«Conformismo» scriveva Gramsci nei Quaderni «significa nient’altro che ‘socialità’, ma piace impiegare la parola ‘conformismo’ appunto per urtare gli imbecilli».

Con la definizione di conformismo, in sostanza, tendiamo a dare una connotazione negativa all’idea di socialità, al punto che il contrario del conformismo sarebbe la sincerità o la spontaneità. Cose certamente di pregio e valore se disciplinate, altrimenti spontaneità e sincerità significano il massimo dell’individualismo. Secondo il pensiero gramsciano, infatti, «l’individuo è originale storicamente quando dà il massimo di risalto e di vita alla socialità».

È un significato romantico dell’originalità, della personalità, e questo significato ha una giustificazione storica in quanto nacque in opposizione con un certo conformismo essenzialmente «gesuitico», cioè artificioso, fittizio, creato per gli interessi di un piccolo gruppo. Successivamente, nell’epoca dell’individualismo imperante, il voler essere originale a tutti i costi si è contrapposto all’essere comune e sociale.

Ancora Gramsci: «È troppo facile essere originali facendo il contrario di ciò che fanno tutti; è una cosa meccanica. È troppo facile parlare diversamente dagli altri. Il difficile è distinguersi dagli altri senza perciò fare acrobazie. Avviene proprio oggi che si cerca un’originalità e personalità a poco prezzo».

Nella storia, nella letteratura e nell’arte, contro la sincerità e la spontaneità troviamo il meccanicismo o il calcolo, che può essere un falso conformismo, una falsa socialità, cioè l’adagiarsi nelle idee fatte e abitudinarie ed è proprio qui che entra in gioco la politica.

In fondo la questione del conformismo sociale non è nuova e un conformismo è sempre esistito da quando esiste una società. Tutt’al più è possibile parlare di lotta tra due conformismi, che altro non è che una lotta di egemonia, quando c’è una crisi della società civile. Si tratta di conformare ad un fine gli uomini di una determinata società. La lotta pertanto non può essere contro il conformismo, ma contro l’indifferenza, che è abulia, parassitismo, vigliaccheria: il contrario dell’essere vivi, cioè partigiani.

Insomma, per la propria concezione del mondo si appartiene sempre ad un certo raggruppamento, si sta dentro un blocco di elementi sociali che condividono lo stesso modo di pensare e di operare. Si è sempre «conformisti di un certo conformismo, si è sempre uomini-massa o uomini collettivi». La questione è di che tipo storico è il conformismo e l’uomo collettivo di cui si fa parte. Conoscere sé stessi non riguarda più l’essere individuo indifferente agli altri, ma la propria parte sociale che si batte collettivamente per un fine comune.

Questa l’importanza del messaggio tramandatoci da Gramsci che, in tempi di inconsistenza di una filosofia della praxis, di egocentrismo e di boria di partito, rappresenta un faro per naviganti inesperti, per non dire inadatti a svolgere la propria mansione.

Kenzo

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