La guerra in Ucraina è diventata un potente motore delle dinamiche di militarizzazione e riarmo dei Paesi membri della NATO. La Polonia intende raddoppiare le sue spese militari con l’ambizione di costruire il più grande esercito di terra d’Europa. Il governo di estrema destra del PiS punta su partnership militari con gli Stati Uniti e la Corea del Sud per raggiungere questo obiettivo.


Nemmeno due mesi fa, la Polonia è stata al centro di una crisi che ha rischiato di portare a uno scontro diretto tra la NATO e la Russia: un missile lanciato dalla difesa aerea ucraina ma di fabbricazione russa è caduto sul suo territorio, uccidendo due civili. Le tensioni delle prime ore, quando l’origine del missile non era ancora stata identificata e il governo di Zelenskyy aveva dato la colpa all’esercito russo, hanno fatto temere un conflitto nucleare a molti giornalisti e osservatori del conflitto. L’escalation non si è mai concretizzata, ma l’incidente ha evidenziato la vicinanza geografica della Polonia, che confina con l’Ucraina, al conflitto militare che sta dilaniando l’Europa orientale.

L’esercito polacco è già uno dei più potenti e meglio equipaggiati d’Europa: a differenza di alcuni membri della NATO, la Polonia destinava il 2,4% del suo PIL alle spese militari già prima dell’inizio della guerra in Ucraina. Ha 150.000 soldati, di cui 30.000 in unità di difesa territoriale simili al modello ucraino. Rispetto ai 170.000 uomini e donne dell’esercito tedesco, non si tratta di un numero esiguo, specie per un paese di soli 38 milioni di abitanti. Ma la Polonia vuole andare oltre, ponendosi l’obiettivo di destinare il 5% del suo PIL alle spese militari e di costruire, come promette il Ministro della Difesa Mariusz Błaszczak, “il più grande esercito di terra in Europa” con 300.000 soldati.

Lo Stato polacco, nella sua corsa al riarmo, sta puntando molto sull’artiglieria e sulle truppe corazzate, e continua ad aggiornare la sua dottrina: il ministero della Difesa ha dichiarato di fare affidamento sulle informazioni condivise dall’esercito ucraino sull’esperienza della guerra difensiva in Ucraina. A tal fine, la Polonia sta incrementando gli ordini per l’industria nazionale degli armamenti e sta piazzando ordini con gli Stati Uniti e, soprattutto, con la Corea del Sud, poiché la partnership con quest’ultima è di importanza strategica, spiega Blaszczak. La scorsa primavera, Varsavia ha firmato un contratto di acquisto da 4,9 miliardi di euro per 250 carri armati Abrams e un contratto da 4,6 miliardi di euro per 32 aerei F-35 con gli Stati Uniti. La Polonia intende acquistare da Seul armi per 10-12 miliardi di dollari: 180 carri armati K2, 200 obici K9 Thunder, 48 aerei FA-50 e altri 218 lanciarazzi Chunmoo K239. Ma questo è solo l’inizio: prima della fine del decennio, la Corea dovrà fornire 1.000 carri armati K2 e 600 obici K9.

Come osserva Politico, le ambizioni di egemonia militare della Polonia in Europa non si tradurranno immediatamente in forza politica, in quanto lo Stato guidato dal partito ultranazionalista PiS rimane per il momento una forza secondaria nell’Unione Europea. Ma la Polonia fa parte di una dinamica di riarmo tra i membri della NATO che è stata notevolmente accelerata dalla guerra in Ucraina e che il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg ha descritto come “il più grande rimpasto della nostra difesa collettiva dalla fine della Guerra Fredda”. Più di 19 membri della NATO vogliono raggiungere l’obiettivo di destinare almeno il 2% del PIL nazionale alle spese militari, obiettivo stabilito negli accordi NATO ma finora scarsamente raggiunto dagli Stati membri [Giorgia Meloni stessa, nella conferenza stampa di fine anno, seppur in modo vago, ha confermato di voler perseguire questo obiettivo, ndt].

La guerra in Ucraina ha dato ad alcuni Stati l’opportunità di avere un peso maggiore nell’arena mondiale. I governi di questi paesi stanno quindi cercando di trarre vantaggio da questa nuova realtà per rafforzarsi a livello interno e internazionale. Ma questa nuova tendenza al riarmo della Polonia è ben vista dalle potenze imperialiste della NATO. Ad esempio, la Germania può beneficiare di una Polonia armata perché geograficamente è una “zona cuscinetto” tra la Germania e la Russia. A Washington questo riarmo è visto anche come una buona cosa perché si inserisce nella sua strategia di armare i suoi partner contro i suoi rivali internazionali per evitare di doversi impegnare direttamente in guerre dall’esito incerto.

In ogni caso, questo riorientamento della spesa pubblica, che fa parte di un’escalation militarista, è molto preoccupante per la nostra classe perché lascia presagire guerre, tagli ai bilanci dei servizi pubblici e faciliterà la repressione anche a livello nazionale.

 

Sasha Yaropolskaya

Traduzione da Révolution Permanente

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