Nella giornata di sciopero generale di ieri in Palestina, è stato diffuso a grande scala un volantino per proseguire l’organizzazione e lo sviluppo della lotta, contro la segregazione neocoloniale a cui sono sottoposti i palestinesi. Lo pubblichiamo tradotto in italiano.
I palestinesi in lotta dentro i confini di Israele hanno diffuso massicciamente, nelle piazze e su internet, un volantino che riprende il metodo classico di organizzazione e agitazione degli scioperi in quel paese. Come l’adesione allo sciopero generale è stata la più grande da quello del 1939, così è tornato a diffondersi in tutte le città e i villaggi il volantino-manifesto, che chiama all’unità e alla liberazione dall’oppressione sionista. Un manifesto dalle parole forti, che non risparmia nessuno degli attori coinvolti, da Israele alle incapaci fazioni politiche “di governo” che in questi anni hanno soltanto alimentato la divisione del popolo palestinese.
Una chiamata alle armi, contro ogni forma di oppressione, una critica diretta a chi ha avallato le politiche dell’occupante, puntando il dito contro gli accordi di Oslo, la divisione di Gerusalemme e lo stato di guerra perenne all’interno di Gaza.
A partire da questo manifesto, da come si è potuto capire da fonti sul campo, si organizzeranno dei comitati popolari con l’obbiettivo di far continuare l’Intifada fino alla vittoria.
Sarà una lunga lotta: la lotta degli oppressi contro occupanti e contro chi in questi anni ha avallato le scelte di dividere politicamente, geograficamente e culturalmente un intero popolo.
Riportiamo qui il Manifesto della Palestina Unica scritto dai “Palestinesi del ’48”.
Palestinesi,
Stiamo scrivendo insieme un nuovo capitolo di coraggio e di rinascita nel quale racconteremo la storia di un diritto che non verrà cancellato dall’oppressione del colonialismo israeliano nonostante sia penetrato in profondità e sia sempre più duro.
Racconteremo una storia semplice del nostro paese: il diritto di essere un unico popolo e un’unica collettività in tutta la Palestina. Le squadracce sioniste hanno cacciato gran parte del nostro popolo, hanno rubato le nostre case e hanno distrutto i nostri villaggi e successivamente hanno spezzettato ciò che ne era rimasto. Ci hanno separato geograficamente e ci hanno trasformato come se fossimo collettività diverse e separate affinché ognuno di noi vivesse in tante grandi prigioni. Così, l’entità sionista ci ha controllato. Così ha diviso le nostre aspirazioni politiche e ci ha impedito di portare avanti una lotta tutti insieme di fronte al regime coloniale di apartheid in tutta la Palestina.
Così Israele ci ha sbattuto dentro prigioni isolate dal resto del mondo. Una di esse nella Sponda Occidentale (Cisgiordania) ed è la ‘prigione di Oslo’. Una dentro i territori del 1948 ed è quella della ‘prigione della cittadinanza’. un’altra, caratterizzata con la guerra e con la crudeltà perenni, che è quella di Gaza. Poi ce n’è un’altra, isolata da parte di un processo di ebraicizzazione, ovvero Gerusalemme. E un’ultima, cacciata e sparpagliata in tutte le parti della terra.
In questi giorni stiamo scrivendo un nuovo capitolo. Il capitolo dell’intifada dell’unità che perseguirà un solo e unico scopo: il ritorno dell’unità della società palestinese in tutte le sue peculiarità e in tutti i suoi campi. Il ritorno per unire le aspirazioni politiche e le lotte per far fronte al sionismo in tutta la Palestina.
Questa Intifada sarà lunga, sarà un’intifada della coscienza più profonda. Spazzeremo via le scorie della sottomissione e del disfattismo e forgeremo le generazioni al coraggio e al principio che la Palestina è una. Sarà nostro nemico chiunque acuisca e resti devoto alle divisioni tra le élite sociali e politiche.
Questa sarà una lunga intifada che si estenderà tra le strade della Palestina e di tutto il mondo. Un’intifada che affronterà la mano dell’ingiustizia ovunque essa sia e che fronteggerà i bastoni dell’oppressione ovunque essi picchino.
Sarà un’Intifada che affronterà a petto nudo e a testa alta, con speranza rivoluzionaria, letture scientifiche e uno sforzo strutturale, personale e collettivo i proiettili dell’occupazione sionista ovunque essi sparino.
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