Riportiamo di seguito una dichiarazione rilasciata alla magistratura tedesca dal giovanissimo operaio Fabio Vettorel, ancora incarcerato in Germania sin dalla manifestazione contro il G20 d’Amburgo. Fabio rimane in custodia per i seguenti capi d’imputazione, peraltro privi di prove fondanti: disturbo alla quiete pubblica, tentativo di causare danni mediante mezzi pericolosi, resistenza a pubblico ufficiale. Il caso di Fabio Vettorel è solo l’ennesimo esempio della risposta più “sincera” che lo Stato borghese dà a chi contesta i vertici del capitalismo internazionale, reclamando a gran voce un mondo dove non ci sia un piccolo numero di ricchi sfruttatori a decidere le sorti dell’umanità e a distruggere l’ecosistema terrestre.


Come potrete immaginare io oggi voglio avvalermi del mio diritto di non rilasciare dichiarazioni in merito allo specifico fatto di cui sono imputato. Tuttavia vorrei porre l’attenzione su quali siano le motivazioni che spingono un giovane operaio originario di una remota cittadina delle Prealpi orientali a venire ad Amburgo. Per manifestare il proprio dissenso contro il vertice del G20. G20. Solo il nome ha in sé qualcosa di perverso. Venti tra uomini e donne esponenti dei venti paesi più ricchi e industrializzati del globo si siedono attorno a un tavolo. Si siedono tutti insieme per decidere il nostro futuro. Sì, ho detto bene: il nostro. Il mio, come quello di tutte le persone sedute in questa stanza oggi, come quello di altre sette miliardi di persone che abitano questa bella Terra. Venti uomini decidono della nostra vita e della nostra morte.
Prima di venire ad Amburgo ho pensato anche all’iniquità che flagella oggi il pianeta. Mi sembra quasi scontato infatti ribadire che l’1 per cento della popolazione più ricca del mondo detiene la stessa ricchezza del 99 per cento più povero. Mi sembra quasi scontato ribadire che gli 85 uomini più ricchi del mondo detengono la stessa ricchezza del 50 per cento della popolazione mondiale più povera: 85 uomini contro tre miliardi e mezzo di persone. Queste poche cifre bastano a rendere l’idea. (…)
E poi, signora giudice, signori giudici popolari, signora procuratrice, signor assistente del tribunale per i minori, prima di venire ad Amburgo ho pensato alla mia terra: a Feltre. Il luogo dove sono nato, dove sono cresciuto e dove voglio vivere. La cittadella medioevale è incastonata come una gemma nelle Prealpi orientali. Ho pensato alle montagne che al tramonto si tingono di rosa. Ai bellissimi paesaggi che ho la fortuna di vedere dalla finestra di casa. Alla bellezza che travolge questo luogo.
Poi ho pensato ai fiumi della mia bella valle violentati dai tanti imprenditori che vogliono le concessioni per costruire centrali idroelettriche. Incuranti dei danni alla popolazione e all’ecosistema.
Ho pensato alle montagne colpite dal turismo di massa o diventate luogo di lugubri esercitazioni militari. Ho pensato al bellissimo posto dove vivo che sta venendo svenduto ad affaristi senza scrupoli. Esattamente come tante altre valli in ogni angolo del pianeta. Dove la bellezza viene distrutta nel nome del progresso.
Sulla scia di tutti questi pensieri ho deciso dunque di venire ad Amburgo a manifestare. Per me venire qui è stato prima un dovere che un diritto.

Fabio Vettorel (dal carcere di Hahnöfersand)

 

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.