Lo sciopero della Peroni iniziato martedì 25 febbraio continua da ormai quattro giorni, con i lavoratori che presidiano i cancelli della storica fabbrica di birra fin dal primo mattino. Di fronte alle dichiarazioni della Peroni e della cooperativa che negano spudoratamente le condizioni di forte irregolarità in cui versa l’appalto ormai da anni, d’altronde, non sarebbe stato accettabile fare altro.

Sulla stampa si può leggere la presa di posizione formale dell’azienda:

Tutti gli eventuali problemi contrattuali di questi lavoratori dipendono solo e unicamente dalla cooperativa. (…) Per quanto ci riguarda, Birra Peroni ha siglato un accordo di servizio con la Cooperativa Master Jobs per il 2020 in base alle proprie necessità organizzative interne legate al lavoro temporaneo ed alle esigenze di produzione dello stabilimento.


Fatturati che volano, diritti schiacciati: il segreto del “miracolo” Peroni


Il sistema degli appalti, in altre parole, permette a questa multinazionale miliardaria di giocare a fare scarica barile con l’azienda fornitrice negando il proprio coinvolgimento, nonostante la stessa cooperativa collabori in Peroni da dieci anni, anche se cambiando nome (come spesso accade sempre nel sistema degli appalti della logistica e in altri settori in Italia). Il cinismo con cui Peroni poi si augura “che la questione relativa ai dipendenti della cooperativa Master Jobs possa risolversi nel miglior modo possibile” lascia agghiacciati e mette in evidenza tutta la ferocia di una azienda che, mentre aumenta profitti e produzione, non è disposta a fare nemmeno mezzo passo per quel che riguarda i diritti dei lavoratori e addirittura paventa licenziamenti senza nemmeno sentirsi in dovere di dare delle giustificazioni, tentando di uscire dalla faccenda pure con la faccia pulita, pur sapendo benissimo che diversi di questi lavoratori (tutti immigrati africani) hanno permessi di soggiorno per ragioni umanitarie che scadrebbero a breve, senza rinnovo, se rimanessero senza lavoro.

Di fronte al muro dei padroni, i lavoratori, organizzati nel sindacato SI Cobas, hanno deciso di prolungare lo sciopero e chiamare una manifestazione cittadina, che sfili dalla vicina Piazza Cesare De Cupis, fin davanti ai cancelli della fabbrica chiedendo la solidarietà del quartiere e della città.

Volantino del Si Cobas Roma per lanciare il corteo di sabato

La lotta dei lavoratori Peroni si inserisce in un contesto, quello del quartiere di Tor Sapienza, pieno di contraddizioni e difficoltà per la classe operaia e la popolazione povera, che sente, come tutte le periferie, la tagliola della disoccupazione, dell’abbandono, dell’isolamento sociale, punteggiata da realtà di lotta che provano faticosamente a remare controcorrente, ad accendere una speranza, come le occupazioni abitative nelle vicinanze e le lotte sindacali dei lavoratori, quasi tutte animate da operai e occupanti stranieri. Ebbene quella speranza sabato dovrà marciare con gli operai perché, se si accetta senza lottare che decine di lavoratori vengano licenziati da una multinazionale come Peroni, allora si accetta di consegnare il proprio futuro nelle mani di una manciata di padroni senza scrupoli, determinati a difendere i propri privilegi e il proprio “diritto” a sfruttare contro il diritto a vivere decentemente della stragrande maggioranza della società.

RITIRO DI TUTTI I LICENZIAMENTI ALLA PERONI!

PIENO RISPETTO DEL CCNL LOGISTICA!

 

CM