Il collettivo femminista socialista Il Pane e Le Rose chiama alla partecipazione della mobilitazione del 25 novembre, giorno internazionale contro la violenza di genere, per una giornata di lotta che intersechi quella transfemminista con quella anticolonialista, rivendicando, congiuntamente, la lotta contro il patriarcato con quella per la liberazione del popolo palestinese.


Come ogni anno il movimento Non Una di Meno ha lanciato la mobilitazione per il 25N in corrispondenza col giorno internazionale contro la violenza di genere. Mobilitazione che quest’anno, però, si inserisce in un panorama complesso, pieno di dolore e di rabbia.
Non possiamo non partire nel ricordare Giulia, la 105esima donna ammazzata da un uomo dall’inizio dell’anno, una ragazza di soli 22 anni. Tuttavia, Giulia è stata uccisa tanto da un uomo quanto da un sistema brutale. Un sistema che è fatto di abusi, violenze e oppressione quotidiane che tutte le donne vivono; un sistema che diventa sempre più rigido all’aumentare della povertà, perché le frustrazioni crescono, le contraddizioni si inaspriscono, non solo nel sociale ma nella vita di tutti i giorni, per la povertà causata dalle continue politiche da fame e repressive che questo governo sta portando avanti; un sistema che si alimenta di questa violenza e che si nutre di tutti i discorsi populisti, razzisti, omobitransfobici e colpevolizzanti (per quanto riguarda le donne) che la destra in tutto il mondo sta promuovendo – e qui noi ne abbiamo una leader indiscussa; un sistema che si chiama patriarcato e che stringe la mano indissolubilmente con il sistema capitalista, creando un circolo vizioso che solo con la lotta più feroce possiamo rompere.

Giulia non sarà l’ultima, Giulia potevamo essere tutte.

Nei social si legge della famosa poesia dell’attivista peruviana Cristina Torre Cáceres:
Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.”
Ma noi non dobbiamo aspettare di essere le prossime; dobbiamo, invece, organizzarci per non lasciare a nessun altro che non siamo noi il compito di difenderci. Dobbiamo lottare oggi per distruggere tutto, per distruggere il patriarcato.

La violenza che ha subito Giulia, poi, non può essere separata dalla violenza colonialista dello stato d’Israele, che sta scuotendo milioni di persone portandole nelle piazze di tutto il mondo. La morte di Giulia è legata da un filo rosso con la morte delle migliaia di donne e bambini palestinesi, le quali in nemmeno un mese di bombardamenti hanno superato la cifra di 5mila.
Il sistema patriarcale non è solo negli atteggiamenti, nelle violenze fisiche, ma è permeato da e
si lega indissolubilmente con il sistema capitalista, che come strumento prediletto di violenza utilizza lo sfruttamento e la guerra, in particolare in questa crisi economica e crisi di egemonia degli Stati Uniti; non è un caso che durante queste iniziative militari, le peggiori violenze si consumino su donne, persone LGBT e su tutte le soggettività non conformi. Il colonialismo, poi, è il parallelo più evidente di questa dinamica, in cui un popolo per motivi economici, religiosi, di proprietà delle terre, opprime, violenta e uccide un altro per imporre il suo dominio; esattamente come l’uomo maschio, figlio sano del patriarcato, uccide, violenta e umilia per imporre il suo potere.

Inoltre, l’islamofobia crescente, per colpa della propaganda filosionista che egemonizza i principali mezzi d’informazione,  e che ha caratterizzato da secoli le politiche di destra, è uno degli strumenti più forti con cui l’imperialismo perpetra la sua oppressione colonialista in occidente sulle persone razzializzate, con un occhio di riguardo nella marginalizzazione di quelle persone riconosciute come donne. Giustificando molte delle sue guerre con la scusa di “diffondere democrazia”, e sfruttando il lavoro sottopagato – ancora di più – delle donne (soprattutto di quelle razializzate) nei paesi occidentali. Questo meccanismo alimenta una guerra tra poveri, tra le stesse donne, che crea un separatismo di classe contro cui dobbiamo lottare al fine di radicalizzare il femminismo occidentale, liberarlo dalle pressioni istituzionali e piccolo borghesi che colpevolizzano le donne islamiche e costruendo un terreno di unità tra le lavoratrici, le studentesse e tutt* le persone oppresse.

Anche per questo non dobbiamo dividere la lotta per la liberazione della Palestina dalla lotta per l’emancipazione delle donne e di tutte le persone queer.

Per questo, come Collettivo Il Pane e Le Rose, chiamiamo a partecipare alla manifestazione del 25 Novembre creando delle colonne in difesa della Palestina,  così da creare una piazza che si colori di rosso, nero, bianco e verde ma anche di viola e fucsia; una piazza che al grido di una Palestina libera accompagni quello di giustizia per Giulia, una piazza che quando grida stop ai femminicidi gridi contemporaneamente stop ai bombardamenti su Gaza.

Inoltre, denunciamo ferocemente il rainbow washing di Israele, che alza la bandiera LGBT sui cadaveri delle persone palestinesi. Una denuncia che non può fermarsi alla critica ma che deve prevedere una dura presa di posizione da parte di tutto il movimento queer mondiale.

Non è retorica quando diciamo che il patriarcato e il capitale hanno un alleanza criminale, e oggi possiamo sentirlo sulla nostra pelle, per questo dobbiamo riscuotere le strade e chiamare a un movimento forte in grado di reggere il peso di queste contraddizioni.
Non è più il tempo di rimanere in silenzio, non è più il tempo di lasciarci uccidere, che sia per mano di un uomo o per quella di una bomba.
È tempo di organizzarsi per costruire un alternativa politica, collettiva e di lotta.
Per un 25N contro la violenza patriarcale, collusa con la violenza capitalista e perché questo sia un giorno in cui le bandiere della Palestina possano volare alte.

 

Il Pane e le Rose

"Il pane e le rose" nasce nel 2019 e riunisce militanti della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) e indipendenti che aderiscono alla corrente femminista socialista internazionale "Pan y Rosas", presente in molti paesi in Europa e nelle Americhe