Francia: nel luglio 1789, il popolo aveva preso d’assalto la Bastiglia. In agosto e settembre, nei sobborghi di Parigi circolavano voci che il re avrebbe posto il veto alle leggi approvate dall’Assemblea nazionale. I primi giorni di ottobre, la fame non era più tollerata e le donne povere irrompevano nella rivoluzione.


Era il 5 ottobre e pioveva a dirotto. Fin dal mattino, le donne dei quartieri più poveri di Parigi protestavano contro l’inflazione e la carenza di cibo. Il pane da solo aveva assorbito quasi la metà del reddito delle famiglie lavoratrici. Ma il re era nel suo palazzo, a più di 26 chilometri di distanza. Così fecero irruzione nell’arsenale del municipio di Parigi – anche se fu impedito loro di dargli fuoco – e marciarono sotto la pioggia, con attrezzi, coltelli da cucina e cannoni, fino a Versailles.

Il capo della Guardia Nazionale rimase inorridito quando vide che i soldati non avevano fatto nulla per impedire questa mobilitazione armata di donne e uomini della popolazione povera, perché simpatizzavano per loro. Peggio ancora, dovette unirsi alla mobilitazione, sotto la minaccia di morte se non l’avesse fatto o se avesse cercato di fermarle.

Le donne furono raggiunte da una folla che, dopo sei ore di cammino sotto la pioggia, dopo aver occupato l’Assemblea Nazionale, si trovò a dover affrontare feroci scontri alle porte del palazzo. Volevano che il pane fosse disponibile e a buon mercato; volevano che il re e la sua schizzinosa famiglia vivessero a Parigi, più vicini ai loro sudditi. Temevano che la ripugnante aristocrazia di palazzo volesse affamare a morte i poveri.

Una piccola delegazione di donne fu invitata a parlare di persona con il re. Raccontarono al monarca le loro sofferenze e lui rispose con parole dolci, mentre ordinava la distribuzione di cibo ai manifestanti. Ma la folla sospettava che la propria delegazione fosse stato ingannata, e decise di irrompere negli appartamenti reali, mentre alcune guardie correvano disperate a chiudere le porte a chiave, sparando con le armi contro l’insurrezione. Dopo che uno dei manifestanti fu ucciso, le teste di due guardie finirono su delle picche.

Le donne ottennero che le loro richieste venissero soddisfatte e che il re approvasse l’abolizione di gran parte del privilegio feudale e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Riuscirono a far tornare il re a Parigi, circondato da più di 60.000 persone, in un viaggio durato quasi nove ore. Mancavano ancora quattro anni prima che la sua testa rotolasse all’ombra della ghigliottina; ma il suo potere era già stato ferito a morte.

Dopo questi eventi, il re perse la sua autorità per mano di queste lavandaie della Senna, delle apprendiste delle officine tessili, delle venditrici al mercato, di coloro che non avevano, e non avevano avuto da tempo, alcun diritto politico. Coloro che, camminando per 26 chilometri sotto la pioggia per chiedere il pane per le loro famiglie, furono le protagoniste di uno degli eventi più decisivi della Rivoluzione Francese.

Andrea D’Atri

Traduzione da La Izquierda Diario

Nata nel 1967 a Buenos Aires, dove tuttora vive. Laureata in Piscologia alla UBA, specializzata in Studi sulla Donna, ha lavorato come ricercatrice, docente e nel campo della comunicazione. È dirigente del Partido de los Trabajadores Socialistas (PTS). Militante di lungo corso del movimento delle donne, nel 2003 ha fondato la corrente Pan y Rosas in Argentina, che ha una presenza anche in Cile, Brasile, Messico, Bolivia, Uruguay, Perù, Costa Rica, Venezuela, Germania, Spagna, Francia, Italia.
Ha tenuto conferenze e seminari in America Latina ed Europa.
Autrice di "Pan y Rosas", pubblicato e tradotto in più paesi e lingue. Ha curato il volume "Luchadoras. Historias de mujeres que hicieron historia" (2006), pubblicato in Argentina, Brasile, Venezuela e Spagna (2006).