Riportiamo una versione scritta degli interventi di Ilaria Canale, fondatrice del Il Pane e le Rose Italia e redattrice della Voce delle Lotte, tenuti nel dibattito online organizzato da La Voce Delle Lotte e dal Coordinamento Studentesco Rivoluzionario, sulla condizione dei giovani precari e studenti in Italia e in Europa.

Il video dell’incontro è disponibile qui.


Ilaria, quali sono oggi le condizioni della gioventù studentesca e precaria in Italia?

La pandemia è stata per così dire l’acceleratore sociale di una crisi ben più profonda che si nascondeva dietro l’angolo.
Se da un lato, lo scenario italiano precedente alla pandemia vedeva una gioventù già estremamente precarizzatae super sfruttata, con un sistema scolastico e universitario che , martoriato da anni di tagli ai fondi e riforme strutturali, era già in effetti il primo veicolo di sfruttamento attraverso il lavoro gratuito dei progetti di alternanza scuola lavoro e tirocini universitari, dall’altro il periodo di lockdown ha significato un peggioramento senza pari delle condizioni di vita delle fasce più povere della gioventù.

Sono tantissimi i giovani studenti universitari che, per pagarsi gli studi, sono costretti a lavori di estrema precarietà nel settore della ristorazione e del food delivery e che nella quarantena hanno messo a rischio la propria salute e la propria vita per  salvaguardare i pochi soldi di salario che spesso rappresentano l’unica fonte di mantenimento. Questa sorte è stata anche peggiore in alcuni casi, considerando che tutti i lavoratori a nero dei servizi non essenziali hanno perso il lavoro senza tutele sia economiche che legali (nel centro-sud Italia rappresentano la stragrande maggioranza). Tutto il settore altamente femminilizzato della cura dei bambini, che spesso viene occupato dalle giovani studentesse , ovviamente quasi sempre a nero, ha visto il licenziamento di moltissime giovani lavoratrici che non avendo un contratto, non hanno potuto continuare a giustificare l’uscita di casa nel periodo più rigido di lockdown.
C’è anche da dire che le misure di didattica a distanza adottate da scuole ed università hanno aumentato il divario di classe tra gli studenti, permettendo solo a chi effettivamente aveva condizioni economiche tali da poter disporre degli strumenti necessari, di poter continuare negli studi.
Già prima della pandemia, il sistema scolastico “meritocratico” non ha mai tenuto conto delle condizioni economiche degli studenti e dei sacrifici a cui  moltissimi giovani sono costretti per studiare.
L’accesso agli studi con il sistema dei test d’ingresso , l’elevato costo delle tasse universitarie, i costi quasi insostenibili dei libri di testo e degli affitti per gli studenti fuorisede ci restituiscono l’immagine di un sistema scolastico e universitario assolutamente classista e non accessibile a tutti.
Con le ultime riforme della scuola e l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro  che si va a unire ai già esistenti tirocini universitari, è possibile comprendere  l’indirizzo che si è voluto dare al sistema scolastico, ovvero quello di diventare una fucina di manodopera gratuita che in moltissimi settori lavorativi va a colmare i vuoti lasciati dai continui tagli e licenziamenti, o a giustificare le mancate assunzioni di personale

Il panorama italiano, dunque, vede una gioventù oppressa e sfruttata dal sistema capitalista in cui,solo i figli della borghesia riescono ad accedere agli studi senza dover precarizzare la propria vita. L’istruzione diventa sempre più un lusso e la pandemia, in pochissimo tempo, ha messo in luce queste contraddizioni con molta chiarezza. La scuola oggi non è altro che la linea di congiunzione tra la gioventù e la precarietà che li aspetta, abituando i giovani ad adattarsi allo sfruttamento sin dai tempi della scuola.

 

Quali sono i risvolti in ambito studentesco dei tagli alla sanità pubblica e della precarizzazione del lavoro in questo settore?

La precarizzazione del settore della sanità ha importanti risvolti anche nel settore studentesco. Ad esempio, noi studenti dei corsi di laurea in infermieristica, siamo costretti ad un tirocinio formativi per un totale di circa 1800 ore nel corso dei 3 anni di studio. Questo si traduce sostanzialmente in ore di lavoro gratuito che vanno a compensare la carenza di personale in organico del comparto della sanità. Allo stesso modo accade per gli studenti di medicina a cui viene retribuito uno stipendio minimo per oltre 12 ore di lavoro giornaliero per i 4 anni di studio della specializzazione.
Tutta questa situazione è contornata da una estrema difficoltà di accesso a questi corsi di studio che ad oggi, nonostante la crisi pandemica abbia dimostrato che il personale ospedaliero è fortemente sottodimensionato rispetto ai numeri effettivamente necessari, restano a numero chiuso.
Oltre gli elevati costi della tassa per partecipare al test di ingresso e la crescente corruzione che gravita attorno alla vittoria di questi concorsi, i test di ingresso sono la prima forma da combattere di classismo all’interno di questi percorsi universitari. Molto spesso si vincono posti in atenei a centinaia di kilometri da casa rendendo necessari l’affitto di stanze per gli studenti o una vita da pendolari rendendo sia economicamente che umanamente impossibile studiare.
Tutto ciò, soprattutto, è ben lontano da assicurare un posto di lavoro alla conclusione degli studi, che spesso si traduce in impieghi super precari sotto il ricatto dei datori di lavoro e sottopagati, senza le dovute tutele sanitarie e contrattuali.
Un ruolo importante in questi corsi di laurea, lo giocano le università private che per la quasi totalità, in questi settori, sono di proprietà della chiesa che, pur costringendo gli studenti ad anni di lavoro gratuito, presentano tasse annuali altissime che arrivano anche a 10000 euro all’anno, non garantendo nemmeno una istruzione laica, visto che ad esempio nelle università cattoliche ai futuri medici e professionisti della sanità non si insegna come assistere e praticare un aborto.
Quelle di medicina e delle professioni sanitarie, sono sicuramente tra le facoltà con il più alto livello di sfruttamento gratuito della forza lavoro degli studenti, e uno specchio imparziale dei frutti di anni e anni di tagli ai fondi dedicati alla sanità e finanziamento delle aziende sanitarie private


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La pandemia ha messo in luce a livello internazionale gli effetti dello smantellamento della sanità pubblica. Quali dovrebbero essere le rivendicazioni di un movimento studentesco antipatriarcale ,anticapitalista e rivoluzionario affinché la crisi la paghino quelli che l’hanno generata?

La situazione della gioventù non è precaria solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale. L’abbrutimento che deriva dalle condizioni di vita che si dividono tra lavori a nero massacranti e lo studio che pretende di inquadrarsi in una struttura meritocratica, rende impossibile pensare ad altro che non sia questo. Negli anni, la conseguenza è stata un progressivo allontanamento dei giovani dalla politica. Questo ha indebolito la costruzione degli anticorpi a tutti soprusi che si sono perpetrati sulla pelle degli studenti e dei giovani lavoratori e lavoratrici. Il ricatto a cui è sottoposta quotidianamente la gioventù è di chiara matrice patriarcale e capitalista e va combattuta chiarendo il vero volto di questa oppressione.
Per quanto le specificità delle riforme siano differenti nei vari paesi, l’oppressione della gioventù e la precarizzazione della vita è un fenomeno tangibile su scala internazionale e,la pandemia prima e l’incremento di una crisi economica poi, sono di fatto il colpo di grazia.
Per uscire da questa crisi è necessario un programma internazionale dei giovani che sia rivoluzionario e quindi antipatriarcale e anticapitalista.
Bisogna rompere definitivamente con questo sistema, perché non esiste un futuro migliore auspicabile senza necessariamente rompere le catene dell’oppressione che il capitalismo stringe ai nostri polsi.
E’ il momento di considerare l’urgenza storica che abbiamo di ripensare la socialità tra i giovani, riappropriandoci degli spazi che ci sottrae lo sfruttamento lavorativo e la precarietà di vita che si porta dietro. Dei segnali di ripresa della partecipazione della gioventù a contesti politici, però, oggi ci sono.  L’esplosione del movimento Black Lives Matter mette in luce la necessita di lottare contro gli abusi della polizia e contro il razzismo . Da 5 anni a questa parte, il movimento femminista Ni Una Menos, con le varie espressioni a livello internazionale, ha ripreso la lotta contro il patriarcato, l’eteronormatività che gestisce le nostre interazioni sociali, la negazione dei diritti fondamentali come quello all’aborto. Il movimento Fridays For Future ha canalizzato l’attenzione di moltissimi giovani e giovanissimi sulle questioni del cambiamento climatico e della devastazione ambientale. E’ fondamentale rafforzare le fila di questi movimenti in cui stanno già confluendo molti giovani e giovanissimi.

È necessario organizzarci per preparare sin da subito un contrattacco deciso alle politiche che intendono continuare ad impoverirci e relegarci in quanto giovani ai margini della società.
È prioritaria la battaglia contro la disoccupazione,riappropriandoci di rivendicazioni quali “
lavorare meno, lavorare tutti”,contro i tirocini non pagati, i contratti part-time,e tutte le forme di sfruttamento lavorativo e lavoro gratuito. Bisogna lottare contro l’incremento sempre maggiore delle tasse universitarie,per lo stipendio minimo orario e per l’eliminazione dei test d’ingresso.
La crisi ha chiarito che la scelta va fatta, veramente, tra il socialismo o la barbarie.

Perché noi non vogliamo essere la gioventù senza lavoro, senza studio e senza futuro, ma quella che vuole il pane e pure le rose.
Siamo i giovani che vogliono un mondo libero dall’inquinamento e dalla distruzione ambientale,le donne che lottano contro il patriarcato e l’oppressione.
Siamo quelli che lottano per un mondo libero dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per riappropriarci della vita che ci hanno tolto.


Ilaria Canale

Nata a Napoli nel 1993. Laureata in infermieristica all'Università "La Sapienza" di Roma, lavora nella sanità nella capitale.. È tra le fondatrici della corrente femminista rivoluzionaria "Il pane e le rose".