In queste ore si vanno intensificando le iniziative organizzate o spontanee di scioperi in una gran quantità di fabbriche metalmeccaniche e magazzini della logistica. Le agitazioni, trasversali per orientamento sindacale, stanno scatenando dure reazioni da parte dei padroni, interessati, come e più del solito, al loro diritto di fare profitti più che al diritto di vivere dei lavoratori e delle lavoratrici e delle loro famiglie.
Fincantieri, Whirpool, Fiat, AST, GKN, ILVA e un numero sempre crescente di magazzini della logistica da SDA a GLS da FEDEX-TNT a BRT in decine di città, stanno scendendo in sciopero in tutta Italia per ottenere dispositivi di sicurezza e per far rispettare misure contro il contagio nei luoghi di lavoro rimasti aperti.
Di fronte alla crisi dovuta alla pandemia di Covid-19 e alle misure insufficienti messe in piedi dal governo Conte, la reazione più dura è senza dubbio stata quella degli operai e delle operaie.
Molte aziende si stanno rifiutando di distribuire guanti, mascherine a norma e disinfettanti oltre a non sanificare gli ambienti e non mettere gli operatori in condizione di lavorare in sicurezza. I lavoratori che scioperano o si fermano vengono redarguiti o minacciati dai datori di lavoro, accusati ingiustamente di mettere in difficoltà il paese.
La realtà è una e una soltanto: Confindustria e le associazioni padronali hanno imposto al governo di mantenere aperte le attività non essenziali – con un’ampia arbitrarietà sul concetto di “essenziale” -, mettendo a rischio immediato di contagio centinaia di migliaia di persone, perché non vogliono rinunciare ai profitti nemmeno in questo periodo di crisi, nemmeno se i lavoratori e le lavoratrici, a stretto contatto fisico gli uni con gli altri, rischiano di compromettere la propria salute e la salute pubblica. Questa è una condizione inaccettabile e, se dovesse estendersi ancora il contagio, diventerà insopportabile mantenere fabbriche e magazzini aperti. Da dire anche che, dove le aziende stanno chiudendo per impossibilità oggettiva di portare avanti l’attività (i magazzini delle catene di abbigliamento, per esempio), i lavoratori stanno venendo messi in ferie forzate o congedi non retribuiti, pagando di tasca loro l’assenza dal lavoro.
Diversi sindacati di base, tra tutti Si Cobas, Adl Cobas e USB hanno già dichiarato stati di agitazione e scioperi nazionali. La FIOM per voce della propria segretaria Re David, sotto la pressione che riceve dalla base operaia della CGIL, ha insistito sulla tutela dei lavoratori che in questi giorni sciopereranno per difendersi e difendere le proprie famiglie, ma senza pronunciarsi perché ci sia una mobilitazione generalizzata, men che meno uno sciopero esteso.
Come rispondere alle politiche spudorate dei padroni?
Gli industriali e tutti i datori di lavoro non interromperanno le politiche che hanno messo in campo in queste settimane per pietà o per paura di allargamento del contagio. Lo faranno sotto la pressione e la minaccia di una grande risposta attiva da parte della classe lavoratrice.
Serve uno sciopero generale politico contro l’atteggiamento criminale dei padroni, che esiga la chiusura di tutte le fabbriche e dei magazzini che producono e trasportano beni non essenziali!
Esigere il controllo stretto su tutte le aziende che svolgono attività essenziali, presidi sanitari fuori dai servizi essenziali che rimangono aperti, sanificazione degli ambienti e dispositivi di sicurezza!
Non si può lasciare tutto ciò in mano all’arbitrio di padroni che già ora si stanno rifiutando di applicare le regole di sicurezza minime e indispensabili per i lavoratori in molte aziende. La salute della maggioranza della società, quella che sta facendo lo sforzo, in prima linea, di non mandare il paese nel caos, vale più dei profitti di imprenditori parassiti capaci solo di pensare ai propri interessi.
Le nostre vite valgono più dei loro profitti!
CM