Si è tenuta giovedì in viale del Caravaggio, nel quartiere di Tor Marancia a Roma, una partecipata assemblea per rilanciare la resistenza degli inquilini contro la campagna di sfratti programmata dalla prefettura romana.


Pienone di inquilini e solidali ieri pomeriggio in viale del Caravaggio, di fronte alle due palazzine che costituiscono da sette anni l’occupazione di Caravaggio a Roma, nel quartiere Tor Marancia, in una periferia sud della città riempita di case popolari tra il Dopoguerra e il 1960, che ora sta attirando le attenzioni di speculatori, palazzinari e ceti sociali un tempo pressoché assenti da questa zona un po’ “infossata” di Roma, chiamata Shangai per gli allagamenti frequenti.

Caravaggio, dopo lo sgombero di Cardinal Capranica, è in cima alla lista delle prefettura di Roma riguardo le strutture occupate da sgomberare una dopo l’altra nell’arco di pochi anni: a contrario della prima, è di proprietà privata – una degli oltre mille immobili posseduti dalla famiglia di palazzinari Armellini i quali, come detto chiaramente in assemblea, “fanno parte di un ristretto cerchio di ricchi che determina il corso della politica romana” e lasciano colpevolmente sfitti moltissimi immobili per poter continuare le proprie speculazioni sui prezzi e sugli affitti.

L’assemblea è stata aperta dalla portavoce “storica” dell’occupazione, Anna:

Oggi non sappiamo quale sia il nostro futuro. Qualcuno ha deciso che sia quello di vivere per strada. […] Siamo in tanti a vivere in emergenza abitativa, e Caravaggio per tutti noi è diventata un simbolo. […] Roma è una città grassa, di una ricchezza immensa, dove pochi decidono della situazione abitativa di tanti.

Sono poi intervenuti esponenti dei due circuiti organizzati di occupazioni abitative, i Blocchi Precari Metropolitani e il Coordinamento cittadino Lotta per la casa, e a seguire diverse realtà sociali solidali con la resistenza allo sfratto: Si Cobas, Asia-USB, CGIL, Libera, Medicina Solidale, Coordinamento Cittadino Sanità, Potere al Popolo, da Napoli il Movimento dei disoccupati “7 novembre”, e altri.

Gli interventi hanno rilevato la fase particolare di riorientamento dell’attenzione politica e mediatica verso la crisi di governo che, mettendo in forte dubbio la permanenza di Matteo Salvini come Ministro degli Interni, rischia di compromettere seriamente il passo di carica con cui ha avanzato finora la prefettura di Roma guidata da Gerarda Pantalone, promossa da Salvini appena in tempo per essere la protagonista del suo grande piano di sicurezza e decoro per la capitale. Ciò che però è emerso altrettanto chiaramente è la necessità di non limitarsi a presentare a testa bassa le proprie lagnanze, aspettando passivamente l’esito della crisi in corso: gli inquilini sono pronti a difendere l’unica casa che hanno, così come a rivendicare fermamente la necessità di non dividere le famiglie e di valutare solo proposte di ricollocazione nella stessa zona dove queste famiglie vivono, evitando qualsiasi “deportazione” a chilometri e chilometri di distanza, come è successo agli inquilini sgomberati di Cardinal Capranica. La difesa di Caravaggio e la rivendicazione immediata dello stop agli sgomberi, come ha affermato Luca del Coordinamento Lotta per la casa, non può e non deve impedire di discutere e allargare i contenuti del diritto all’abitare, senza difendere solo l’esistente, ma anzi rivendicando piani che assicurino una casa a tutti, in direzione contraria alle campagne già in atto in tutta Italia di (s)vendita delle case popolari – progetto in valutazione anche da parte della Regione Lazio. Proprio Zingaretti, presidente della regione, ha subito diverse forti critiche per la forte distanza tra i suoi proclami di necessità di “voltare pagina” e la sua politica quotidiana assolutamente dalla parte dei grandi proprietari, dei palazzinari al pari della Lega. Margherita dei BPM, in particolare, ha sottolineato la mancata applicazione della direttiva regionale che avrebbe dovuto stanziare fondi per la questione abitativa, a conferma della politica del PD di Zingaretti schierata nei fatti contro la popolazione povera che vive sulla propria pelle la difficoltà del mantenere un tetto sulla testa; l’unica “svolta” che ci interessa, ha continuato, è quella che tiri una riga sopra l’ipotesi di continuare gli sgomberi delle occupazioni abitative e degli spazi sociali recuperati da immobili lasciati vuoti per anni.

Gli inquilini sono dunque pronti ad affrontare a testa alta, con proposte “offensive” e non solo di resistenza, il tavolo istituzionale di lunedì prossimo, così come quello con la prefettura di martedì, giorno per il quale a mezzogiorno hanno convocato un’assemblea e conferenza stampa proprio a Caravaggio.

Possono contare su un consenso di un settore di movimento, sindacale e politico che si sta allargando nella capitale, e che sta partecipando su diversi piani alla campagna di sensibilizzazione e solidarietà verso gli occupanti e la loro situazione sociale. Una campagna di movimento e lotta, come ha sottolineato un compagno del centro sociale Acrobax, che non deve avere paura di rivendicare la propria origine e la propria prospettiva come episodio di lotta di classe di proletari che non possono permettersi l’affitto contro i borghesi palazzinari che si arricchiscono grazie alla rendita immobiliare parassitaria. Una mobilitazione, come ha affermato Alberto del SI Cobas, che sta riattivando un piano di dibattito e di mobilitazione larghi a Roma, non dettati dall’agenda mediatica immediata dei vari Salvini, come non si vedevano più da anni, e che può unire e dare forza alla lotta dei lavoratori immigrati, ad esempio, impiegati tramite appalti e subappalti dagli stessi palazzinari proprietari di Caravaggio:

Dopo Cardinal Capranica, nessuno ha potuto fare a meno di vedere lo schifo della disuguaglianza in questa città, e lo schifo della disuguaglianza non si blocca con cinque ufficiali della Digos che ascoltano un’assemblea pubblica in un pomeriggio di agosto a Roma; lo schifo della disuguaglianza non si blocca con le promesse elettorali; lo schifo della disuguaglianza si blocca lottando, riprendendosi gli spazi, riprendendosi i palazzi, le case, lottando sul proprio posto di lavoro e scioperando! […] Chi è stato nelle strade in questi anni deve poter scrivere l’agenda politica di questo paese: i nostri paletti saranno lavoro per tutti, casa per tutti, salari per tutti, diritti e pari dignità, fianco a fianco ai nostri fratelli e sorelle migranti! Quest’occupazione che chiede e forse otterrà più edilizia residenziale per tutti, italiani e stranieri, l’hanno costruita insieme italiani e stranieri, e su questo non si torna indietro. Salvini, sei tu che devi avere paura!

Ha così lanciato la necessità di sviluppare fino in fondo tutti gli strumenti di lotta che i sindacati possono mettere in campo a sostegno degli occupanti:

Accorrere fuori quando arriveranno le camionette? Certamente. Dormire dentro insieme agli occupanti? Certamente. Ma anche dichiarare alla prefettura che siamo pronti a dichiarare uno sciopero metropolitano se qualcuno entra a Caravaggio. Perché, se ci vogliono per strada le nostre braccia non lavoreranno per i loro profitti: questo vuol dire solidarietà proletaria!


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Eduardo Sorge, del movimento dei disoccupati di Napoli, ha sottolineato la continuità nella repressione e nel macello sociale dei governi degli ultimi anni anche a livello locale, e il carattere illusorio di un “Fronte Democratico”:

Aldilà di qualsiasi scenario di governo che si aprirà, disoccupazione, precarietà e sgomberi toccheranno sempre e solo a noi. In questa fase, allora, riteniamo opportuno che un fronte ci sia, ma sia un fronte anticapitalista, fatto in carne e ossa con quei disoccupati, quei lavoratori che lottano. […] La nostra lotta per il salario, per il lavoro, è un pezzo di una lotta più grande della nostra classe, che ha bisogno di ricostruire un filo unico. […] La “nottata” passerà solo ed esclusivamente se noi saremo in grado di costruire la nostra agenda, il nostro programma. […] Per il 29 settembre vi invitiamo a partecipare all’assemblea nazionale che si terrà a Napoli, convocata col SI Cobas e altre realtà, per capire insieme come attraversare l’autunno e conciliare gli scioperi nei luoghi di lavoro e nei territori, a livello cittadino e metropolitano. […] A manganellarci fuori la Regione Campania e altrove è stato tanto Salvini quanto il PD. Certo, in base ai governi che si formeranno ci saranno scenari con contraddizioni diversi, ma una cosa è certa: noi stiamo da una parte, loro dall’altra parte della barricata.

È con questo spirito di indipendenza di classe, che la battaglia per il diritto all’abitare potrà continuare dandosi un programma e una prospettiva all’altezza della sfida che costituisce all’ordine e alla proprietà borghesi, e potrà affrontare e superare gli scontri e gli attacchi che l’altra parte non ci farà mancare.

Giacomo Turci

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.