In Campania 5 nuovi inceneritori per risolvere l’emergenza rifiuti e il problema terra dei fuochi” ha proclamato Salvini qualche giorno fa. Che in Campania, come in altre zone d’Italia, ci sia una forte emergenza rifiuti non è una novità, la questione infatti si trascina dal lontano 1998, con dinamiche più o meno simili. Nel frattempo – dato che non si tratta solo di un problema di decoro urbano – le statistiche indicano un aumento del 12% delle neoplasie al pancreas, ai polmoni e ai dotti biliari con una frequenza significativa verso le donne. Inoltre, è stato misurato negli ultimi vent’anni un aumento del 9% della mortalità maschile e del 12% di quella femminile, nonché un incremento dell’84% dei tumori del polmone e dello stomaco, linfomi e sarcomi, e malformazioni congenite. Le discariche abusive e gli incendi di rifiuti, soprattutto nelle campagne del casertano, hanno creato gravi problemi, oltre che per la salute, anche per quel che concerne la qualità delle produzioni agroalimentari, mentre la vendita di prodotti caseari della Campania è stata fortemente compromessa non solo in Italia, ma anche all’estero. L’analisi dei dati epidemiologici raccolti tra il 1995 e il 2002 ha consentito ai ricercatori di mettere in correlazione diretta i problemi osservati sulla salute pubblica con la mancata gestione del ciclo dei rifiuti urbani e con la presenza di discariche abusive, gestite dalla criminalità organizzata, dove sono stati versati enormi quantitativi di rifiuti industriali, provenienti prevalentemente dall’italia settentrionale, in barba alla propaganda del governo secondo la quale l’emergenza rifiuti e il problema dello smaltimento illegale al sud sia legata al fatto che in Campania non ci sono inceneritori.

 

Peraltro è singolare come una provincia il cui inceneritore è considerato un fiore all’occhiello, come quella di Brescia, sia stata recentemente giudicata “peggio della terra dei fuochi” da un boss ‘ndranghetista in un’intervista alla trasmissione Nemo, due anni fa. La tesi dello ‘ndranghetista è suffragata anche da una recente ricerca di Marino Ruzzinenti, secondo il quale nella seconda città lombarda, dove opera l’inceneritore più grande d’Italia, l’ammontare di rifiuti speciali interrati illegalmente o meno, supera di gran lunga quello delle province più devastate della Campania! La presenza del termovalorizzatore, inoltre, se non riesce ad evitare una situazione à la “terra dei fuochi”, contribuisce in maniera importante a peggiorare la qualità dell’aria e quindi la salute dei bresciani, come attestano le anormali quantità di PCB presenti nell’atmosfera di una zona già martoriata dal caso Caffaro. Ecco che come certifica il rapporto “Sentieri” dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Airtum nel bresciano i tumori sono ben più diffusi che nel resto di Italia (uomini +10%, donne + 14%); tutti i tipi di tumori e dei tumori epatici, laringei, renali e tiroidei, con buona pace di chi ha sostenuto in passato che i pessimi dati sulla salute dei cittadini della “Leonessa” fossero legati all’abuso di sigarette!

fonte: http://www.vita.it/it/article/2016/01/13/la-leonessa-tra-i-rifiuti-brescia-discarica-ditalia/137901/

 

La causa fondamentale dei disastri ambientali legati allo smaltimento dei rifiuti non è insomma né qualcosa di specifico della Campania, ne l’assenza di inceneritori, ma un sistema basato sullo sfruttamento e la massimizzazione del profitto a tutti i costi nell’interesse di politici, imprenditori e mafiosi. La soluzione alle immani questioni ambientali – anche se qui non abbiamo spazio per approfondire sul piano tecnico – non può che essere da identificare in una pianificazione su larga scala di progetti di riciclo e di bonifica; una soluzione che implicherebbe uno scontro frontale con la classe dominante, non solo perchè implicherebbe togliere ingenti fonti di profitto ai padroni e ai criminali coinvolti nello smaltimento o nella costruzione di inceneritori, ma anche nella misura in cui servirebbero risorse che solo rompendo con i vincoli di bilancio e il ricatto del debito pubblico (rifiutando di pagarlo) potrebbero essere messe a disposizione della società.

Al netto del teatrino sul deficit – il 2,4 è perfettamente in linea con i bilanci che hanno segnato il massacro sociale firmato PD! – la Lega e i 5Stelle non hanno nessuna intenzione di andare in questa direzione, ovvero di fare i conti seriamente con banchieri, industriali e annesse sovrastrutture politiche come l’UE capitalista. Così, la questione ambientale si riduce all’ ennesimo pretesto per mettere alla prova i grillini – nati come ambientalisti – e screditarli puntando sul fatto che pur di non far cadere il governo Di Maio e la manica di carrieristi che si è portato in parlamento venderebbero la propria madre (in un contesto in cui la Lega ha superato il movimento 5Stelle nei sondaggi, grazie al fatto che i suoi temi caldi come il razzismo provocano meno ostilità da parte dei “poteri forti”, mentre è sempre più chiaro che le attese “sociali” suscitate dal programma grillino verranno frustrate).

Vi sembrano accuse infondata quelle rivolte ai pentastellati? Che dire allora dell’articolo del “Decreto Genova” dove si permette l’utilizzo di fanghi inquinanti in agricoltura? Che dire della clausola ambientale dell’accordo governo-Mittal, in cui – oltre a 2300 esuberi – è inclusa l’immunità penali per reati ambientali al nuovo padrone dell’ex Ilva? Che dire del voto contrario al ripristino dell’articolo 18? Che dire del fatto che non si parla più di nazionalizzare autostrade, ma per rabbonire l’UE capitalista si promettono 18 miliardi di nuove privatizzazioni?

Begbie

Ivano Mantovani

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.