La scorsa settimana Maurizio Landini è stato finalmente eletto segretario generale della CGIL con 267 voti su 290, pari al 92,7%. L’esito si potrebbe definire tutt’altro che sorprendente, anche se la contro-candidatura di Vincenzo Colla aveva movimentato l’ultima fase del congresso; le virgolette sono d’obbligo dato che entrambi gli aspiranti avevano sottoscritto la stessa piattaforma programmatica, quella dove si presentano le raccolte firme come l’apogeo del conflitto sociale. La divisione ai vertici della Confederazione centrava più che altro con il rapporto col PD, da rafforzare per Colla, meno imprescindibile per Landini. Entrambi concordano però con l’esigenza dell’”unità sindacale”; ovvero di moderare ulteriormente la linea nella speranza che basti far pesare il numero delle tessere per tornare ai vecchi tempi della concertazione (in cui i burocrati ottenevano la gestione dei CAF, i fondi bilaterali etc, in cambio del “placet” alla precarizzazione del mercato del lavoro e alla restrizione del diritto di sciopero).

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Landini rappresenta una sorta di totem e la sua “aura” trascende il sindacato in sé, difatti la nomina ha generato un certo entusiasmo fra le sinistre riformiste e le associazioni ad esse legate, ma anche tra settori importanti di lavoratori. Merito delle sue capacità oratorie che certamente sanno distinguersi dalle esternazioni dei grigi burocrati; “Maurizio” sa come entusiasmare le folle e  riesce ad incidere nei talk show televisivi. Proprio in uno dei suoi slanci, qualche anno fa, durante una manifestazione contro il Jobs Act a Milano, l’allora segretario FIOM affermava “Siamo pronti ad occupare le fabbriche perché ci chiedono di abbassare i salari” (2). Non solo con l’abilità retorica, però, si spiega l’appeal del personaggio in questione: per anni la FIOM guidata da Landini si è rifiutata di firmare insieme a FIM e UILM contratti nazionali capestro con Confindustria… Almeno prima del CCNL dei metalmeccanici 2016.

 

Parliamo di un accordo storico… in negativo: un contratto che, tra le varie cose, non prevede alcun aumento salariale e  obbliga i lavoratori ad aderire a fondi di assistenza sanitaria integrativa gestiti da assicurazioni private (Unipol) – idea alla quale la FIOM si era sempre opposta; il CCNL trasforma inoltre la contrattazione in un teatrino dove le imprese possono permettersi di fare il bello e il cattivo tempo (orari, turni,ritmi) senza margini sostanziali di trattativa.
L’approdo alla segreteria CGIL di Landini, avvenuto l’11 luglio 2017, va dunque registrato come una sorta di premio per aver spento sul nascere qualsiasi mobilitazione, contribuendo poi sottoscrivere un contratto nazionale che – insieme a quello dei chimici – farà da base per l’accordo quadro tra CGIL-CISL-UIL e Confindustria del 9 Marzo scorso, in cui viene ulteriormente accentuata la funzione di strumento di collaborazione di classe dei sindacati confederali.

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L’elezione di Landini va insomma considerata il punto di arrivo di un lungo itinerario “verso destra”, anche se il neo-segretario non sembra rinunciare a una certa retorica: “C’è da recuperare il rapporto con i giovani e i precari. Il 9 Febbraio manifestazione contro il governo!” ha detto nel suo discorso di investitura.

Recuperare il rapporto con i precari? Ai giovani proletari così come ai precari in genere è stato negato il futuro, anche per responsabilità, se non dei milioni di iscritti e delegati che ogni giorno fanno i conti con i padroni nei posti di lavoro, certamente dei burocrati CGIL, i quali – come abbiamo accennato – hanno accettato passivamente tutte le contro-riforme del lavoro, dal pacchetto Treu al Job Act di Renzi. Per quanto riguarda la mobilitazione delle prossime settimane è positivo che finalmente i vertici CGIL si esprimano contro il governo… Peccato non abbiano fiatato quando è passato il Decreto Salvini che colpirà coloro i quali sciopereranno, specie se immigrati, ma anche italiani. Peccato latiti ancora l’adesione della CGIL allo sciopero mondiale delle donne del prossimo 8 Marzo…

Roger Savadogo

Nato a Venezia nel 1988, vive a Brescia. Operaio, è studioso e appassionato di sottoculture giovanili, ultras e skinhead in particolare.