Si è tenuto ieri, dalle 18, un seminario online, organizzato dai nodi di Non Una di Meno di Cagliari, Piacenza e Marche, dal titolo “Il grido globale transfemminista”. Lotta per il diritto all’aborto, situazione delle donne in varie zone del mondo, oppressione e violenza patriarcale e lotte femministe nell’epoca della pandemia: decine di interventi dall’Italia e da diversi paesi d’Europa e dell’America Latina hanno toccato una serie di temi al centro del dibattito e dell’azione del movimento femminista a livello internazionale, con traduzione dal vivo italiano-inglese-spagnolo.

È intervenuta anche Scilla Di Pietro, lavoratrice precaria della ristorazione, studentessa alla Sapienza di Roma, dirigente della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) e di “Il pane e le rose”, gruppo italiano della corrente femminista socialista internazionale “Pan y Rosas”, che organizza miglaia di donne tra Europa e America. Riportiamo il testo del suo intervento.

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Ciao a tutt*,

Sono Scilla, Prima di tutto vorrei ringraziarvi per lo spazio che mi state dando, credo che momenti simili di dibattito internazionale siano fondamentali.

Faccio parte di una corrente interazionale femminista che si chiama pan y Rosas, che è stata nelle prime file per la battaglia per il diritto all’aborto in Argentina o le battaglie contro la violenza poliziesca in Cile, contro gli stupri e i femminiciidi in Brasile. Avere oggi la possibilità di confrontarci ed ascoltare altre esperienze lo riteniamo un patrimonio inestimabile.

Nel merito del dibattito mi premeva dire la nostra su alcuni punti affrontati.

Siamo convinte che le donne e le soggettività lgbtq siano stati tra le più colpite dalla pandemia: basti pensare che le prime in Italia a perdere il lavoro siano state proprio noi donne, che sempre abbiamo vissuto in condizioni di maggiore precarietà.

Credo che sia importante sottolineare che nella vita quotidiana le donne sono doppiamente oppresse dal sistema patriarcale che non solo le vede vittime di violenze individuali ma soprattutto di una violenza statalizzata e assunta nello stesso sistema capitalista per il suo sostentamento. Di fatti le donne si trovano oppresse nella propria libertà di scelta, di vita, ma anche doppiamente sfruttate dal punto di vista lavorativo perché sottoposte al ruolo di madri, mogli, badanti su cui ricade quasi esclusivamente il lavoro di cura che dovrebbe essere invece socializzato. Questo non solo le obbliga ad un ruolo che si vuole imporre come dettato dal proprio sesso biologico, che noi aborriamo, ma anche a condizioni di lavoro usuranti, umilianti e precarie. Crediamo che questo sia stato il perno attorno al quale si è concentrato l impoverimento delle donne durante questa pandemia.

Tutti i malati di Covid non ospedalizzati, i soggetti a rischio per patologie o età, la chiusura delle strutture scolastiche hanno visto quasi esclusivamente come soluzione il lavoro gratuito di milioni di donne in tutto il mondo.

Per questo crediamo sia inaccettabile cedere a compromessi con un sistema che costituisce in sé la violenza contro le donne come è il capitalismo ed il patriarcato.

Per questo abbiamo indicato, tra le altre cose, l’incompatibilità tra il diritto alla rendita da una parte, e il diritto alla casa e la necessità di spazi sicuri per le donne, ancora più per l’isolamento sanitario di chi si contagia. E così abbiamo rivendicato il blocco totale degli sfratti, del pagamento di mutui, affitti, debiti dei ceti bassi, così come la requisizione senza indennizzo degli immobili sfitti dei grandi proprietari.

Crediamo inoltre che in questa situazione globale le donne siano state vittime di vari livelli di violenza strutturale che le hanno frenate nelle libertà personali e di scelta, come è successo troppo spesso per il diritto all’aborto in Italia. Crediamo che sia indispensabile un movimento globale, di massa che rivendichi l’abolizione dell’articolo 9 della 194 che prevede l’obiezione di coscienza e che prenda esempio dal grido feroce delle compagne argentine, cilene e che urli a nome di tutte le donne polacche che sono state private di un diritto fondamentale.

Crediamo che solo attraverso una politica socialista e femminista, che si schiera contro l’alleanza criminale tra patriarcato e capitalismo, potremo uscire da questa crisi senza continuare ad essere noi le prime vittime, ma il primo esempio che un altra società è possibile.

Nata a Napoli il 1997, già militante del movimento studentesco napoletano con il CSNE-CSR. Vive lavora a Roma. È tra le fondatrici della corrente femminisa rivoluzionaria "Il Pane e Le Rose. Milita nella Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) ed è redattrice della Voce delle Lotte.