La sciopero nazionale dei braccianti agricoli, convocato da USB, ha scosso le campagne del paese, specie nel Sud, rigettando il decreto opportunista di regolarizzazione temporanea firmato dalla ministra Bellanova: i braccianti rifiutano l’ennesimo gesto mediatico che lascia intatto il sistema brutale di sfruttamento nelle campagne.


È a Torretta Antonacci, storica sede dell’insediamento di immigrati “invisibili” in provincia di Foggia, che i braccianti agricoli hanno tenuto la loro principale manifestazione ieri, giungendo fin sotto la prefettura con cassette piene di quella frutta e verdura che raccolgono quotidianamente, spaccandosi la schiena, e che alimenta anche l’industria agroalimentare “d’eccellenza” tanto sbandierata e difesa dalla ministra Bellanova durante la conferenza stampa di presentazione del “decreto rilancio”; la stessa conferenza stampa in cui la Bellanova si è mostrata commossa per il risultato “storico” di una regolarizzazione… temporanea di 300.000 lavoratori immigrati che costituiscono in massa la forza-lavoro delle campagne: proprio questi ultimi, in particolare, non potranno in genere usufruire del decreto per via della mancanza di un contratto di lavoro formale – si calcola che i regolarizzati temporanei siano la metà della platea di immigrati che avrebbe bisogno di una regolarizzazione.

A fronte di questa soluzione da agrari buoni arrivata dal governo, che costituisce la variante italiana delle politiche europee di recupero di forza-lavoro immigrata supersfruttata in occasione della stagione di raccolta della frutta e della verdura, migliaia e migliaia di braccianti si sono mobilitati, in particolare immigrati africani che lavorano nelle campagne del Meridione e che hanno spesso dovuto vivere in baraccopoli, formando un vero e proprio esercito di invisibili in stato semi-schiavile, completamente emarginati dalla società italiana.

Il sindacato USB settore Lavoro Agricolo, che ha organizzato i braccianti immigrati in molte località, specie al Sud, ha lanciato uno sciopero nazionale del settore ieri, giovedì 21 maggio, di cui riportiamo la convocazione:

Dal momento che frutta e verdura vengono giudicati più importanti di noi, sarà nostra cura recapitare alle prefetture italiane cesti di prodotti della terra, quella terra sulla quale ci spacchiamo la schiena ogni giorno per pochi spiccioli, con orari massacranti, senza diritti, né dignità.
È la gabbia dentro la quale ci si vuole tenere rinchiusi. Facciamo comodo quando c’è da raccogliere pomodori e zucchine per la Grande Distribuzione Organizzata destinate alle tavole (non soltanto italiane), ma diamo decisamente fastidio quando chiediamo diritti (a prescindere dalla provenienza) come un salario dignitoso, la possibilità di iscriverci all’anagrafe per avere diritto a un medico di base, un’abitazione dignitosa e una vita umana. Il Decreto Rilancio non consentirà a noi braccianti, né a tante altre categorie di invisibili e precari, il diritto alla dignità.
Giovedì 21 noi scioperiamo. Chiediamo alle consumatrici e ai consumatori di attuare in contemporanea uno sciopero della spesa: niente acquisti di frutta e verdura, in solidarietà agli invisibili delle campagne e delle periferie italiane.
Chiediamo ai contadini e agli agricoltori, anch’essi schiacciati dallo strapotere della GDO, di unirsi alla nostra protesta.
Giovedì 21 alle 9 il momento simbolico sarà la marcia dei braccianti di Torretta Antonacci (l’ex Gran Ghetto di Rignano Garganico), che raggiungeranno la Prefettura di Foggia per consegnare la frutta e la verdura tanto preziose per il governo nazionale e non solo. Lo stesso accadrà in tante altre prefetture italiane: da Brescia a Cremona, da Piacenza a Rimini, da Livorno a Reggio Calabria.
Ringraziamo tutti quelli che stano sostenendo questa nostra lotta. 

Noi braccianti, delusi dalle misure del decreto, non raccoglieremo la frutta e la verdura il 21 maggio 2020: sarà sciopero degli invisibili. Non vanno regolarizzate le braccia, ma gli esseri umani.[Sciopero braccianti 21 maggio – Condividi]

Pubblicato da USB Unione Sindacale Di Base pag. nazionale su Venerdì 15 maggio 2020

Il referente nazionale USB di questa mobilitazione, Aboubakar Soumahoro, è un ex-bracciante originario della Costa d’Avorio, diventato un personaggio pubblico anche grazie agli scontri con personaggi della politica nazionale come Matteo Salvini. Soumahoro, nei suoi interventi durante la marcia che dalle compagna è arrivata fin sotto la prefettura di Foggia, ha condannato il finto interesse che i partiti di governo hanno manifestato verso la condizione dei lavoratori agricoli: ministri e parlamentari si limitano a passerelle che celebrano le aziende e ignorano la realtà di sfruttamento e umiliazione per decine di migliaia di lavoratori. “I ministri non mettono gli stivali” per vedere coi propri occhi la condizione dei braccianti, “voi avete fatto questa norma non per noi, avete fatto questa norma perché vi interessa salvare la verdura e la frutta”, denuncia Soumahoro.

Il corteo da Torretta Antonacci a Foggia vede tanti cartelli e striscioni dove spiccano gli slogan “perché non marciscano i diritti”e “dignità e diritti non hanno scadenza”.

21 maggio – sciopero degli invisibili

Questo fiume di esseri umani è la dimostrazione che nelle campagne mancano i diritti, non le braccia. Abbiamo osato scioperare per sfidare la politica del cinismo, per sfidare i ricatti, i soprusi e per dimostrare che a marcire sono i diritti dei lavoratori. Questo è solo l’inizio. #nonsonoinvisibile #fermiamoicarrelli

Pubblicato da Aboubakar Soumahoro su Giovedì 21 maggio 2020

Lo sciopero ha avuto successo: i campi sono rimasti deserti ed è arrivata la solidarietà anche da settori di contadini che non hanno lavorato i campi.
Molti i presidi organizzati davanti alle prefetture per la consegna dei prodotti agricoli: a Torino, Brescia, Cremona, Piacenza, Rimini, Livorno, Roma, Caserta, Reggio Calabria.
A Foggia, una delegazione ha raggiunto la prefetture dove, dichiara USB,

nonostante le forze dell’ordine abbiano impedito ai lavoratori di raggiungere l’ingresso, sono stati lasciati frutta e verdura per il Presidente del Consiglio. Al termine Aboubakar Soumahoro ha tracciato un bilancio della giornata, illustrando ai molti media presenti i punti principali della protesta e annunciando le prossime iniziative.
USB Lavoro Agricolo contesta l’ottica di categorizzazione del Decreto Rilancio, che anziché preoccuparsi degli esseri umani guarda soltanto alle braccia utili per salvare i raccolti.
Una categorizzazione che si è tradotta in ghettizzazione e invisibilità, non soltanto per i braccianti ma per tutte le altre categorie condannate alla marginalità, come i riders, i facchini della logistica, i lavapiatti, le badanti.
Il governo ha rinunciato all’audacia di garantire a tutti un permesso di soggiorno per emergenza, convertibile in permesso di lavoro, limitandosi a permessi temporanei per chi possiede requisiti stringenti. Si è cioè adeguato al dettato dei decreti sicurezza salviniani, tuttora in vigore, tuttora fabbrica di invisibilità.
USB Lavoro Agricolo lancia un messaggio al governo che si definisce del nuovo umanesimo: se non arriveranno risposte per tutti gli esseri umani che affollano le campagne e le periferie, ci saranno altri scioperi, altre mobilitazioni, con buona pace della frutta e della verdura. E il prossimo corteo non raggiungerà una prefettura, ma il Parlamento.
USB Lavoro Agricolo organizzerà a luglio una grande assemblea di tutti i braccianti e gli invisibili italiani, aperta ai cittadini, ai consumatori, agli agricoltori, da tenersi nel foggiano.

Quella dei braccianti agricoli immigrati è l’ennesima lotta che ricorda ai capitalisti, agrari o industriali che siano, ai partiti parlamentari e a noi tutti che non ci sono unità nazionale e fase due che tengano: agli attacchi e alle manovre del fronte padronale i lavoratori hanno già iniziato a rispondere nonostante la pacificazione temporanea, ottenuta con il favore vigliacco e criminale delle grandi burocrazie sindacali.

Si tratta ora per lavoratori e lavoratrici di non procedere in ordine sparso, settore per settore: per contrastare e rispedire al mittente i fenomeni già in corso di nuova precarizzazione, supersfruttamento, licenziamenti di massa, mancata sicurezza, la classe lavoratrice ha bisogno di usare tutta la sua forza e la sua unità nella lotta, aldilà di qualsiasi steccato sindacale e politico, e aldilà delle barriere internazionali, sviluppando forme di contatto e collaborazione su scala europea e internazionale, rompendo la cappa di repressione con la quale i padroni di tutta Europa, aldilà delle loro lotte interne temporanee, impongono quel distanziamento sociale militarizzato, quell’attacco ai diritti sociali e del lavoro che rischia di far piombare decine e decine di milioni di lavoratori nella miseria più nera, in un regime politico sempre più schiacciante.

Per il fronte unico della classe lavoratrice!

 

Giacomo Turci

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.