«Ogni riferimento a fatti passati è puramente casuale». Si conosce la formula che appare nei titoli iniziali dei film. In un lungo articolo pubblicato il 13\02, sobriamente intitolato «Qualche riflessione sul Portogallo», ma che si sarebbe potuto intitolare «In difesa del Blocco di Sinistra (BE)» [il BE è un partito di sinistra “radicale” che appoggia il governo del Partito Socialista], Léon Crémieux giustifica – per quanto gli è possibile – la politica portata avanti dai compagni della PfU in Portogallo a partire dal 2015, cioè da quando il BE ha incominciato a sostenere un governo minoritario diretto da liberal-socialisti. Ma il nostro non si ferma qui, va più in là e afferma, da un punto di vista “cinematografico”: ogni richiamo a avvenimenti del passato è pura fantasia, se non calunnia. Secondo Crémieux, «ogni somiglianza con altri governi socialisti d’austerità (..), con il governo Lula o con Syriza è totalmente fuori contesto. Si può discutere della tattica seguita (..), ma in ogni caso non si tratta affatto di un tradimento o di una resa del blocco, come alcuni accusano».

La formula riapre, nei suoi tentativi difensivi, una serie di dibattiti non poi così vecchi: niente a che vedere con la partecipazione di Democrazia Socialista (allora sezione brasiliana del Segretariato Unificato [SU], organizzazione “trotskista” rappresentata in Italia da Sinistra Anticapitalista) al governo Lula, con M. Rossetto come ministro dello «sviluppo» agrario fra il 2003 ed il 2006; nessuna rassomiglianza con l’entusiasmo del «segretariato del comitato esecutivo della IV internazionale» (SU), quando, nel gennaio del 2015, lanciava un appello per «battere la destra e l’estrema destra greca e fare di tutto al fine di far vincere le elezioni alla sinistra greca, di cui Syriza è il maggior rappresentante»; ancora niente a che vedere – anche se il compagno “dimentica” il triste episodio che ha visto la partecipazione diretta dei dirigenti del SU alla maggioranza parlamentare del governo Prodi fra il 2006 ed il 2008, in Italia. All’epoca Franco Turigliatto aveva votato la fiducia, i finanziamenti per le operazioni militari in Afghanistan ed in Libano ed il budget da stanziare per queste. A partire dal 2015, ciò che ha fatto il BE in Portogallo sostenendo un governo di liberal-socialisti, non avrebbe quindi nulla a che vedere con la sfortunata tendenza che ha preso l’internazionale a cui aderisce il PfU e che conduce, nel migliore dei casi, a dei vicoli ciechi. Non si tratta, secondo Crémlieux, né di un problema politico, né di una questione di principio il fatto di essere la pietra angolare che consente a un governo liberal socialista di stare in piedi: tutta l’analisi si deve risolvere in una questione “tattica” e “tecnica”.

Il compagno comincia giustificando la partecipazione di F. Louçã, personalità emblematica dell’estrema sinistra portoghese, al Consiglio di Stato come un “diritto”. Poco importa, dunque, se questo Consiglio, secondo gli statuti è «l’organo politico di consultazione del Presidente, ch’egli presiede e che consiglia, nell’esercizio della sue funzioni».

In un secondo tempo, il compagno illustra il contesto politico che ha permesso il costituirsi di questo governo di liberal socialisti (ostacolare il governo di una destra qualificata «di ultra neo liberali»), le condizioni fissate dalla BE per sostenerlo e, infine, il bilancio del «freno messo da questo governo ai nuovi attacchi sociali».

Per quanto riguarda quest’ultimo punto elenca, fra gli altri, l’aumento annuo del 5% sul salario minimo (di 580 euro nel 2018, ma questo il compagno l’ha scordato); la gratuità dei libri scolastici l’anno prossimo. D’altro canto, i principali conflitti che hanno scosso il paese negli ultimi mesi sono assenti dal discorso di Crémieux. Il proletariato ed i giovani in Portogallo non sono una massa amorfa che attende impassibile che si metta “un freno” alle manganellate che hanno ricevuto: nella Volkswagen, fra i piloti della TAP, fra gli insegnanti, gli infermieri o ancora i postini – la settimana scorsa – ci sono state delle dure lotte contro il regime d’austerità salariale e di bilancio. Qual è stato il ruolo del BE? Rilanciare la conflittualità e l’iniziativa di classe, come nel 2008-2011; oppure concentrarsi, prima di tutto, sugli equilibri governativi?

Il governo ha risposto, a sua volta, rassicurando il FMI, proprio in questi giorni: « le riforme del mercato del lavoro del tempo della Troika non sono a rischio» (Negòcios, 25\02\2018). Si legge sempre nel giornale citato (04\02\2018) Catarina Martins, porta voce del BE, riconosce che l’accordo del 2015 non è stato veramente applicato, il che rischia di «frustrare le speranze popolari nei confronti di un nuovo governo che potrebbe tutelarne gli interessi». Ma subito rassicura: «il BE non è mai stato “ultimatista» e ha sempre manifestato la propria disponibilità per «arrivare alle migliore soluzioni tecniche». Il governo liberal-socialista ha ancora dei floridi giorni di fronte a lui, proprio a causa del senso “tecnico” e “tattico” del Blocco di Sinistra.

Corinne Rozenn, Nicolas Rossel, Jade Ruiz

Articolo tradotto da Révolution Permanente

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.