Un disegno di legge volto a “cancellare le criticità emerse sull’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro”: così la senatrice del M5S Bianca Laura Granato presenta una proposta attualmente in discussione su Rousseau, piattaforma on line del Movimento, che in autunno potrebbe arrivare in Parlamento.

A primo impatto la proposta sembra contenere elementi progressivi, tra cui spicca la drastica riduzione dell’obbligo a 100 ore all’interno dell’ultimo triennio, contro le attuali 400 ore per gli istituti tecnici e 200 per i licei. L’alternanza sarà inoltre svolta durante periodo estivo per evitare l’inevitabile interferenza nella didattica che essa comporta e peserà nella valutazione generale solo tramite il voto in condotta. A questo si aggiunge la possibilità, soprattutto per i licei ma anche per gli istituti tecnici, di utilizzare le ore per giornate di orientamento nelle università e l’intento di vigilare – ancora non è chiaro come – sulla qualità dei programmi di alternanza e sulla loro pertinenza coi percorsi di studio delle varie scuole. Infine, la senatrice dichiara di voler lavorare per evitare l’infiltrazione della malavita nelle aziende che intraprendono percorsi di alternanza.

Ovviamente si tratta di una proposta che prima di arrivare in Parlamento potrebbe cadere nel dimenticatoio od essere radicalmente impoverita, né sarebbe la prima volta. In ogni caso ad un osservatore critico dovrebbe imporsi una prima domanda: quando hanno inciso le mobilitazioni studentesche su questo compromesso? Forse le mobilitazioni hanno avuto una loro parte e personalmente non saprei dare un giudizio netto, però starei molto attento a parlare di un vero spostamento nei rapporti di forza. Tali mobilitazioni hanno avuto un carattere frammentario e per lo più non si sono poste l’obbiettivo tattico di colpire direttamente gli interessi della aziende che accolgono l’alternanza, ad esempio con forme di sciopero bianco, agitazione insieme ai lavoratori delle aziende, blocchi, picchetti o quant’altro. In effetti, per lo più i vari gruppi e movimenti studenteschi non si pongono l’obbiettivo strategico di una sinergia con le lotte economiche e politiche del movimento operaio, come in altri momenti storici avvenne. Spesso a prevalere è la ricerca di un dialogo con le istituzioni, che si accompagna all’idea che gli studenti siano un soggetto politico autonomo e come tale portatore di proprie istanze, proprie esigenze e propri orizzonti politici. In questo fraintendimento si misura l’impotenza di gran parte delle mobilitazioni studentesche a incidere nei rapporti di forza, che sono rapporti di forza tra classi contrapposte.

Diversi studenti inoltre, e anche alcuni tra quelli attivi nelle mobilitazioni, non criticano l’alternanza in quanto tale ma il modo in cui si svolge ed è proprio qui che si inserisce la proposta della senatrice. Avallare quest’idea, per le istituzioni borghesi, vuol dire spezzare un fronte di lotta già frammentato. In questo senso anche lo spostamento dell’alternanza nel periodo estivo potrebbe essere sospetto, dal momento che l’estate un momento in cui gli studenti hanno meno modo di incontrarsi e organizzarsi, far circolare idee e denunce. Inoltre a quegli studenti che d’estate vorrebbero lavorare sarà tolta sia la possibilità di guadagnare che quella di sperimentare un momento di indipendenza dalla famiglia. In generale, per giovani oppressi da un sistema scolastico repressivo che costringe a studiare troppo e troppo superficialmente, l’estate è un momento fondamentale di pausa e di riflessione.

Veniamo ora alla riduzione delle ore. Qui potremmo vedere un colpo ai profitti delle aziende che fanno alternanza, ma anche l’esigenza di una razionalizzazione dopo un breve e caotico periodo di rodaggio. Non in tutti i casi gli studenti impegnati nell’alternanza sono effettivamente produttivi. Alcuni vengono persino “parcheggiati” in false mansioni, proprio perché le ore sono molte e non sempre c’è modo di trasformare in profitto tutta la forza-lavoro disponibile.

In definitiva, ad una proposta che non mette in discussione l’alternanza in quanto tale ma solo alcune sue “criticità” noi dobbiamo rispondere con una mobilitazione generalizzata che ne pretenda la completa abolizione. La disponibilità di tanta forza-lavoro gratuita non potrà che tradursi in una ghiotta occasione di profitto per i padroni, anche perché essa dà ai padroni un maggiore potere sui lavoratori assunti. Se la forza-lavoro è una merce, una riserva di forza-lavoro gratuita farà svalutare il valore di tale merce, aumentando il potere di contrattazione dei padroni e peggiorando le condizioni dei lavoratori. E questa dinamica è tanto più devastante quanto si inserisce in uno scenario di disoccupazione giovanile alle stelle. È su questa base che la lotta contro l’alternanza può e deve unire studenti e lavoratori.

Che dire, poi, del fatto che l’alternanza inciderà sulla valutazione “solo” tramite il voto in condotta? È proprio la minaccia di un abbassamento del voto in condotta una delle armi privilegiate con cui i presidi, chinando il capo alle aziende, sono soliti minacciare gli studenti che protestano o espongono critiche, arrivando a controllare persino i loro profili social! Ricordate la vicenda di Aleksandar?

In conclusione, l’alternanza impoverisce ulteriormente una didattica già molto criticabile per regalare una riserva forza-lavoro gratuita ai padroni e togliergli l’onere di formare la futura manodopera. Noi crediamo che questa tendenza vada invertita e che anzi il divario, tutto classista, tra istituti tecnici e licei vada ridotto ed eliminato. Non si può pensare che un giovane di 14 anni, magari nato in contesti sociali problematici, possa davvero decidere che la sua vita dovrà essere un lavoro nell’industria o nella ristorazione e che, quindi, dovrà avere meno accesso ad una formazione culturale. Noi crediamo che il sapere, e un sapere finalmente libero da condizionamenti ideologici e da una didattica spesso dilettantesca, debba spettare anche e anzi soprattutto a quei lavoratori a cui un giorno sarà affidato il compito di scrollarsi dalle spalle la cancrena della proprietà privata e creare una società migliore.

Bauschan

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