A distanza di quasi un secolo dalle feroci e drammatiche offensive contro le organizzazioni del movimento operaio e contadino, il fenomeno dello squadrismo si ripropone, seppur con modalità e forme differenti.
Negli ultimi tempi si sono verificati numerosi episodi: qui tratteremo gli ultimi due in ordine cronologico, cercando di smontare pezzo per pezzo le penose mistificazioni dei fascisti. Martedì scorso a Castel Goffredo (Mantova) una trentina di adepti del Veneto Fronte (che non sono skinheads) hanno pensato di far la voce grossa irrompendo ad un’iniziativa sull’accoglienza organizzata da diverse associazioni, colpevoli secondo i neonazisti di spendere 35 euro al giorno per degli immigrati che importunano e stuprano le loro
donne. Inutile commentare. Piuttosto va sottolineato che i partecipanti all’iniziativa erano una cinquantina scarsa, in larga parte anziani; gli altri quindi erano sicuri di non trovare alcuna opposizione sostanziale e allora hanno potuto attuare la sceneggiata con tanto di sbandieratori, fumogeni, volantini e qualche delirante slogan. L’onore che tanto amano decantare si consuma in questo genere di sortite ed anche nell’affissione di striscioni nel cuore della notte. Alla faccia del coraggio!
A Milano s’è assistito ad una situazione ancor più grottesca. Giovedì 29 giugno alle 16 era in programma un presidio autorizzato in Piazza della Scala indetto dalla rete “Nessuna Persona è Illegale”, al fine di sensibilizzare la giunta (che si riuniva in consiglio comunale) sul tema della residenza per tutti, italiani e migranti. Contemporaneamente i “promotori sociali” di CasaPound entrano a Palazzo Marino e interrompono il consiglio comunale per contestare il sindaco Sala con lanci di volantini, urla ed esibendo uno striscione. Vengono accompagnati verso l’uscita principale, in prossimità del presidio, dalla stessa parte in cui una delegazione della rete NPI sta entrando. Nonostante siano scortati dalla polizia locale, circa una ventina di fascisti si scagliano a calci e pugni contro i membri della delegazione, specie contro il più anziano, Santino, attivista di Zona 8 solidale. Ma non è finita. La marmaglia viene trattenuta per un po’ di tempo nel cortile e in un secondo tempo viene fatta uscire da una via laterale: tornano alla carica provocando e aggredendo fotografi e persone solidali con i presidianti. L’atteggiamento dei reparti mobili nei confronti dei fascisti è del tutto conciliante, al contrario vengono respinti “con veemenza” coloro i quali protestavano per l’aggressione subita. Soltanto verso le 19.30 la Questura riesce a far allontanare i fascisti attraverso gli uffici dei gruppi consiliari, davanti a Palazzo Marino. Dinnanzi a queste provocazioni è necessario riconoscere alcune defezioni di fondo. L’antifascismo istituzionale è a tutti gli effetti un mero esercizio di retorica, ma le belle parole di convenienza non riescono in alcun modo a nascondere la chiara deriva reazionaria delle forze parlamentari.
Il PD, come forza governativa, è artefice del Jobs Act, del Decreto Minniti e minaccia il diritto allo sciopero; il M5S ha confermato nel suo Programma Lavoro di voler eliminare il sindacato in quanto tale e si allinea alle destre (Lega e Fratelli d’Italia) nella propaganda xenofoba contro i migranti.
Sono queste le istituzioni, le forze politiche democratiche alle quali si appellano le sinistre riformiste, l’ANPI e i sindacati confederali per denunciare le iniziative dei fascisti. Tentativi quantomeno ingenui.
Non bastano più i ritualistici contro-presidi, mobilitazioni che finiscono per limitare il tutto ad una guerra fra bande, fascisti vs antifascisti; senza il coinvolgimento degli abitanti dei quartieri perdono ogni potenziale.
Riproporre il dibattito sulla difesa della Costituzione e dei suoi valori è inutile, perché è un dibattito che rimuove la necessità di rompere con i limiti della proprietà privata dei mezzi di produzione e che, al contrario, rispolvera vecchie tesi keynesiane sul ruolo dello Stato nell’economia. Nel concreto, la Costituzione italiana è stata uniformata alla sopraccitata deriva reazionaria impressa dai padroni e gli “squadristi 2.0” ne rappresentano la punta dell’iceberg, l’estremità, complessivamente l’offensiva è assai più vasta. Serve una risposta politica ben precisa: la costruzione in ogni città di fronti unici difensivi liberi da autocentrature di sigle o fazioni, concepiti per compattare le avanguardie più coscienti e rilanciare la lotta in particolare nei luoghi di lavoro e di studio; si tratta di contrapporre alla repressione, al razzismo e alle manovre padronali, una risoluta piattaforma conflittuale.
Chiunque abbia in odio gli ultimi, dal Ministro dell’interno all’ultimo dei mazzieri, va combattuto con ogni mezzo.
Roger Savadogo
Nato a Venezia nel 1988, vive a Brescia. Operaio, è studioso e appassionato di sottoculture giovanili, ultras e skinhead in particolare.