel fallo giuridico si indica che la Defensoría del Pueblo “può promuovere prove, sollecitare agli organi ausiliari di giustizia, che realizzano diligenze d’indagini, tali come: realizzazioni di perizie, sollevantamenti pianimetrici, ricostruzioni di fatti, autopsie, tra altre”. In più, si segnala che la Defensoría ha la potestà di essere presente “in tutte le udienze e qualsiasi atto d’investigazione del processo penale ordinario e penale militare, incluse le prove anticipate, udienze preliminari e di giudizio”, tutto ciò, “in maniera autonoma”.

Molte altre sono le attribuzioni che il TSJ “chiarisce” siano di competenza della Defensoría del pueblo, ma che insieme sono considerate come una decisione del Tiribunale per restare attribuzioni alla Procura e concederle a Tarek William Saab. Una decisione che si produce due settimane dopo che il Difensore del Popolo ha sollecitato il TSJ “di chiarire le competenze” del organismo che egli dirige per partecipare nelle indagini che porta avanti la Procura sui casi di supposte violazioni dei diritti umani.

Questo succede quando ancora non sono chiari i fatti del caso del’ispettore della polizia scientifica (CICPC), che ha volato questo martedì sulla sede del TSJ a Caracas in un elicottero di questo corpo di sicurezza con il messaggio “350 Libertad”, e che pretendeva la rinuncia di Maduro. Il governo l’ha qualificato come parte di un piano golpista e ha ricollegato a questo funzionario di polizia a Miguel Rodríguez Torres, il generale ex ministro degli Interni e Giustizia, con cui il governo è stato in aperto scontro in questi giorni, con accuse reciproche. Il governo dice che Rodríguez Torres, oppositore della rivendicazione per la Costituente e uomo di fiducia di Chávez durante molti anni, sia un agente della CIA. Fatto che il governo di Maduro utilizzerà per una maggiore militarizzazione del paese nel quadro di quello che viene definito Piano Zamora.

Girano anche voci che l’azione del’ispettore di polizia sia stata pianificata dal Governo di Maduro per mettere l’esercito dalle strade urlando a un “attacco terroristico” o a golpe. Una ricostruzione dubbia, perchè è difficile che un elicottero sorvolasse per diverse zone della città, includendo il TSJ –lanciando due bombe– e le vicinanze di Mirafiori, e dopo si dia alla fuga sotto la vista di tutti. Nel tardo pomeriggio di questo mercoledì si è saputo che l’apparecchio era stato trovato e che la sua troupe era scappata. A tutto questo si sommano svariati fatti, gruppi civili armati (collettivi del chavismo) attaccarono la sede del Legislativo, lanciando bombe del suono all’interno del cortile della Assemblea Nazionale, dopo lo scontro tra alcuni deputati e membri della Guardia Nazionale dentro l’istituzione, dovuto al’introduzione da parte delle guardie delle casse con materiale elettorale.

In quanto alla sentenza del TSJ, la procuratrice generale Luisa Ortega Díaz, ha affermato questo mercoledì che c’è un “processo progressivo di smaltellamento del Ministero Pubblico”, assicurando che il TSJ pretende fare con la sua istituzione lo stesso che ha fatto con l’Assemblea Nazionale, e ha rimarcato che continuerá con le sue funzioni. In una seduta stampa la procuratrice dichiarava che “Quello che il TSJ ha fatto con l’Assemblea Nazionale adesso lo vuole fare con il MP, cioè, continuano nella rottura del’ordine costituzionale”. E come c’era da aspettarsi, ha rifiutato la sentenza perchè la considerò “immotivata”, perche afferma non indica i motivi nè le ragioni del perchè i magistrati prendono questa decisione. È per questo che per la Procuratrice questa sentenza – che concede competenze al difensore del popolo – crea “insicurezza giuridica”, perchè la popolazione deve avere la certezza di chi l’andrà a investigare.

Ancora di più, la Procuratrice è stata netta nel suo scontro con il TSJ ed il governo di Maduro, nel considerare che “concedono le indagini sui diritti umani possibilmente a chi violerài diritti umani”, domandando ai presenti nella conferenza di giornalisti: “Voi credete che può esserci un’indagine penale seria ed imparziale nei termini stabiliti in questa sentenza?”. Insistendo che non riconoscerà le sentenze che hanno emesso “degli illegitimi magistrati” del TSJ e chiederà che queste sentenze siano “annullate in qualsiasi caso e non riconosciute”.

La Procuratrice ha anche considerato che “c’è una chiara intenzione di annullare il Ministero Pubblico con questa sentenza” e continuava dicendo che “queste azioni non sono democratiche, smantellano lo Stato e più se analizziamo un’altra sentenza dove sostituiscono al viceprocuratore rubando funzioni proprie del MP”. Il TSJ pubblicó martedì anche un’altra sentenza nella quale a parte di dichiarare innammisibile un ricorso che la procuratrice presentó contro la Costituente, annullò anche gli atti del viceprocuratore Rafael González Arias e annunció che ne designerà uno in modo “temporaneo” dovuto al fatto che la sua designazione non ebbe l’autorizzazione della Assemblea Nazionale. Ma si tratta di una situazione in cui AN sarebbe in “vilipendio” in accordo con TSJ, e come il Tribunale vuole prendere competenze della AN, pertanto la decisione finale sarebbe nelle sue mani.

Per completare la ricerca per annullare la Procuratrice, il TSJ attaccò verso la notte del mercoledì, approvando le misure cautelari sollecitate dal deputato chavista Pedro Carreño contro Luisa Ortega Díaz, che include il divieto di uscire dal paese e la congelazione dei suoi conti in banca. In un comunicato, il TSJ ha anche fissato per il prossimo martedì 4 di luglio l’udienza orale e pubblica nella quale si inizierà il processo d’accusa della Procuratrice Generale, la quale questo stesso mercoledì accusó il TSJ di mantenere una “rottura del filo costituzionale” e di avanzare nello”smantellamento dello Stato”. Il Supremo indicó che la decisione sulla imposizione di misure cautelari alla Procuratrice fu presa per unanimità da tutti i magistrati del TSJ “per garantire l’iter processuale rispettivo”, segnalando anche che le è vietato anche vendere e gestire i suoi beni.

Cosí, dalla mano del TSJ, il governo va concentrando ogni volta più poteri politici, includendo quelli che non sono di competenza del’Esecutivo, insieme ad una crescente militarizzazione del paese, di cui denominiamo una maggiore bonapartizzazione con l’appoggio delle Forze Armate e di tutta una burocrazia politica, militare, corrotta e antipopolare, nel quadro di una grande debolezza politica e di decadenza del proprio chavismo. C’è da considerare che la chiamata alla Costituente da parte di Maduro è in crisi, è da ricollegare soltanto al proprio chavismo, e ha un cattivo riscontro del 67%, secondo gli ultimi sondaggi. In queste condizioni, l’unico modo d’imporla non può essere di un’altra che della mano di un maggiore autoritarismo, annullando di fatto gli altri poteri, perchè si considera che tale Costituente sarebbe plenipotenziaria o che solo si può leggere come un autogolpe.

In questo quadro entrano le costanti chiamate alle Forze Armate da parte della opposizione raggruppata nella chiamata Mesa de Unidad Democrática (MUD), che cercano esercitare più pressione per aumentare le crepe per toglier il loro appoggio al governo, coscienti che i militari sono uno dei pilastri centrali su cui si sostiene il governo. Questo disegno identifica un’uscita militare militare alla crisi.

Come scrivevamo in un recente articolo, gli ultimi movimenti della opposizione, fino all’insistente chiamata ai militari così come i suoi pronunciamenti al disconoscimento del governo, sono nient’altro che una pressione in extremis per negoziare in migliori condizioni. In questo senso possono leggersi anche i movimenti politici del governo, che dal lato di una maggiore bonapartizzazione, ha cercato di negoziare in migliori condizioni. Una uscita negoziata alla crisi è sul tappeto, e non sono casuali i dialoghi “segreti” del governo con la opposizione e gli Stati Uniti di cui parla Maduro.

Come abbiamo scritto, dal venire fuori di nuovi “dialoghi” e “patti”, i grandi pregiudicati saranno i lavoratori ed il popolo povero, già che le negoziazioni che si starebbero dando cercherebbero la forma d’incontrare una transizione verso un governo più stabile che possa avanzare liberamente nell’applicazione dei piani di austerità ed attacchi attuali. Ma se è per via della forza, con una azione militare, volendo alzarsi come arbitro, niente di progressivo uscirá da quel settore, che non solo lascia passare una brutale repressione, e lo stato d’eccezione, ma che si è arricchita negli ultimi anni intorno all’amministrazione diretta delle principali aziende ed il controllo delle risorse del paese. Nè Maduro nè la MUD rappresentano gli interessi di quelli di sotto, per questo si fa più necessario che mai lottare per un’uscita politica indipendente dei lavoratori e del popolo povero.

 

Milton D’León

Traduzione da La Izquierda Diario

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.