Oggi, sabato 13 marzo, migliaia di lavoratori, militanti sindacali e politici sono scesi in piazza a Piacenza. La manifestazione nazionale è stata chiamare in ripudio alle misure repressive attivate dalla questura cittadina nei confronti di lavoratori e organizzatori sindacali del Si Cobas in seguito ai picchetti alla FedEx TNT.


La risposta politico-giudiziaria alla lotta operaia in una multinazionale della logistica, uno dei “vincitori globali” della crisi pandemica, è stata dura come raramente succede.

Le misure repressive che hanno portato gli arresti domiciliari per Carlo e Arafat, due coordinatori sindacali piacentini, oltre venti perquisizioni a danni dei lavoratori, fogli di via dal territorio della provincia e addirittura dei procedimenti di ritiro del permesso di soggiorno, segnano un balzo in avanti della politica repressiva del governo nei confronti delle organizzazioni operaie e combattive. Rappresentano un attacco che non può e non deve passare inosservato.

L’azione repressiva arriva, tra l’altro, praticamente in contemporanea alle azioni violente della polizia a Prato, nel distretto tessile, dove da mesi gli operai dell’azienda Texprint scioperano e presidiano i cancelli della propria fabbrica, già salita all’onore delle cronache per un’interdittiva antimafia. Mentre però tutti sanno come si lavora (o dovremmo dire come si sfrutta) nel distretto tessile pratese, la polizia picchia e arresta sindacalisti e lavoratori in sciopero per il diritto sancito dalla legge a lavorare per 8 ore per cinque giorni a settimana (e non per 12 ore sette giorni su sette).

Questa nuova ondata repressiva, in piena terza ondata pandemica, si connota come una reazione violenta da parte dello Stato contro frange del movimento operaio organizzato che da anni non sono più disponibili ad accettare sfruttamento selvaggio, licenziamenti e repressione padronale all’interno dei posti di lavoro e, a differenza della grande maggioranza della classe, si muovono e lottano per i propri diritti.

In tutto ciò la burocrazia dei grandi sindacati, dai vertici ai capetti locali,  tace o si schiera con i padroni e con lo Stato contro gli scioperanti, in tutta Italia, agendo sempre più come agenti padronali infiltrati nel movimento sindacale. Ma alcuni, ancora molto limitati, segnali vivi di solidarietà dalla base e dai settori combattivi di questi sindacali sono arrivati, a testimonianza che, anche in una situazione politica così poco dinamica, la classe operaia può levarsi, difendersi dai colpi ricevuti e rispedirli al mittente.

La manifestazione di Piacenza in piena zona rossa emiliana, gli scioperi susseguitisi durante la seconda ondata nella provincia ma anche in altre città, come pure la lotta dei lavoratori del distretto tessile di Prato, sono oggi sicuramente minoritari rispetto alla grande massa di lavoratorisindacalizzati e non di tutto il paese, ma mostrano chiaramente la via da intraprendere a tutti i lavoratori, una strada difficile senza dubbio, accidentata, ma l’unica che possa alzare già oggi un argine ai soprusi e allo sfruttamento padronale, uno sfruttamento reso sempre più feroce dall’acuirsi della crisi economica sospinta dalla pandemia.

Al Si Cobas e ai suoi organizzatori sindacali deve andare tutta la solidarietà attiva delle organizzazioni operaie, vanno messe di fronte alle proprie responsabilità le burocrazie dei sindacati confederali che per anni hanno remato contro il movimento e contro i propri stessi iscritti, contribuendo sostanzialmente alla distruzione di tanti diritti conquistati in anni meno bui dalla classe operaia che oggi pretendono di rappresentare.

Per non pagare la crisi con disoccupazione e impoverimento di massa, va sviluppato il fronte di lotta più ampio possibile tra le classi subalterne, a partire dalla classe operaia organizzata, con un programma indipendente per lottare contro il virus e contro la politica schierata con gli industriali, con la grande industria farmaceutica, con le banche.

Contro la repressione del movimento operaio, giù le mani dagli operai FedEx e Texprint!

Carlo e Arafat liberi subito!

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