Dopo il lockdown è giunto il momento di far sentire ancora più forte il grido femminista nelle strade delle città, per tutte le violenze fisiche, sociali ed economiche che le donne, tra le più colpite da questa crisi, hanno dovuto subire e che si troveranno a fronteggiare da domani. Per questo come Il Pane e Le Rose partecipiamo e rivendichiamo la necessità di mobilitarci per la manifestazione del 26 Giugno lanciata dal movimento “Non Una Di Meno”.



Dopo il periodo di quarantena più rigida, in Italia e nel mondo, abbiamo visto diversi momenti in cui, per varie esigenze, ci sono state mobilitazioni e manifestazioni. Non si sono mai arrestati picchetti e scioperi nei posti di lavoro essenziali, sono ripresi nelle aziende dove, con la scusa della crisi, sono iniziati licenziamenti e attacchi ai lavoratori: come in Zara, TNT, e altri. Ci sono state mobilitazioni in solidarietà dei lavoratori sanitari che hanno affrontato in prima linea questa crisi a ritmi esasperanti e con contratti precari “d’emergenza” della durata anche di un mese, quando sarebbero necessarie migliaia di assunzioni strutturali nel pubblico per farsi trovare almeno un po’ più pronti nel caso il contagio dovesse diffondersi nuovamente.
Stiamo vedendo tremare l’America sotto i passi e le mobilitazioni dei movimenti antirazzisti e contro gli abusi della polizia, che hanno generato una diffusione delle proteste su questi temi in tutto il mondo. Adesso è il tempo di rivedere il movimento femminista in piazza, che durante i due mesi di pandemia ha denunciato, con le forme possibili, la situazione catastrofica delle donne a fronte della crisi sanitaria. Il 26 giugno il movimento Non Una Di Meno richiama in piazza tutte le donne come tappa di inizio di una nuovo ondata che ponga un freno alle violenze strutturali e sovrastrutturali che si stanno perpetuando sulle donne durante questo periodo.
I casi di violenza domestica sono drasticamente aumentati nel periodo della quarantena causando addirittura un aumento delle denunce ai centri antiviolenza , che di solito purtroppo rivelano solo la punta dell’iceberg di una casistica molto più alta nella realtà. Il governo Conte, che si è riempito la bocca durante i suoi discorsi dei valori familiari, non ha fatto alcunché per aiutare le donne in questa situazione, né fornendo aiuti economici né luoghi adibiti a trascorrere il periodo di chiusura forzata in casa in sicurezza; una sicurezza assicurata solo a pochi; ma le donne sono state i soggetti più colpiti da questa crisi a tutti i livelli.
Gran parte dei settori essenziali durante il periodo di quarantena erano altamente femminilizzati, si pensi al mondo delle cassiere dei supermercati, al settore delle pulizie, fino ai famosi “eroi” di questa crisi: il personale sanitario e medico. Questo per le donne lavoratrici ha significato un aggravasi del doppio lavoro che ogni giorno svolgono in quanto, non solo i carichi di lavoro sono diventati più pesanti e più stressanti perché assoggettate al terrore di potersi infettare e poter infettare tutte le proprie famiglie, ma soprattutto perché la chiusura delle scuole, l’impossibilità di delegare a parenti, amici o a lavoratrici come le babysitter la cura dei figli, ha significato dover sostenere il peso dell’educazione dei bambini e del loro benessere completamente sulle proprie spalle. Siamo state private anche dei diritti più essenziali, dal reperire facilmente contracccettivi a la quasi impossibilità di abortire durante questo periodo.
Sappiamo bene che, in particolare in Italia, in cui la destra conservatrice sta portando avanti politiche retrograde e violente nei confronti delle donne, non possiamo allentare la presa nemmeno nei momenti più difficili,senza correre il rischio che ci venga tolto tutto. Basti pensare a cosa è successo in Umbria dove, proprio all’indomani della pandemia, la Lega ha sottratto alle donne la possibilità di ottenere l’aborto farmacologico.
Per questo rivendichiamo la necessità di scendere in piazza venerdì 26.

Non è più il momento di stare chiuse in casa, di stare zitte.
Grideremo a gran voce da tutte le piazze d’Italia che non permetteremo più a nessuno di negarci i nostri diritti e che siamo pronte a conquistare anche di più.

Finchè non finirà l’era dell’oppressione e dello sfruttamento sulle donne, sulle lavoratrici, sulle madri, saremo noi ad avere su di voi il fiato sul collo e non permettervi di respirare.


  Scilla Di Pietro

Nata a Napoli il 1997, già militante del movimento studentesco napoletano con il CSNE-CSR. Vive lavora a Roma. È tra le fondatrici della corrente femminisa rivoluzionaria "Il Pane e Le Rose. Milita nella Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) ed è redattrice della Voce delle Lotte.