La giornata di ieri e la notte tra mercoledì e giovedì hanno visto un nuovo massiccio sciopero nazionale nell’azienda FedEx TNT. In poco più di due mesi la multinazionale statunitense ha visto i propri magazzini e le proprie filiali scosse da una serie importante di blocchi e astensioni in risposta al licenziamento di oltre sessanta lavoratori nell’impianto di Peschiera Borromeo e il deterioramento delle relazioni sindacali con le sigle maggiormente rappresentative.
Gli hub principali di Milano, Bologna, Roma e Piacenza in particolare hanno visto una conflittualità piuttosto alta e una partecipazione dalle dimensioni notevoli, oltre il perimetro delle sole organizzazioni sindacali in sciopero Si Cobas e ADL Cobas.
A Milano centinaia di compagni del Fronte Unico di Classe hanno partecipato ad una vera e propria manifestazione al fianco dei lavoratori licenziati e ai propri colleghi solidali bloccando di fatto ogni movimentazione del magazzino, un blocco tanto numeroso da aver praticamente impedito alle forze dell’ordine le forzature già fatte durante il corso della vertenza.
A Roma, nell’hub di Fiano Romano, un picchetto animato dagli operai di Roma con l’appoggio di diverse decine di giovani del Fronte Unico e di una delegazione degli operai sindacalizzati di Napoli hanno tenuto un picchetto di oltre nove ore, dalle otto di sera fino all’alba, resistendo alle intimidazioni dei carabinieri chiamati dall’azienda e a due tentativi di sfondamento dei picchetti ai due cancelli dell’impianto.
Tutta la giornata di ieri ha visto scioperi nei magazzini e nelle filiali più piccole diverse delle quali comunque semivuote per via del blocco delle linee e della maggior parte dei tir rimasti negli impianti di smistamento più grandi e strategici per FedEx.
La vertenza è ancora ben lungi dall’essere conclusa, la multinazionale leader mondiale del trasporto merci non ha intenzione ancora di porre fine alle prepotenze sui lavoratori, nonostante ormai le perdite economiche causate dagli scioperi superino di gran lunga il risparmio dovuto al licenziamento di qualche decina di lavoratori. Perché quindi l’azienda non si arrende? L’unica risposta logica è quella che vede in una posizione politica la motivazione principale della testardaggine dei padroni.
FedEx TNT si sta ponendo alla testa della reazione padronale in Italia alla crisi, la voce dei padroni deve essere chiara alle orecchie dei lavoratori: saranno questi ultimi a pagare le catastrofiche conseguenze del lockdown. Proprio per questo motivo anche la resistenza dei lavoratori rappresenta molto di più di una semplice vertenza per salvare qualche posto di lavoro, se i facchini incassassero una sconfitta su tutta la linea si aprirebbe un varco importante in un settore che ha visto nell’ultimo decennio le lotte più aspre e intransigenti e spingerebbe indietro la classe operaia nel suo complesso, al contrario una loro vittoria porrebbe un primo importante argine alle politiche criminali della borghesia.
Per questo motivo questa lotta, come altre che si svilupperanno nei prossimi mesi, è una lotta che riguarda tutti e la presenza di solidali organizzati o singoli ha un valore oltre il mero e contenuto dato numerico. Serve e servirà sempre di più con il passare del tempo, un vero fronte unico di classe, capace di organizzare sotto le bandiere di sindacati, movimenti e organizzazioni della classe operaia il maggior numero di lavoratori e giovani possibili se si vuole avere la speranza di piegare una borghesia sempre più impantanata in una crisi economica e sociale senza precedenti nella storia recente.
CM