Se fino ad ora la concertazione, il compromesso, l’interesse “aziendale” delle burocrazie sindacali aveva ancora un’immagine sfocata nell’immaginario collettivo della classe lavoratrice, perché risultato di accordi al ribasso, intese raggiunte dietro le quinte o quanto meno formalizzate in atti che difficilmente arrivano all’attenzione dei lavoratori stessi, quello che emerge da una recente nota datata 06/11/2017 a firma della segreteria metropolitana di Napoli della CGIL funzione pubblica, oltre a non meritare commenti (si commenta da sola) conferma la natura deviata delle burocrazie sindacali.
Anteporre gli interessi di sigla, curare il proprio orticello a fronte delle rivendicazioni e diritti dei lavoratori sembra esser diventata la regola di molte segreterie sindacali. In effetti è a dir poco sconcertante l’attacco condotto ai lavoratori della Polizia Municipale di Napoli da parte di chi dovrebbe invece difenderli, motivandolo peraltro con l’imbarazzante presupposto di “garantire i servizi alla collettività” e quindi “accertare le responsabilità per il disservizio causato alla cittadinanza”. Citazioni testuali che pesano come un macigno non peraltro perché pronunciate dal maggior sindacato italiano con la più grande storia e rappresentanza della classe lavoratrice. Ma cosa avrà spinto fino a tanto i dirigenti CGIL?
A quanto pare l’unica colpa dei vigili napoletani sarebbe stata quella di indire un’assemblea sindacale così come previsto dalla normativa e dalla contrattazione , ed alla base di tale scelta sembrerebbe ci sia la legittima necessità di discussione e protesta da parte dei caschi bianchi in ragione di tagli al salario accessorio ed ulteriori inottemperanze contrattuali. Ma fin qui sembra tutto normale, se non fosse che a contestare la decisione dell’assemblea non è stato il Comune ma per l’appunto la CGIL , giustificando tale presa di posizione col disservizio arrecato dall’assemblea ai cittadini napoletani e chiedendo conto al Comune del perché non abbia impedito la riunione dei lavoratori, sostituendosi in tal modo non solo al ruolo padronale dell’Amministrazione comunale ma andando ben oltre il “sindacalmente consentito”, schierandosi apertamente contro quello che assieme allo sciopero costituisce uno dei pochi strumenti di lotta e di organizzazione di classe: l’assemblea dei lavoratori. Certo può sembrare davvero inspiegabile ed insolito questa “condotta antisindacale” della CGIL se non fosse che al momento costituisce la sigla meno rappresentativa nel Comune di Napoli ed apertamente in contrapposizione con il Coordinamento sindacale autonomo – CSA, primo sindacato nel Comune ed organizzatore dell’assemblea incriminata. Ecco pertanto spiegata la triste uscita comunicativa della CGIL, e seppur si sia trovata una spiegazione a tale follia, di certo questo non giustifica il gesto opportunistico e contraddittorio di un’organizzazione che continua a perdere pezzi e che si allontana, al pari della politica borghese, dalla realtà occupazionale, dalle reali condizioni di vita di chi lavora e viene sfruttato. È anche vero però che gli errori delle dirigenze non possono pesare sulle spalle dei tanti delegati ed avanguardie di lotta onesti e combattivi presenti in CGIL, motivo per cui alla luce di quanto accade è necessario avanzare sul terreno del coordinamento intersindacale ed uscire e dissociarsi dagli interessi di “quartiere” anteponendo tra le ragioni della militanza politica e sindacale il fronte unico delle lavoratrici e dei lavoratori, unico strumento di lotta e di organizzazione che sarà in grado di spezzare le catene e le resistenze delle burocrazie sindacali e mettere in discussione gli attuali equilibri di forza totalmente pendenti dalla parte padronale.
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