Qual è il ruolo di una pubblicazione nella strategia complessiva per il socialismo?

Proponiamo una riflessione elaborata da Left Voice, giornale statunitense gemello della Voce delle Lotte, facente parte della Rete Internazionale di giornali online, presente in 14 paesi tra l’America e l’Europa e animata dalla Frazione Trotskista: uno strumento di comunicazione e lotta politica, contro oppressione e sfruttamento e per il socialismo, che ha conquistato un pubblico di milioni e milioni di persone nel mondo seguendo uno spirito “iskrista”.


La stampa è sempre stata uno strumento potente al servizio dei progetti politici: non solo socialisti, ma progetti di tutti i tipi. Tra i rivoluzionari è noto l’esempio dell’ Iskra: Lenin vide nella stampa il mezzo per unire il Partito operai socialdemocratico russo (POSDR), riunirlo attorno a un programma, e per rafforzare il coordinamento tra i suoi suoi diversi rami e organizzazioni locali integrandoli in una organizzazione nazionale.

Allo stesso modo, Antonio Gramsci ha fondato il giornale L’Ordine Nuovo con lo scopo di stimolare il dibattito tra i marxisti italiani e gli operai socialisti. Mentre Angelo Tasca voleva concentrarsi maggiormente sull’economia marxista e sui dibattiti ideologici, Gramsci si è battuto all’interno del comitato di redazione per un orientamento editoriale rivolto verso i lavoratori più avanzati alla guida dei comitati di fabbrica nelle aree industriali del nord Italia. Egli paragonò i comitati di fabbrica ai soviet che solo pochi anni prima avevano avuto un ruolo decisivo durante la Rivoluzione russa. Ben presto lui e altri redattori furono invitati a tenere discorsi in diverse fabbriche e L’Ordine Nuovo divenne il giornale dei comitati di fabbrica.

Ci sono esempi di questo rapporto dialettico tra la stampa e i progetti politici lungo tutto il XX secolo. Più recentemente è nato “Público”, un giornale spagnolo direttamente collegato a Podemos, che ha avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo del partito, pubblicizzando i suoi candidati e esponendo le loro idee. Più vicino a noi, Jacobin è un altro esempio di come una rivista possa servire come piattaforma per lanciare un progetto politico o dare forma a un movimento in crescita con idee e politiche proprie. Jacobin si è ritagliato uno spazio nella sinistra statunitense ed è riuscito a dare forma all’ala pro-Bernie Sanders, i Democratic Socialists of America (DSA), adottando una strategia “dentro-fuori” nei confronti del Partito Democratico.

Anche i media mainstream sono a loro modo “partiti politici” con un’agenda politica, un programma. Prendiamo il New York Times o il Washington Post. Anche quando affermano di dare spazio alle opinioni “non allineate” (e lo fanno su questioni di secondaria importanza), la loro linea editoriale è chiara, così come l’agenda che promuovono su tutte le questioni politiche importanti.

Tutti i collaboratori fissi di Left Voice sono militanti rivoluzionari. Siamo tutti fortemente impegnati nella lotta per il socialismo. E abbiamo una visione relativamente concreta del cambiamento sociale. In primis, sappiamo che ci vorrà una rivoluzione per raggiungere il socialismo. Gli esempi di tentativi falliti di superamento del capitalismo per via elettorale si sprecano. Stiamo parlando di una rivoluzione sociale nella quale siano le masse a prendere in mano il proprio destino, non di una “rivoluzione politica” nelle sovrastrutture del potere, in cui la maggior parte delle persone faccia da pubblico o, nella migliore delle ipotesi, offra soltanto un sostegno passivo.

Ma le rivoluzioni, a differenza delle rivolte di massa, non avvengono spontaneamente. Quando le masse si mobilitano senza un orientamento o una direzione politica, il processo rivoluzionario viene frenato, cooptato o schiacciato. In queste circostanze, il ruolo di guida spetta al partito rivoluzionario, un partito di militanti esperti che sanno quello che fanno, un partito radicato nei luoghi di lavoro, nei sindacati, nelle organizzazioni combattive studentesche e femminili, radicato a tal punto che può cogliere il sentimento delle masse e mobilitare le schiere degli oppressi nei momenti di protesta, di rivolta e di confronto aperto, in altre parole, un partito che può garantire l’elemento della direzione.

La questione verte su come costruire questo strumento politico, questa organizzazione rivoluzionaria che possa giocare un ruolo decisivo al momento giusto. La verità è che non esiste una formula magica. Per adesso vogliamo una pubblicazione che sia letta da tutta la sinistra americana, da centinaia di migliaia di persone. Stiamo lentamente raggiungendo questo obiettivo [in effetti recentemente, LV ha raggiunto il mezzo milione di visite mensili, ndt]. Man mano che andiamo avanti, pubblicando più articoli e raccogliendo collaboratori, simpatizzanti e lettori, sviluppiamo le nostre posizioni e il nostro programma, mettiamo alla prova la nostra conoscenza della politica attuale, impariamo dagli scambi con altri militanti di sinistra, con coloro che pubblicano articoli sulla nostra tribuna aperta, e così via.

Consideriamo il lavoro che facciamo per Left Voice come parte di quel lavoro che sta alla base nella costruzione di un’organizzazione rivoluzionaria. Questo è il principio che ci guida.

Left Voice fa parte di una rete mediatica internazionale che realizza contenuti ogni giorno, in dodici paesi e in otto lingue. La Izquierda Diario è il nome della rete in Argentina, Cile, Messico e altri paesi di lingua spagnola. In Francia, Révolution Permanente si è creata uno spazio tra l’attivismo di sinistra del Nuit Débout e, più recentemente, tra settori radicali dei Gilet Gialli.

Abbiamo creato la rete La Izquierda Diario nel 2013 perché siamo convinti che la sinistra rivoluzionaria abbia qualcosa di importante da dire. Oggi il nostro sito web in Argentina raggiunge tre milioni di persone al mese [con punte recenti di cinque milioni, ndt]. In Brasile abbiamo due milioni di visite al mese, e in Francia oltre un milione [con punte di tre milioni nella scorsa primavera, ndt]. Recentemente in Cile abbiamo raggiunto i due milioni di visite con i nostri reportage sulle massicce mobilitazioni contro il governo di Sebastián Piñera. Confutando il pregiudizio che le idee rivoluzionarie siano oggi marginali, abbiamo creato una rete di notizie per raggiungere milioni di persone tra i giovani e la classe operaia, diffondendo la nostra politica e aiutando a radicalizzare un maggior numero di persone. Inoltre, la nostra rete è internazionale perché siamo un progetto politico internazionalista. In tutti i paesi al di fuori degli Stati Uniti, c’è un’organizzazione politica dietro la pubblicazione, tutte appartenenti alla Frazione Trotskista.

Marx scrisse [nella Critica al programma di Gotha]: “per poter, in genere, combattere, la classe operaia ha l’obbligo di organizzarsi nel proprio paese, in casa propria, come classe… l’interno di ogni paese è il teatro immediato della sua lotta”. Come ha poi spiegato, però, questa lotta è nazionale solo nella “forma”, non nella “sostanza”. Ciò significa che bisogna essere socialisti sia negli affari interni che nella politica estera. Nel contesto americano, questo significa essere anti-imperialisti, essere contro le politiche imperialiste innanzitutto degli USA.

Non possiamo pretendere di liberare la classe operaia americana mentre il suo governo opprime gli altri paesi. Ecco perché uno degli aspetti più problematici della nuova “insurrezione democratica” è il suo nazionalismo. I DSA, da parte loro, hanno effettivamente giustificato questo nazionalismo sostenendo Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez nonostante le loro prese di posizione di corto respire nazionalista. La loro idea di base può essere riassunta come segue: “se vogliamo Medicare per tutti [Medicare for all, slogan molto diffuso che rivendica l’estensione della riforma sanitaria del governo Obama, ndt], dobbiamo chiudere un occhio sulla politica estera di questi politici”.

Ma non possiamo ignorare il fatto che, solo pochi mesi fa, il governo statunitense ha tentato un colpo di Stato in Venezuela, e che ora sta costringendo il Messico a mantenere a tutti i costi i migranti sul suo territorio mentre costruisce campi di concentramento all’interno dei propri confini. Non possiamo ignorare che l’intervento statunitense a Puerto Rico alimenta le sofferenze della popolazione del territorio e rafforza il dominio coloniale degli Stati Uniti. Come diceva Marx: “Un popolo che opprime un altro popolo non può essere libero”.

Quindi facciamo nostro il compito di convincere i giovani e i lavoratori che si rivolgono a sinistra ad abbracciare una prospettiva antimperialista. È un compito di importanza strategica, perché se i popoli oppressi dagli Stati Uniti vogliono liberarsi, devono avere un forte alleato nel ventre della bestia. Ecco perché quando l’amministrazione Trump si è mossa in Venezuela, abbiamo pubblicato numerosi articoli contro l’intervento statunitense, e non abbiamo risparmiato a Sanders e a AOC alcuna critica per non essersi fortemente opposti al colpo di Stato e per non aver alimentato la retorica di Trump sull'”aiuto umanitario” statunitense, che era solo una manovra per rafforzare l’opposizione di Juan Guadió.

Un’altra caratteristica di Left Voice, che condividiamo con tutti i membri della nostra rete mediatica internazionale, è la lotta per l’indipendenza delle classi oppresse. Crediamo che la classe operaia e i suoi alleati (i poveri delle città, i contadini del Sud del mondo, i popoli indigeni di tutto il mondo) abbiano un nemico internazionale comune nelle istituzioni che sostengono lo Stato capitalista: i padroni e i loro partiti politici, la polizia e la burocrazia sindacale.

Noi, la classe operaia, abbiamo bisogno delle nostre organizzazioni politiche, dei nostri giornali, del nostro programma.

Per questo motivo non votiamo né per i democratici, né per i repubblicani, e nei paesi in cui abbiamo una presenza elettorale, ci rifiutiamo di dare qualsiasi sostegno ai partiti della classe dominante.

Nel movimento sindacale lottiamo per sindacalizzare nuovi settori, e per far sì che i lavoratori si organizzino democraticamente in modo che le loro organizzazioni siano strumenti di lotta. La lotta contro la burocrazia sindacale è un pezzo centrale della nostra battaglia per il potere dei lavoratori. In ogni paese del mondo, la grande burocrazia sindacale è nelle tasche di qualche partito capitalista e aiuta a controllare la classe operaia indebolendone i suoi elementi più radicali, soffocando il dissenso come polizia interna del movimento operaio e legandolo alla rappresentanza politica borghese. Quando gli infermieri di New York hanno dovuto fronteggiare la loro direzione sindacale per lottare per condizioni migliori per loro stessi e per i loro pazienti, noi eravamo lì per fare da megafono e sostenere la loro lotta. Troverete nelle nostre pagine le voci dei lavoratori militanti che combattono contro i nostri nemici di classe, i padroni e la burocrazia sindacale.

Inoltre, Left Voice si impegna a combattere ogni forma di oppressione. Non possiamo concentrarci solamente sulle richieste economiche e rimandare la lotta contro l’oppressione razziale e di genere fino a quando non arriverà il socialismo, che non appassirà automaticamente con la presa del potere. Dobbiamo combattere ogni tipo di oppressione qui e ora. Pensiamo che i socialisti abbiano un ruolo da svolgere nell’influenzare i giovani e la classe operaia con una intransigente prospettiva antirazzista e antisessista. La lotta contro l’oppressione favorisce la solidarietà dei lavoratori e rafforza l’egemonia della classe operaia, cioè l’idea che solo la classe operaia può fornire una soluzione a tutti i principali mali sociali sotto il capitalismo. La lotta contro l’oppressione e lo sfruttamento capitalistico vanno di pari passo.

Sono queste le idee che vogliamo esprimere su Left Voice. Noi apprezziamo la teoria perché, come Lenin ammette: “senza teoria rivoluzionaria non ci può essere un movimento rivoluzionario”, ma non siamo una pubblicazione composta da circoli riservati a intellettuali, siamo militanti rivoluzionari: lavoratori, studenti, migranti, donne, compagni LGBT, e persone di colore. Vogliamo aprire la nostra pubblicazione a sempre più persone che vogliono denunciare la barbarie del capitalismo e le istituzioni dello Stato capitalista come la polizia e la loro brutalità, per combattere l’oppressione razziale e di genere, e per portare avanti una prospettiva anti-imperialista.

La sinistra americana si trova in un momento unico. C’è una rinascita del socialismo, con centinaia di migliaia di persone che si uniscono al movimento. La corrente dominante al suo interno, senza dubbio, è il riformismo, e la sinistra rivoluzionaria ha raggiunto il suo nadir [culmine verso il basso, ndt] nella storia recente. Oggi negli Stati Uniti non esiste una vera e propria organizzazione socialista rivoluzionaria, ma solo piccole sette o organizzazioni eclettiche e di grandi dimensioni che comprendono comunisti, anarchici, stalinisti e riformisti di sinistra. Questo tipo di organizzazioni non ha futuro. Quando la spinta arriva al limite, i loro membri si renderanno conto di avere meno cose in comune di quanto pensavano, e l’organizzazione andrà in frantumi.

Allo stesso modo, i DSA sono sulla strada giusta per essere inglobati dal Partito Democratico: un pessimo auspicio per la sinistra statunitense. Ma vediamo questo fenomeno in modo dialettico: l’attuale ascesa del riformismo porterà, dopo che le giovani generazioni di socialisti avranno sperimentato i fallimenti del riformismo, un nuovo movimento socialista rivoluzionario. Non sappiamo ancora come emergerà la nuova sinistra rivoluzionaria, ma vogliamo farne parte. Vogliamo discutere con i rivoluzionari e i socialisti che si muovono a sinistra su come andare avanti, e vogliamo collaborare, per far parte della nuova sinistra rivoluzionaria che sorgerà.

Nel Che fare?, Lenin ha esposto principi-guida per la costruzione di un’organizzazione rivoluzionaria che potesse essere all’altezza del momento giusto. In vista del suo secondo congresso, il Partito operaio socialdemocratico russo era in uno stato di disorientamento e di atomizzazione, in cui erano pervasivi quelli che Lenin chiamava “metodi artigianali” (mancanza di formazione, economicismo, disinteresse per la teoria). Lenin sosteneva la necessità di costruire un’organizzazione di rivoluzionari “di professione”. Affermava che la sua principale prescrizione per i rivoluzionari era quella di creare una testata per tutta la Russia.

Egli prevedeva che l’Iskra sarebbe servito a diversi scopi. Avrebbe aiutato a far convivere regioni diverse, le avrebbe messe sulla stessa pagina, avrebbe permesso di condividere le prospettive politiche e avrebbe unito la lotta contro lo zarismo. Allo stesso tempo, avrebbe avuto un ruolo nell’educazione politica dei quadri del partito. Ma soprattutto, Lenin vedeva il giornale come un organizzatore collettivo.

Il giornale può aiutare a organizzare le attività politiche, a stabilire le priorità di lotta e ad aiutare le persone che vi lavorano a tenere sotto controllo la situazione politica. Lenin ha parlato della stampa come dell’impalcatura che fornisce la struttura per la costruzione di un’organizzazione politica.

È in questo contesto che parliamo di Left Voice come di un progetto militante. La nostra esperienza conferma che un giornale può aprire conversazioni significative con i collaboratori e portare a un terreno comune, o, al contrario, alla realizzazione che abbiamo differenze inconciliabili.

Attraverso questo processo, ci avviciniamo al raggiungimento dell’obiettivo principale di Left Voice: costruire una comunità di idee, una piattaforma dove i rivoluzionari che la pensano come noi possano collegarsi e discutere le questioni importanti del giorno: come combattere l’imperialismo statunitense; come rivoluzionare i nostri sindacati, strappandoli dalle mani della burocrazia sindacale; come combattere il razzismo e il sessismo nelle nostre vite, nei luoghi di lavoro e nelle scuole; e come costruire lo strumento politico che metterà fine al capitalismo.

 

Juan Cruz Ferre

Traduzione da Left Voice (comparso originalmente su Left Voice Magazine 5)

Juan fa parte della redazione di Left Voice. È un militante politico e un medico di origine argentina. È dottore di ricerca (PhD) in Sociologia a seguito degli studi alla City University of New York.