Mentre la rivolta popolare continua nella provincia di Jujuy (Argentina), la repressione ha imprigionato centinaia di attivisti che lottano contro un progetto di legge costituzionale concepito per consentire alle multinazionali del litio di saccheggiare le risorse naturali. A Roma è stata indetta una manifestazione di solidarietà per lunedì 10 luglio dalle 11.00 in piazza dell’Esquilino, di fronte l’ambasciata argentina.


Jujuy: l’intreccio di repressione, finta transizione ecologica e saccheggio imperialista ai danni dei popoli originari

L’ultima settimana di giugno, una rivolta popolare nella provincia di Jujuy in Argentina è stata repressa brutalmente per le strade, anche casa per casa. Sono state arrestate decine di persone, tra cui giornalisti e una deputata provinciale del Partido de los Trabajadores Socialistas (PTS).

Questa repressione è un tentativo di sedare una lotta ben radicata contro una riforma costituzionale che criminalizza la protesta sociale, contro l’accaparramento di terra e acqua da parte delle multinazionali imperialiste, le cui conseguenze si ripercuotono brutalmente sulle popolazioni indigene, e per l’aumento dei salari, in una regione dove sono particolarmente bassi, mentre l’inflazione dilaga da tempo.

In questa poverissima provincia argentina, la maggior parte della popolazione, discendente dalle popolazioni indigene, vive in condizioni di estrema povertà, mentre poche famiglie di ricchi proprietari terrieri e industriali dominano da decenni e terrorizzano qualsiasi voce di dissenso. Il ricordo della dittatura e della scomparsa di migliaia di persone, organizzata di concerto con queste stesse famiglie dell’oligarchia locale, è ancora fresco nella mente di tutti.

La riforma della costituzione provinciale, che ha fatto da detonatore per la rivolta, è il risultato della volontà del governo locale di garantire il proprio sostegno alle multinazionali straniere, che intendono investire massicciamente nel saccheggio selvaggio del litio sepolto in quest’area, che rappresenta la più grande riserva al mondo. Questo “oro bianco” è ambito da molte aziende e grandi gruppi capitalistici, tra cui Stellantis, il colosso italo-francese che comprende la vecchia FIAT.

“Il litio è un materiale strategico, una fonte di energia fondamentale nella transizione digitale e verde”, ha dichiarato all’epoca l’ambasciatore dell’UE in Argentina, Amador Sánchez Rico. Con un pretesto ipocritamente “ecologico”, queste multinazionali si stanno preparando a depredare con la forza queste terre del loro litio, necessario per produrre telefoni cellulari e batterie per auto elettriche, per i loro “affari verdi”.


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Questa estrazione è estremamente inquinante e distruttiva per l’ambiente e gli ecosistemi. Oltre a contaminare la terra, richiede milioni di litri d’acqua per ottenere una tonnellata di questo materiale.

Ciò che sta accadendo a Jujuy va ben oltre i confini della provincia. Non accetteremo una cosiddetta “transizione ecologica” che consiste nell’impoverire le persone e nel costringerle a distruggere il loro ambiente per mano delle multinazionali europee.

 

Dalla parte della lotta popolare: presidio a Roma lunedì 10 dalle 11.00 all’Esquilino

Non ci basta denunciare sulle reti sociali i crimini che si stanno compiendo sulla pelle del popolo lavoratore e delle comunità indigene di Jujuy.

Come giornale militante e Frazione Internazionalista Rivoluzionaria, convochiamo – insieme a realtà di movimento, sindacali e della sinistra anticapitalista – un presidio di solidarietà alla lotta popolare, e di ripudio alle politiche autoritarie del governatore Morales, così come al saccheggio imperialista del litio che le multinazionali europee vogliono garantirsi in quella terra.

Vi aspettiamo a piazza dell’Esquilino, dove si trova l’ambasciata argentina, dalle 11.00 di lunedì 10 luglio. In occasione del presidio, consegneremo ufficialmente la nostra dichiarazione comune all’ambasciata: potete leggerla di seguito.

Solidarietà alla classe lavoratrice e ai popoli originari di Jujuy, repressi dal governatore Morales e dalla sua polizia

Libertà immediata di tutti gli arrestati!

Abbasso la riforma costituzionale!

Sciogliere le forze repressive!

No al saccheggio imperialista dei beni comuni naturali con la scusa della transizione ecologica!

A Jujuy, a più di 1.500 km a nord di Buenos Aires, da settimane la classe operaia e settori popolari sono scesi in piazza per lottare contro i bassi salari, l’estrema povertà e una riforma della costituzione provinciale imposta dal governatore Morales.

Questa riforma impone bassi salari e la criminalizzazione della protesta sociale. Inoltre, respinge le giuste rivendicazioni sulle proprie terre ancestrali da parte delle comunità indigene che si oppongono al modello estrattivista basato sul litio.

Le grandi aziende imperialiste europee sono tra i maggiori beneficiari di questo modello neocolonialista. Recentemente la presidente della Commissione europea, Von Der Leyen, ha compiuto un importante viaggio in Argentina e in altri Paesi dell’America Latina, proprio per favorire il coinvolgimento delle multinazionali europee nel saccheggio di quello che viene definito il nuovo “oro bianco”.

Tutto questo non è il cambiamento di cui abbiamo bisogno per invertire la catastrofe climatica che, anzi, è alimentata anche da questi progetti. Le grandi aziende energetiche devono essere messe sotto il controllo democratico della società, di lavoratori, utenti e popolazioni coinvolte, così che la produzione e la distribuzione dell’energia non causino distruzione ambientale e sociale.

Lo scorso martedì 20 giugno è stata brutalmente repressa una grande manifestazione che rivendicava “in alto i salari, abbasso la riforma”. Metodi che ricordano la dittatura militare o la repressione scatenata contro i lavoratori del settore petrolifero a Las Heras, con veicoli non identificati, irruzioni illegali nelle case. La polizia del governatore Morales ha ferito più di 170 persone, ne ha arrestate circa 70, compresi dei minori; donne e bambini sono stati trascinati fuori dalle loro case e picchiati. Uno dei feriti è in gravi condizioni e un adolescente di 17 anni ha perso un occhio a causa dei proiettili di gomma sparati dalla polizia.

La repressione è continuata nei giorni successivi, impunemente.

A Jujuy nessuno si arrende, i picchetti continuano, ci sono scioperi e manifestazioni.

Siete un riferimento per tutta la classe lavoratrice e la gioventù che si battono anche qui in Europa contro la repressione, il militarismo e la pseudo-transizione ecologica fatta a beneficio delle imprese!

Dall’Italia, le organizzazioni firmatarie vogliono denunciare questa brutale repressione, chiedere lanlibertà per tutti gli arrestati e dire ai lavoratori e ai popoli originari di Jujuy che non sono soli. Siamo con voi!

Se ne toccano uno, ci toccano tutti!

Firmatari:

FIR – Frazione Internazionalista Rivoluzionaria

Il Pane e le Rose – Pan y Rosas Italia

Movimento per il Diritto all’Abitare di Roma

CUB – Confederazione Unitaria di Base

SI Cobas – Sindacato Intercategoriale di Base

SCR – Sinistra Classe Rivoluzione

PCL – Partito Comunista dei Lavoratori

Collettivo Rivoluzionario Jina

Giornale militante online fondato nell'aprile 2017.
Sito informativo della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR).