Pubblichiamo la seconda parte di un articolo che approfondisce la storia e il ruolo del primo grande giornale politico dei marxisti russi, l’Iskra, fondata da Lenin e altri membri del partito socialdemocratico russo nel 1900. Qui la prima parte.
Nei suoi primi anni l’Iskra ebbe un ruolo chiave nella lotta politica contro le concezioni economiciste, predominanti nella socialdemocrazia dell’epoca. Noti come «marxisti legali», i fautori di quest’orientamento promuovevano scioperi per rivendicazioni economiche, però disprezzavano la lotta teorica ed abbassavano il programma (abbattere il regime alla radice) a rivendicazioni sindacali isolate.
La necessità di combattere queste concezioni riformiste nasceva dalla considerazione che le nuove generazioni adottavano il linguaggio eclettico e ripulito degli economicisti. A differenza delle altre tendenze socialdemocratiche, che si adattarono a queste pressioni sindacaliste limitate alla denuncia, nella Dichiarazione della redazione dell’Iskra Lenin affermava quanto segue:
Noi intendiamo la socialdemocrazia in altra maniera: come un partito rivoluzionario rivolto contro l’assolutismo, legato indissolubilmente al movimento operaio. Solamente se si organizzerà in un partito siffatto il proletariato, la classe più rivoluzionaria della Russia odierna, sarà capace di realizzare il compito storico a cui è destinato: unire sotto la sua bandiera tutti gli elementi democratici del paese la lotta di tante generazioni sacrificate fino al trionfo sull’odiato regime.
In altre parole – a differenza dagli economicisti, che dividevano la lotta sindacale, in mano alla classe operaia, dalla lotta politica, guidata invece dai grandi teorici ed intellettuali – il giornale politico rivoluzionario, creato per il movimento operaio, avrebbe dovuto unificare il complesso della classe operaia ed innalzare il livello teorico delle avanguardie.
Tale organizzazione partitica si contrapponeva, a sua volta, alle azioni individuali che i populisti proponevano da anni. Gli attentati terroristici “spontanei”, che comunque conoscevano un declino, non offrivano una via d’uscita alternativa per mettere fine alle condizioni di sfruttamento del proletariato e dei contadini russi. Al contrario, provocava una feroce rappresaglia del governo ai danni del movimento operaio. Lenin si riferisce instancabilmente a queste azioni come ad atti individuali e isolati che non minacciano il regime quanto potrebbe l’insieme delle forze rivoluzionarie.
L’Iskra come l’impalcatura del partito
Iskra cercava di “accendere la fiamma” lottando contro le deboli posizioni degli economicisti ma anche, al contempo, costruendo una pratica militante tramite l’uso e la diffusione del giornale. Mentre all’estero i principali dirigenti della socialdemocrazia russa si raccoglievano attorno alla redazione, la formazione di una fitta rete di agenti locali costituivano la colonna vertebrale del movimento iskrista. Nadhezda Krupskaia, la compagna di Lenin, era incaricata di connettere tutti i comitati sparsi per il territorio russo, nutrendo il giornale di notizie e denunce operaie. Alcuni dei metodi più utilizzati dagli agenti locali per aggirare i controlli dell’Ochrana (la polizia zarista) ed introdurre la stampa in Russia erano, ad esempio, il trasporto in valige con doppio fondo e l’uso dell’inchiostro simpatico. Si organizzavano anche tipografie illegali a Mosca, Odessa e Baku. L’Iskra aveva inoltre agenti a Berlino, Parigi, Svizzera e Belgio che raccoglievano i fondi per sostenerla finanziariamente.
Tutta questa struttura dava vitalità al giornale. Lenin la definiva metaforicamente come un’impalcatura perché permetteva di delineare i contorni di un’organizzazione su basi solide, unendo i gruppi dispersi e le loro lotte, incanalando l’indignazione verso la fame e lo sfruttamento in un’organizzazione reale ed attiva.
Il partito, mediante il lavoro sistematico del periodico, dirigeva le azioni del movimento colpendo molto più forte di un cumulo di esplosioni spontanee in regioni distanti tra loro.
La scissione del 1903 e la “nuova Iskra”
A differenza di Plechanov, che concepiva il marxismo in un’ottica conservatrice e meccanicista, il piano di Lenin era di adeguarlo alla nuova fase imperialista combinando agitazione e propaganda con l’organizzazione rivoluzionaria collettiva. La lotta politica in seno al giornale fece sì che venissero alla luce le diverse tendenze che segnarono la scissione del POSDR nel II Congresso del luglio/agosto del 1903 a Bruxelles e Londra, organizzato dagli iskristi e a cui parteciparono 50 delegati. In questo congresso si produssero ampie discussioni circa l’organizzazione del POSDR. I bolscevichi divennero la maggioranza ed i menscevichi la minoranza. Il fulcro della discussione era se si potesse considerare membro partito chiunque simpatizzasse con la socialdemocrazia. Per Lenin ogni membro doveva partecipare ad un qualche organo dell’organizzazione, differentemente dai menscevichi che tenevano una posizione più lassa e finirono avvicinandosi ad alcune posizioni della borghesia liberale. Il nuovo comitato di redazione fu integrato con tre membri: Plechanov, Lenin e Martov, convertito a dirigente menscevico. Quando il vecchio marxista si piegò fino a fare concessioni ai menscevichi sulle pagine del periodico, Lenin il primo novembre del 1903 – in minoranza – decise di abbandonare la redazione. Fino a quel momento Iskra aveva pubblicato 51 numeri(6). Nonostante il pesante intoppo, Lenin denunciò l’usurpazione del giornale e creò “Avanti!” (Vperiod!) nel 6 gennaio del 1905, come organo di stampa dei bolscevichi. Quasi 10 anni più tardi, col giornale operaio Pravda si consolidò l’organizzazione del partito rivoluzionario che trionfò nell’ottobre del ’17.
Come abbiamo già detto il ruolo della stampa leninista è completamente diverso da quello della stampa borghese, tanto ai tempi di Iskra quanto oggi. Concepire un giornale come organizzatore del partito e riprenderlo come strumento permette non solo di mantenere vivo il legame con la tradizione rivoluzionaria, ma anche di recuperare l’audacia e l’iniziativa che permisero a Lenin di gettare le basi del processo rivoluzionario più importante nella storia dell’umanità.
Come marxisti rivoluzionari dei tempi odierni abbiamo come compito di primo ordine l’organizzazione politica della classe operaia.
Note
(6) Per Lenin, senza lo strumento unificatore (il giornale) i boicottaggi, gli scioperi, le manifestazioni, che erano la base del partito, “perdono i nove decimi della loro importanza” (Il nostro compito immediato, 1899).
(7) Cfr. Coca Garcia, Lenin y la Prensa, Editorial de la Universidad del País Vasco, 1988.
Claudia Ferri
Traduzione da La Izquierda Diario
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