Riportiamo una versione scritta degli interventi di Scilla Di Pietro, fondatrice del Il Pane e le Rose Italia e redattrice della Voce delle Lotte, tenuto nel dibattito online organizzato da Izquierdadiario.es e dalle compagne di Pan y Rosas nello Stato Spagnolo: sulla condizione delle donne in Italia e sulle rivendicazioni urgenti oggi per le donne lavoratrici, e non solo, per uscire da questa crisi.

Al dibattito hanno partecipato la giornalista e storica Josefina Martinez, firma di Izquierdadiario.es e militante di Pan y Rosas a Madrid, Andrea D’Atri, fondatrice e dirigente della corrente internazionale di Pan y Rosas, e l’avvocata e attivista per i diritti umani Pastora Filigrana, di Siviglia. Il video dell’incontro è disponibile qui.


Com’è la situazione in Italia? Com’è la situazione delle donne lavoratrici?

In Italia stiamo vivendo in regime di quarantena “stretta” dal 9 marzo a presumibilmente il 4 maggio, giorno in cui si entrerà nella “fase due” di riapertura di alcuni settori. Ad oggi abbiamo più di 185mila contagiati, di cui 25mila morti e 52mila guariti.
Dopo il primo mese di quarantena che paralizzò il paese e la vita di tantissimi lavoratori l’insofferenza verso la gestione di questa situazione e verso il governo cresce; in quanto senza un lavoro e senza un reale aiuto da parte dello stato è iniziato a cadere il velo di maja della romanticizzazione della quarantena ,promossa dal governo Conte, e a far uscire la rabbia di tutta una fetta di popolazione in condizioni di estrema povertà, tanto da non avere i soldi per la spesa.
A ciò si aggiunge la rabbia di tutti i lavoratori e lavoratrici che hanno fatto parte di tutti quei servizi essenziali e non, che hanno dovuto rischiare la vita non solo per andare a lavoro ma anche per lottare contro il disinteresse delle aziende per la salute dei loro stessi lavoratori e di tutto il paese a fronte dei propri profitti, affinché prima il governo si decidesse a chiudere tutti i servizi non necessari e poi affinché ogni lavoratore ottenesse gli adeguati presidi di sicurezza. Una lotta che, purtroppo, ha avuto le sue vittime: come Maddy, la lavoratrice di DHL a Milano, che fino a pochi giorni prima dell’infezione era al fianco delle sue colleghe a rivendicare presidi di sicurezza e un organizzazione all’interno del posto di lavoro che permettesse a tutti i lavoratori di tutelarsi.
Cresce la rabbia di tutte le donne, che hanno combattuto questa epidemia in prima fila: molti dei settori indispensabili sono femminilizzati, come l’industria alimentare, la sanità e il mondo delle pulizie. Il 25 marzo abbiamo assistito a uno sciopero di un minuto di solidarietà con tutti i lavoratori dei settori ancora attivi  da parte di tantissimi lavoratori della sanità esigendo dallo Stato la chiusura di tutti i servizi non essenziali o la riconversione di questi per la produzione di materiale sanitario utile ad affrontare la crisi, in nome del bene comune e della prevenzione della salute di tutti.
Sempre più urgente sta diventando la denuncia delle donne migranti che lavorano come badanti e che non hanno la possibilità di spostarsi e ritornare non solo nel loro paese d’origine – dove spesso lasciano genitori e figli che avrebbero altrettanto bisogno di cure perché il patriarcato e il capitalismo non fanno differenze logistiche – ma anche semplicemente in un altra abitazione dopo essere state licenziate o essere vittime di violenza e abusi perché non hanno il permesso di soggiorno in regola; in quanto ogni movimento è sottoposto a possibile controllo della polizia che richiede un valido motivo e i documenti che lo dimostrano, pena multe, sanzioni o addirittura l’arresto. Provocando così, inoltre, un aumento dei casi di abuso poliziesco incredibile.


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Che iniziative ha messo in capo il movimento femminista in Italia riguardo la situazione delle violenze machiste?
Di che programma hanno bisogno le donne per affrontare questa crisi?

La situazione in Italia sulla violenza domestica è da sempre al centro del dibattito del femminismo in quanto abbiamo una casistica molto elevata, si pensi che prima della crisi c’era una media di un femminicidio ogni tre giorni, e il 75% delle donne ammette di aver subito una qualsiasi tipo di forma di violenza nella propria vita. Oggi con il coronavirus, e la conseguente reclusione in casa la situazione si è aggravata drasticamente. Solo nel mese di marzo ci sono state circa tremila richieste di aiuto e denunce di abuso in famiglia e ancora un numero non ben definito di femminicidi, ma che supera già la decina.
A ciò si aggiungono i casi di violenza sanitaria sulla vita delle donne, molte donne hanno denunciato l’enorme difficoltà a ricorrere ai servizi di contraccezione, difficoltà nell’accesso ai consultori e soprattutto a ricorrere alla pratica dell’aborto che, seppur è considerato un servizio essenziale in tutti i decreti, a causa della possibilità dell’obiezione di coscienza correlata all’impossibilità delle donne di spostarsi dal proprio quartiere e all’assenza di personale sanitario rende molto difficile la messa in pratica di tale procedura sottraendo così, di fatto, tale diritto alle donne.
Per questi motivi dalle aree più attive del femminismo sono state messe in piedi varie campagne di informazione e denuncia sul tema della violenza domestica e della tutela al diritto all’aborto, in particolare lanciate dal movimento Non Una di Meno e dall’associazione DIRE.
Noi riteniamo che queste denunce siano fondamentali, ma non bastano, bisogna lottare per imporre un piano reale di aiuto a tutte le donne. Per questo rivendichiamo l’esproprio di tutte le strutture abitative in disuso o ferme per il coronavirus, come gli hotel, affinché vengano riadattate a “case delle donne” dove poter far accedere con le dovute sicurezze sanitarie tutte le donne vittime di violenza. Dove le donne possano trovare non solo un posto lontano dalle loro situazioni di violenza, ma che possano mettere in pratica anche la collettivizzazione del lavoro di cura, permettendo così a tutte le donne lavoratrici di poter continuare o riprendere ad andare a lavoro; e che lo stato si occupi di tutte le spese necessarie per loro e per le operatrici che ci lavorerebbero, compresa la spesa alimentare e i dispositivi di sicurezza.
Rivendichiamo che lo Stato sospenda la legittimità dell’obiezione di coscienza e che metta a disposizione fondi e dispositivi di sicurezza a tutti i consultori, centri antiviolenza e presidi che possono aiutare le donne in questa situazione, che sia aiutarle dall’uscire da una situazione di violenza a una gravidanza indesiderata.

Come femministe rivoluzionarie ci sembra impossibile pensare a una risoluzione di questa crisi senza mettere in dubbio questo sistema che genere e rigenera queste oppressioni di forma costante. L’idea di umanizzare il capitalismo, un “capitalismo verde”, un “capitalismo più femminista” o più sociale è un illusione totale. E in questa ottica mi preme chiedere più in generale quale può essere la soluzione per questa crisi. In Particolare in Italia, che è sotto lo sguardo costante di moltissima gente per la sua caratteristica di polarizzazione verso l’estrema destra con Salvini. Molti di fronte questa situazione hanno invocato alla retorica “del male minore” e quindi l’appoggio al governo PD-M5S, tu che ne pensi?

Precedentemente alla crisi, Salvini stava nettamente allargando i suoi consensi in Italia, forte anche della crescita elettorale alle ultime elezioni regionali. Votazioni in cui,tra l’altro, si è palesato proprio il totale fallimento della politica “del male minore” promossa dal PD e spinta dal movimento delle Sardine, nato e morto proprio in quel contesto.
Intanto, di fronte alla crisi, il presidente Conte ha tentato di ricoprire il ruolo di padre della patria dal volto rassicurante, spingendosi anche ad avere un aperto scontro con Salvini e la Meloni in uno dei suoi discorsi pubblici, in cui li ha accusati apertamente di diffondere notizie false sul MES.
Mentre il ruolo di Salvini si è focalizzato sul rafforzare il proprio populismo, chiamando alla solidarietà con i lavoratori della sanità, però facendosi primo portavoce della richiesta di apertura delle chiese per la messa di pasqua, come se questo non avrebbe avuto una ricaduta sul numero di contagi e quindi un impatto sui lavoratori della sanità stessa.
A maggio era prevista una tornata di elezioni che ovviamente sono state rinviate; un altro fattore che permette al governo Conte di consolidare ulteriormente la sua posizione di “alternativa” agli occhi dei cittadini. Posizione che, però, sconta una certa debolezza davanti agli occhi della borghesia italiana che nelle ultime due settimane ha letteralmente scavalcato i decreti amministrativi per reimporre il proprio commercio e l’apertura delle grandi aziende; limitando così il periodo di chiusura effettivo dei servizi non essenziali ad un massimo di due settimane.
Così, il governo PD-M5S sta assumendo il ruolo “del male minore” non solo di fronte all’avanzata della destra reazionaria di Salvini, ma il “male minore” anche di fronte la risoluzione della crisi, incarnando la bugia di una possibilità pacifica di risoluzione di questa situazione. Pensare però di risolvere la crisi con questo governo che prova a contenere la crisi ma continua a governare con i capitalisti è un illusione totale.
Né Conte, né Salvini, né la grande borghesia hanno interesse sulla vita degli operai, dei lavoratori e delle donne. Non gli interessa se per uscire dalla crisi economica saranno necessari licenziamenti di massa o mettere di nuovo a rischio la vita di migliaia di lavoratori e lavoratrici. Crediamo che gli unici che possano veramente tutelare i propri interessi siano i lavoratori e le lavoratrici stesse e che sia l’ora che siano loro a decidere come uscire da questa crisi e ad imporre che questa venga pagata da chi ha i soldi sporchi del sangue dei 25 mila morti per contagio.
Aspettare che la grande borghesia difenda i nostri interessi in quanto lavoratrici, donne e migranti è solo un illusione, utilizzare la crisi per imporre la nostra volontà è l’unica alternativa reale per sopravvivere alle barbarie che da secoli ci impongono il capitalismo e il patriarcato e che negli ultimi due mesi ha solo preso un volto nuovo accelerando una crisi già alle porte.

Nata a Napoli il 1997, già militante del movimento studentesco napoletano con il CSNE-CSR. Vive lavora a Roma. È tra le fondatrici della corrente femminisa rivoluzionaria "Il Pane e Le Rose. Milita nella Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) ed è redattrice della Voce delle Lotte.