Giornate intense e di duri scontri di piazza in Argentina. Dopo un primo giorno di mobilitazioni della sinistra rivoluzionaria e classista argentina (FIT e altre forze) conclusosi con la sospensione della sessione plenaria del parlamento, il Governo di Mauricio Macri (PRO, “proposta repubblicana”, partito di ispirazione conservatrice) è tornato alla carica e ha votato una riforma capestro che attacca pensionati e settori impoveriti della popolazione.

Secondo l’inchiesta condotta da La Izquierda Diario (quotidiano argentino del PTS-FIT), i pensionati con contributi arriveranno a perdere fino a 6000 l’anno sulla propria pensione, mentre quelli con pensione minima addirittura fino a 7000 $. Un attacco criminale che ha inevitabilmente alimentato la rabbia sociale nel Paese.

Di risposta si è innescata una mobilitazione di massa a partire dai quartieri proletari e periferici, dove sin dalle ore della notte gruppi di giovani manifestanti hanno cominciato a bloccare alcune strade e a contrastare le rappresaglie della polizia.

Il sindacato più importante del paese ha convocato uno sciopero di 24 ore in concomitanza con l’approvazione della legge, ma solo per spinta sempre crescente dei lavoratori radicalizzatisi negli ultimi giorni. La burocrazia sindacale, infatti, in un comunicato ufficiale ha espresso condanna “per le violenze dei dimostranti” e estraneità ai giovani “radicalizzati” in piazza.
Un comunicato vergognoso che smaschera agli occhi dei lavoratori il vero volto di una burocrazia asservita allo Stato borghese.

Con una imponente manifestazione, le organizzazioni della sinistra rivoluzionaria argentina hanno accerchiato il parlamento. La polizia ha risposto con una repressione che ha ricordato molto da vicino quella del G8 di Genova nel 2001 in Italia: camionette che investivano manifestanti, gas lacrimogeni lanciati fin dentro le metropolitane, proiettili di gomma sparati a distanza ravvicinata, per un bilancio di decine di feriti, di cui alcuni gravi, e 60 arrestati.

Tra gli arrestati c’è anche il leader Carlos Artacho del Partido de los Trabajadores (PTS, partito rivoluzionario argentino di ispirazione trotskista), gruppo che ha propri deputati al parlamento nazionale. Assieme a lui è stato arrestato un lavoratore della PepsiCo, fabbrica che in questi mesi è stata occupata dai lavoratori contro l’intenzione della multinazionale di licenziare centinaia di operai. Sono stati fermati e messi in arresto anche militanti delle organizzazioni dei diritti umani (CeProDH, Lega per i Diritti dell’Uomo).

I deputati del PTS-FIT, Myriam Bregman e Nicolas Del Cano – che hanno animato fuori e dentro il parlamento la battaglia contro l’approvazione della riforma – si sono presentati alla stazione di polizia per rivendicare l’immediato rilascio di tutti i detenuti e di garantire che un medico li potesse visitare.

Del Cano, nel suo intervento in parlamento ha accusato Cambiemos e 23 deputati peronisti (centro-sinistra) di colpire gli anziani e i poveri con l’uso del voto e della forza militare in piazza, annunciando che “migliaia di persone stanno accerchiando il parlamento per non permettere che 140 persone del governo mettano le mani nelle tasche di 17 milioni di persone”.

Inoltre, il tribuno rivoluzionario del PTS ha denunciato il ruolo nefasto della burocrazia sindacale della CGT, che non chiama a una vera lotta contro il Governo e rivendicano la libertà per tutti gli arrestati.

La mobilitazione contro la riforma delle pensioni segna un nuovo passo nella mobilitazione di massa e una nuova sfida per la sinistra rivoluzionaria argentina organizzata attorno al Frente de Izquierda y de los Trabajadores, coalizione elettorale anticapitalista senza cessioni al riformismo.
Un esempio da cui trarre spunti e insegnamenti.

Douglas Mortimer

 

 

 

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.