Domenica 11 agosto, giorno del comizio di Salvini a Siracusa, ha avuto luogo l’ennesima aggressione intimidatoria a danno di due giovani contestatrici – Gaja e Giulia – ripreso da pochi siti d’informazione conosciuti a livello nazionale.

Ad un primo tentativo di blocco ingiustificato da parte della polizia, durante il quale gli agenti si offrono di “scortare” le attiviste con toni derisori e velatamente minacciosi, succedono vari attacchi verbali e fisici da parte di militanti leghisti al di là del cordone di polizia, che danno libero sfogo ad insulti sessisti, razzisti e spinte contro le ragazze ed i presenti, colpevoli di aver rivendicato la propria libertà di manifestare leggendo testimonianze della Resistenza e dai lager libici ed esibendo cartelli con l’infamante dicitura “restiamo umani”.

In seguito, non paghi della “sosta obbligata” a cui avevano già costretto le contestatrici, in cui avevano evitato un primo sequestro del materiale, gli agenti in assetto antisommossa costringono i manifestanti ad arretrare; due individui, probabilmente parte dello staff leghista, ne approfittano per sottrarre e strappare i cartelli a Giulia e Gaja, che sale quindi sulla balaustra rivendicando ancora una volta il diritto di poter manifestare il proprio dissenso.

La scena viene ripresa dalla diretta di Localteam ed è esattamente su questo frame che Salvini ripete lo stesso copione inscenato centinaia di volte, anche con soggetti minorenni: condivisione della diretta, fermo immagine su Gaja e descrizione ironicamente denigratoria del soggetto, con il contributo immancabile di centinaia di followers:

  

Nonostante le numerose riprese di tutto il personale tecnico impiegato dallo staff della Lega, alle testate sono stati forniti solo video volti ad identificare e mettere al pubblico ludibrio i contestatori, evitando accuratamente che vi fossero inseriti i militanti leghisti colti ad aggredire verbalmente e fisicamente la parte opposta.

Entrambe le attiviste proseguono nella lettura del materiale con l’ovvia difficoltà di chi si trova nella calca, avendo di fronte una massa di persone in atteggiamento ostile, per usare un eufemismo, e un cordone di polizia solerte a respingere quanto permissivo verso i salviniani.

Un forte e persistente malessere dovuto alla tensione della situazione, in cui il cordone di polizia interviene agitando i manganelli, costringe Giulia a sdraiarsi: viene pertanto soccorsa, sia dal personale medico che dai manifestanti, e portata in ospedale in ambulanza.

Il referto, come spiegato, attribuirà i sintomi dello stato di presincope: improvvisa debolezza, sensazione di svenimento imminente, forte calore.

Nel frattempo alcuni fra i più giovani, incentivati da Gaja, avevano preso l’iniziativa di sedersi o sdraiarsi a terra, per evitare continui avanzamenti del cordone, volto a separare fisicamente i presenti.

Dal racconto del trattamento ricevuto in ospedale è verificabile quanto sia profondamente radicata la narrazione salviniana nel tessuto sociale: una parte del personale sminuisce consapevolmente la gravità della situazione e contesta la ricostruzione degli eventi che hanno portato alla condizione di shock della ragazza.

Fra questi, un infermiere che dichiara provocatoriamente la sua fede leghista, cercando poi di somministrare un calmante senza specificarne il contenuto sino al rifiuto di Giulia e un medico(?) che attribuisce un attacco di panico ad un generico stato di agitazione senza contesto.

In tutto ciò la ricostruzione delle aggressioni subite non viene minimamente menzionata nel referto medico; Gaja, compagna di Giulia, si vede negato l’accesso alla stanza e rimane senza soccorso anche nel momento in cui deve affrontare un attacco di panico.

Dopo alcuni giorni, tempo necessario per riprendersi dall’esperienza ed elaborare una risposta, le ragazze pubblicano un post dettagliato su facebook dove denunciano i fatti, spiegando come un episodio fra tanti sia paradigmatico rispetto ad una possibile Italia a guida leghista, a partire dai toni con cui il Ministro dell’Interno stesso, capo della polizia, si rivolge e si è rivolto contro delle contestatrici.

A questo punto uno dei poliziotti coinvolti nella mansione di “mantenere l’ordine”, nello specifico lo stesso ad aver insistentemente bloccato Giulia e Gaja prima della manifestazione, interviene per diffamarle e denigrarle in vari post suoi e di altri utenti, sostenuto da alcuni contatti.

Il tentativo di riscrivere la vicenda da parte degli interessati è chiaro e condito dai soliti luoghi comuni della narrazione del governo appena caduto : le aggredite sarebbero esaltate dall’ odio contro il Capitano, contro la piazza “popolare” e dalle innumerevoli sostanze psicotrope assunte in quei luoghi di sovversione comunemente noti come centri sociali; l’intento, sempre sostenuto e finanziato da una non meglio precisata “sinistra”, è quello di minare la credibilità delle forze dell’ordine, onesti e zelanti tutori della nostra libertà.

Nessun episodio di razzismo o abuso di potere è mai avvenuto, secondo questi individui, giacché l’Italia dei porti chiusi e di Traini, del massacro alla Diaz e dei gruppi facebook dove i finanzieri inneggiano all’omicidio di attivisti, migranti, sindacalisti  è soltanto “stanca”.

In primo piano vi è poi la rilettura del rapporto fra manifestanti e salviniani utilizzando lo stesso schema interpretativo dei leghisti: secondo il signor Assenza una militante femminista, proprio in quanto tale, sarebbe abituata ad apostrofare un’interlocutrice con il termine di “puttana” perché appartenente alla fazione opposta.

Concetto davvero strano, visto che proprio le militanti femministe sono state in prima linea contro le riforme di Salvini, Pillon, Fontana e compari, venendo apostrofate come “puttane” proprio in occasione del Congresso delle Famiglia a Verona e durante i vari eventi-delirio organizzati da padani e cattolici tradizionalisti.

Oggi molte correnti della sinistra non rappresentata e molti militanti possono illudersi di poter archiviare questa realtà, ben rappresentata dallo scorcio qui riportato, nell’ ottica di un possibile governo “giallo-rosso” dalle tinte vagamente progressiste: la realtà è che la tendenza autoritaria non nasce affatto con la formazione di un singolo governo, così come la sofferenza sociale complessiva non è determinata da una singola riforma.

L’intero continente europeo, seppur con diverse intensità, è attraversato da un ciclo economico negativo che si innesta su una crisi economica ormai decennale, la quale è stata fatta interamente pagare alle classi subalterne in termini di perdita di conquiste sociali acquisite, di agibilità all’interno del sistema democratico borghese e di creazione di conflitti fra ultimi, di cui la corrente linea anti-immigrazione, anti-scioperi ed anti-occupazione è un esempio palese.

Per concludere, l’unica risposta efficace, posti davanti alla prospettiva di una continua restrizione delle libertà politiche e sociali delle categorie degli sfruttati e degli oppressi (lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, migranti, studenti, donne) è un fronte unito contro tutti i partiti funzionali alle politiche della borghesia, che proponga una strategia di lotta indipendente dalle correnti liberali più o meno “di sinistra”, le cui ricette economiche e gestione del potere hanno spianato la strada a politiche sempre più apertamente reazionarie, e che ponga la centralità della classe operaia come criterio fondamentale per il ribaltamento dell’ordine sociale esistente.

Alessandro Riva

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