Il 7 dicembre, un colpo di Stato istituzionale promosso dal parlamento peruviano ha rimosso il presidente Pedro Castillo dal suo incarico dopo il suo tentativo di sciogliere il parlamento, come ultima misura di un governo in crisi politica fin dal suo insediamento. Attraverso il colpo di Stato istituzionale, la sua ex vicepresidente Dina Boluarte ha prestato giuramento e sta affrontando una feroce lotta da parte del popolo peruviano, con manifestazioni, scioperi e blocchi stradali che chiedono le sue dimissioni.


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24 novembre 2021: l’estrema destra peruviana presenta al Parlamento una mozione di impeachment nei confronti di Pedro Castillo, che si è insediato il 28 luglio e in meno di 120 giorni di mandato ha cambiato una dozzina di ministri, oltre a dover affrontare le divisioni nella coalizione che lo ha portato al potere. Ma pochi giorni dopo la mozione è stata respinta dal Congresso.

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1 febbraio 2022: dopo ulteriori dimissioni di ministri, Pedro Castillo rinnova il suo gabinetto, scegliendo membri con un profilo più conservatore rispetto ai funzionari precedenti. Questo gabinetto è il più breve della storia del Perù, poiché cade 72 ore dopo a causa delle critiche e del rifiuto dell’opinione pubblica.

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10 marzo 2022: viene presentata una nuova istanza contro Pedro Castillo e ancora una volta il Congresso respinge la sua rimozione dall’incarico. Quasi un mese dopo, Pedro Castillo decreta il coprifuoco in seguito alle proteste contro le politiche del suo governo. Ma le manifestazioni stesse lo costrinsero a revocare il provvedimento il giorno successivo. Il suo governo aveva già perso il sostegno sociale, per non aver fatto progressi nelle riforme promesse, ma al contrario, facendo accordi con la destra, concessioni alle multinazionali e alle grandi imprese, mantenendo tutte le misure antioperaie e antipopolari attuate durante il governo golpista neoliberista di Fujimori.

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26 aprile 2022: Pedro Castillo presenta un progetto di riforma costituzionale. Pochi giorni dopo decreta lo stato di emergenza per reprimere le proteste degli abitanti delle aree minerarie.

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24 novembre 2022: il primo ministro del Perù si dimette e il presidente Castillo annuncia un nuovo rimpasto di governo, ratificando la sua linea di destra.

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1 dicembre 2022: dopo che il Presidente Pedro Castillo ha tentato di sciogliere temporaneamente il Congresso e ha proposto di governare per decreto, anticipando l’esito della mozione di impeachment, il Parlamento ha finalmente approvato la mozione contro di lui. Si trattava del terzo tentativo di destituzione di Castillo, preparato da settori di destra del Congresso, della Procura Generale e della magistratura, sulla base di una serie di accuse giornalistiche di vari “collaboratori” che accusavano Castillo di essere a capo di una “organizzazione criminale”. Il tentativo bonapartista di Castillo di chiudere il Congresso per impedire l’impeachment ha avuto l’effetto opposto: con l’appoggio di Washington e dell’OSA (Organizzazione degli Stati Americani, a egemonia USA), è stato accelerato il golpe istituzionale per rimuovere un presidente eletto dal voto popolare.

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7 dicembre 2022: dopo l’arresto del presidente Pedro Castillo e la carcerazione nello stesso luogo in cui è detenuto l’ex presidente Alberto Fujimori, entra in carica la sua ex vicepresidente Dina Boluarte. In diverse regioni del Perù sono iniziate rapidamente le mobilitazioni contro il golpe istituzionale, chiedendo la rimozione di Boluarte dal suo incarico. Inizia la repressione brutale.

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16 dicembre 2022: la magistratura ordina 18 mesi di detenzione preventiva contro l’ex presidente Pedro Castillo, mentre il Congresso peruviano rifiuta di anticipare le elezioni al dicembre 2023.

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19 gennaio 2023: giornata di sciopero nazionale con mobilitazioni in tutto il Paese. Migliaia di manifestanti cercano di occupare l’aeroporto di Arequipa, 30.000 contadini e abitanti dei villaggi manifestano per le strade di Lima, dopo aver viaggiato dalle regioni del “Perù profondo”. Sono stati ospitati nella capitale peruviana gli studenti dell’Università di San Marcos e di altre istituzioni educative, detenuti dopo l’intrusione delle forze repressive. Tuttavia, le manifestazioni sono proseguite nei giorni successivi.

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27 gennaio 2023: il Congresso peruviano respinge la richiesta del presidente golpista Dina Boluarte di votare per anticipare le elezioni al 2023.

 

Iris Valdemi

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