L’uguaglianza davanti alla legge delle persone LGBTQI+ (che nella maggior parte del mondo non è ancora raggiunta) non è uguaglianza davanti alla vita. Ciò che cerchiamo non è “tolleranza” in questa società, ma la sua trasformazione alle radici. Vogliamo porre fine allo sfruttamento e all’oppressione.



In 75 paesi del mondo le persone LGBTQI+ sono perseguitate e imprigionate legalmente e in 9 paesi sono condannate a morte per legge. Tuttavia questa condanna si estende oltre la legge : lo conferma l’impunità per i crimini LGBTIfobici che si verificano in molte aree del mondo o agli alti tassi di suicidio in tutto il mondo, 4 volte superiori tra le persone LGBTQI+.

 

Tutto questo mentre un’alta percentuale di persone LGBTQI+ si vede negare l’asilo in paesi imperialisti come l’Italia, contribuendo così a una doppia catena di oppressione – LGBTIfobia e xenofobia – contro le migliaia di immigrati che rischiano la vita cercando di attraversare i confini dell’UE, così come di trovarsi nelle mani della legge sugli stranieri, e di fronte a un razzismo ed una precarietà crescenti.
L’ultimo sondaggio dell’UE sull’omofobia rivela una situazione catastrofica in Italia. L’European Union lesbian, gay, bisexual and transgender survey, che ha condotto uno dei più grandi sondaggi online in Europa coinvolgendo un campione di 93 mila persone, fotografa una situazione impietosa: ben il 92% delle persone LGBTQI+ nel nostro Paese viene infatti discriminato a causa del proprio orientamento sessuale; peggio di noi solo Croazia e Lituania.
I dati rilevano un vero e proprio stato di terrore: in Italia 3 intervistati su 4 hanno paura di tenersi per mano in pubblico, perché temono aggressioni o minacce a sfondo omofobico o transfobico. Il 43% dei giovani LGBTQI+ ha avuto pensieri suicidi a causa del bullismo e il tasso di suicidio per i giovani LGBTQI+ è più di quattro volte superiore al resto e la principale causa di morte. Il movimento ha fatto innegabili progressi che, però, sono del tutto insufficienti a modificare in modo sostanziale le condizioni di vita della precaria maggioranza della diversità sessuale. Soprattutto nel caso delle persone trans, che devono affrontare l’85% di disoccupazione e alti tassi di prostituzione. A ciò, quindi, si aggiunge la discriminazione sociale sui posti di lavoro o di accesso ad alcuni settori del mondo del lavoro per le persone LGBTQI+.

In questo periodo durante la crisi sanitaria la situazione si è aggravata per quanto riguarda le discriminazioni sociali, specie a livello famigliare, che ha reso particolarmente invivibile la convivenza forzata con genitori omofobi facendo entrare in una spirale depressiva tantissimi giovani.
Il
portavoce di Gay Center denuncia:

Allarmante, nell’ultimo anno, è il dato sulle violenze e gli abusi pari al 25% che registra un incremento del 9% rispetto all’anno precedente. Il dato durante l’emergenza sanitaria è cresciuto sino al 40% per gli adolescenti. Di questi casi meno di 1 adolescente su 60 pensa di denunciare.

 

Nella giornata mondiale contro la LGBTIfobia intendiamo ricalcare la necessità di mobilitarci e lottare contro la LGBTIfobia per la liberazione della sessualità nelle strade, nelle scuole e nelle facoltà, contro l’ingerenza della Chiesa cattolica e per portare solidarietà tra le lotte della diversità sessuale e la precarietà giovanile. Convinti che non basti un calo delle discriminazioni o un aumento dei diritti formali per la comunità LGBTQI+, ma che bisogna rovesciare il sistema affinché si possano rimuovere strutturalmente le basi che generano queste oppressioni e discriminazioni.

 

Per questo motivo rivendichiamo la costruzione di un grande movimento LGBTQI+ combattivo, antipatriarcale e anticapitalista, per la conquista dei diritti LGBTQI+ e la liberazione sessuale, unendoci anche all’esperienza delle mobilitazioni femministe, del movimento di NUDM e della parti più radicali dei Pride, riprendendo le migliori tradizioni di lotta e di auto-organizzazione degli studenti, della comunità LGBTQI+ e del movimento delle donne per lottare al fianco della classe operaia per rovesciare questo sistema. Liberandoci dalle catene dello sfruttamento capitalista e dall’oppressione e discriminazioni del patriarcato

Scilla Di Pietro

Nata a Napoli il 1997, già militante del movimento studentesco napoletano con il CSNE-CSR. Vive lavora a Roma. È tra le fondatrici della corrente femminisa rivoluzionaria "Il Pane e Le Rose. Milita nella Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) ed è redattrice della Voce delle Lotte.