Come Il pane e le rose – Pan y Rosas Italia, proponiamo 10 punti, 10 rivendicazioni per uno sciopero generale femminista che affronti la crisi facendo tremare chi continua a colpire le donne e le soggettività LGBTQIA+ con politiche patriarcali, e che specula sulle nostre vite con misure di austerità.
Per questo supportiamo,
partecipiamo e rilanciamo sciopero generale produttivo e riproduttivo dell’ 8 marzo, che veda la partecipazione di tutti i settori sindacali per permettere a tutt*l* lavorator* di parteciparvi. Non per “timbrare il cartellino” ma come giornata significativa di lotta contro lo sfruttamento e l’oppressione, contro il patriarcato e il capitalismo in cui far convergere tutte le identità vittime di questi due sistemi.


1. Uno sciopero generale transfemminista, politico, contro il governo Draghi

Uno sciopero generale che veda come protagoniste le donne e tutti gli oppressi per la propria identità sessuale e di genere, ma che porti con sé tutte le rivendicazioni unitarie necessarie per rivendicare un’uscita dalla crisi dal punto di vista della classe lavoratrice e da chi la sta soffrendo. Per questo è imprescindibile che ci si ponga la parola d’ordine di scioperare contro il governo Draghi che in nessun modo può rappresentare gli interessi delle donne oppresse, del mondo LGBTQIA+ e di tutti gli sfruttati, ma anzi può solo continuare una politica di austerità che impoverirà ulteriormente tutti questi settori.

2. Revoca dei brevetti e diffusione gratuita universale dei vaccini

L’unico modo per non continuare a accumulare morti in tutto il mondo a causa del Covid-19 è l’attuazione di una campagna vaccinale gratuita e universale, che permetta a tutti gli strati sociali (e non solo ai ricchi) di essere al sicuro.
È fondamentale rivendicare una diffusione dei vaccini in tutte le parti del mondo, non solo nei paesi più potenti: non si può pensare di continuare a dimenticarsi dei morti dei paesi più poveri che risentono ancora dello sfruttamento colonialista dei paesi imperialisti.
Per fare ciò, bisogna rompere il legame che esiste oggi tra scienza, salute e profitto: solo così si può sperare di avere una vera campagna vaccinale efficace, equa e gratuita in tutto il mondo. I brevetti vanno eliminati e l’apparato produttivo dei vaccini reso pubblico sotto il controllo de*lavorator*!

3. Per una politica contro la violenza machista

L’oppressione patriarcale che segna la vita di tutte le donne e le soggettività LGBTQIA+ rende necessario attuare un piano di emergenza che attacchi in pieno le condizioni determinanti.
Alla violenza patriarcale si aggiunge lo sfruttamento capitalista, che rende i nostri posti di lavoro precari e le nostre vite impoverite. Per questo motivo,
ci battiamo per qualsiasi miglioramento nel campo dei diritti de* lavorator* che possiamo strappare al governo e ai datori di lavoro. Di fronte alla violenza patriarcale e femminicida, che in quarantena ha raggiunto livelli altissimi, ci battiamo per un regime di sussidi alle vittime, per rendere concretamente possibile una fuoriuscita dai contesti di violenza familiare e domestica per le donne e tutte le soggettività LGBTQIA+.

Lottiamo contro la patologizzazione delle identità trans*,affinché l’identità
delle persone trans* sia rispettata nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro
Di fronte alla disoccupazione crescente, LAVORARE TUTT*, LAVORARE MENO!
É
fondamentale ripartire fra tutt* il lavoro, con una drastica riduzione dell’orario di lavoro e liberare le lavoratrici migranti dalle leggi reazionarie che impediscono loro di godere dei diritti fondamentali.
Vogliamo che i percorsi di fuoriuscita dalla violenza siano garantiti dallo Stato e sotto l’autogestione delle organizzazioni di donne e
soggettività LGBTQIA+, con assistenza professionale garantita e senza l’intervento di polizia e magistratura. Per questo è indispensabile ripensare un piano di finanziamenti pubblici a tutte le strutture che aiutano questi percorsi come le case delle donne o i centri antiviolenza.

4. Piano di emergenza per le nostre sorelle migranti. La classe operaia è una e senza confini!
La crisi migratoria era già grave prima della pandemia, ma ora sta peggiorando. Il sovraffollamento
degli hotspot e dei centri d’accoglienza, il livello di repressione già innalzato dai Decreti Legge Salvini, ed incrementato dai dispositivi securitari per il contenimento del contagio, il caporalato di Stato sdoganato con la sanatoria della ministra Lamorgese sono intollerabili e collocano l* migrant* in una situazione di estrema vulnerabilità al COVID-19. In questa offensiva, le donne e la popolazione LGBTQIA+ migranti sopportano il peso maggiore dell’oppressione e dello sfruttamento, affrontando anche la violenza sessuale, e la violenza della criminalità organizzata, in collusione con le reti di tratta e con il caporalato nelle campagne.
È necessario chiedere la
libertà di tutt* l* migranti detenuti nei CPR, così come i pieni diritti per tutt*, compreso il diritto allistruzione, ad alloggi dignitosi e in condizioni igieniche ottimali.
Chiediamo anche
sussidi adeguati al costo della vita, e l’accesso gratuito e garantito alle cure mediche ordinarie e straordinarie senza limitazioni dovute allo status giuridico ed economico.
L
a lotta per i pieni diritti delle persone migranti deve essere abbracciata dai sindacati, da* lavorator*, dalle organizzazioni popolari e politiche, nonché dall’intera classe lavoratrice rompendo gli argini dei confini geografici.


5. Contro la militarizzazione e le politiche securitarie,autorganizzazione, autodifesa e diritto alla casa per tutt*!

È necessario predisporre case/rifugi temporanei – dall’espropriazione dei grandi alberghi e delle proprietà inutilizzate della Chiesa in modo che le donne e i loro figli vittime di violenza e tutte le soggettività LGBTQIA+possano lasciare le case in cui che cui sono esposte alla violenza patriarcale.
Inoltre,
deve essere garantito un reddito d’emergenza che permetta la sussistenza di tutte le donne, delle diverse fasce d’età – dalle giovanissime alle disoccupate più anziane -, che non hanno reddito o il cui stipendio non sia sufficiente a coprire i costi dei servizi abitativi e dei bisogni essenziali soprattutto a fronte della progressiva fuoriuscita delle delle donne dal mondo del lavoro causata della crisi, che difficilmente riusciranno a rientrarci in un breve periodo. Questa è l’unica possibilità anche per garantire all* student* il diritto allo studio fuori dagli ambienti familiari patriarcali e maschilisti.

Per garantire la nostra sicurezza e affrontare il femminicidio, chiediamo l’immediata smilitarizzazione del paese, dei posti di lavoro, e la garanzia della sicurezza della popolazione attraverso l’auto-organizzazione e l’autodifesa organizzate dai grandi sindacati, centri di lavoro e assemblee di quartiere.
Promuoviamo, per questa ragione, la creazione di commissioni di donne e persone LGBTQIA+ nei luoghi di lavoro, nelle università e nelle scuole, all’interno dei sindacati, indipendenti dai datori di lavoro e dagli organi direttivi, per affrontare i casi di molestie sessuali, di discriminazione e per esigere i sussidi necessari per l* lavorator* in situazioni di violenza machista.


6 – Stabilizzazione e riduzione dell’orario di lavoro contro licenziamenti e precarietà

Le donne compongono la maggioranza dei settori lavorativi “essenziali”: è per la maggior parte composto da donne donne il personale ausiliario ed infermieristico che negli ospedali combatte l’epidemia, così come il personale addetto alle pulizie e alla ristorazione nelle strutture di assistenza. Senza considerare il settore della distribuzione alimentare. Ma sono proprio questi i settori maggiormente precarizzati in questi mesi e in cui i diritti delle lavoratrici sono stati più volte calpestati, lasciando le donne esposte al contagio e all’ulteriore sfruttamento.

I settori occupazionali maggiormente femminilizzati, quelli in cui le donne sono segregate sono quelli già ora in maggiore difficoltà come il terziario o il lavoro informale dove per di più sono assenti le garanzie di piani di protezione sociale ed ogni assicurazione contro la disoccupazione.
Inoltre non siamo più disposte a cedere ai ricatti lavorativi come i contratti part time o la relegazione allo smart working perché in quanto donne siamo strutturalmente necessarie ad assolvere i lavori di cura domestica e familiare che lo Stato continua a far pesare unicamente sulle nostre spalle.

Contro la precarizzazione delle donne, dunque, esigiamo il blocco dei licenziamenti e investimenti dei fondi europei per difendere i posti di lavoro, specie per le donne, e crearne di nuovi in quanto, anche se meno impiegate nel lavoro informale, 2 licenziati su 3 in pandemia sono donne. Per questo è necessario che vengano sospesi tutti i contratti part time o ad alto livello di precarizzazione e che lo stato utilizzi i fondi per assumere a tempo indeterminato, in quanto già prima della pandemia questi contratti erano caratteristici per i settori femminilizzati e per le donne, infatti permettevano così alle madri di potersi sobbarcare anche del lavoro di cura e domestico.

Rivendichiamo l’abbattimento della disoccupazione tramite la diminuzione dell’orario di lavoro a parità di paga.

7. Un piano sanitario dalla parte di lavorator* e utenti: diritto alla salute contro diritto al profitto delle aziende sanitario-farmaceutiche!

La risoluzione della crisi del servizio sanitario nazionale, non può essere trovata solo nei limiti dei disagi legati all’emergenza da covid-19, ma va affrontata nel suo insieme come un elemento centrale del sistema capitalista in cui i profitti hanno maggiore rilevanza della salute dei cittadini, con misure da mantenere oltre la situazione d’emergenza.
Rivendichiamo la confisca senza indennizzo di tutte le strutture mediche private (ambulatori, laboratori, strutture ospedaliere, case di cura, mezzi di soccorso…), degli ospedali militari e dell’industria farmaceutica perché vadano sotto controllo pubblico: la salute delle persone vale più di ogni profitto!
Esigiamo il potenziamento dei consultori e delle strutture dedicate alla salute riproduttiva femminile, al supporto psicologico e medico delle donne e soggettività LGBTQIA+ in difficoltà, nonché la totale garanzia di accesso al diritto alla salute e alle cure a tutt* l* migrant* a prescindere dal possesso dei documenti.
Per superare le diseguaglianze tra la sanità del nord industrializzato e del mezzogiorno impoverito, lottiamo per l’unificazione del sistema sanitario nazionale, superando la sua attuale divisione su base regionale, respingendo ogni progetto di autonomia differenziata, e l’innalzamento della spesa sanitaria, al minimo!, al 9% del PIL, la media nella UE;

Per un sistema sanitario dignitoso dentro ed oltre la crisi, esigiamo la stabilizzazione di tutt* l*precar* sottraendo l* lavorator* ai ricatti delle cooperative e di tutto il personale assunto nel periodo dell’emergenza sanitaria.

Rivendichiamo l’accentramento e la nazionalizzazione del settore sanitario sotto il controllo de* su* lavorator*, poiché sono loro che conoscono in prima persona i deficit e le esigenze del settore, a differenza dei proprietari degli ospedali e dei dirigenti che lavorano dare la priorità ai guadagni.

Per un sistema sanitario dignitoso dentro ed oltre la crisi, esigiamo la stabilizzazione di tutt* l* precar* sottraendo l* lavorator* ai ricatti delle cooperative e di tutto il personale assunto nel periodo dell’emergenza sanitaria; chiediamo la riduzione dell’orario di lavoro senza modifiche agli stipendi, che non solo dovrebbero essere sufficienti a coprire le spese per i servizi abitativi e i bisogni essenziali, ma dovrebbero aumentare con l’aumentare del costo della vita piuttosto che diminuire.

Se il lavoro disponibile fosse distribuito tra tutti i tecnici e gli operatori sanitari senza ridurre i salari, tutti potrebbero lavorare e lavorare di meno.
Per far fronte alle spese necessarie per uscire collettivamente tutt* in salute da questa crisi sanitaria è necessario un aumento immediato del budget investito nel sistema sanitario.
Che il governo imponga tasse progressive su grandi profitti per finanziare un sistema sanitario pubblico, dignitoso e accessibile a tutt*.

8. Pieno diritto ad aborto e cure mediche per tutt*
Nonostante sia garantito dalla legge, quello all’aborto è un diritto costantemente sotto attacco. Non solo l’articolo 9 della legge 194/78 garantisce la possibilità ai medici ed al personale sanitario di dichiararsi obiettori di coscienza, limitandone di fatto l’accesso a molt*, ma la situazione è peggiorata nel contesto dell’emergenza sanitaria in cui consultori, reparti ed ambulatori si sono rivelati inefficienti per mancanza di personale e risorse ed inaccessibili a causa delle limitazioni sugli spostamenti arrivando perfino a chiudere interi presidi territoriali.
Rivendichiamo anche garanzie sull’efficienza e la disponibilità di cure ormonali e chirurgiche e supporto medico e psicologico a tutte le soggettività trans* che ne facciano richiesta, senza che queste siano patologizzate e ostacolate da operatori sanitari che antepongono la propria morale alla salute de* altr*.
Rivendichiamo un accesso garantito e gratuito a programmi di screening della salute sessuale a tutt* l* sex workers e pieno accesso a metodi anticoncezionali e contraccettivi gratuiti.
Vogliamo piani di educazione sessuale inclusiva e non moralista per decidere della nostra sessualità liberamente, contraccettivi gratuiti ed accessibili a tutt* per proteggerci e scegliere sulle nostre vite e aborto legale, sicuro e gratuito, per tutte le donne e i corpi gestanti.

9. Contro un futuro di precarietà e di istruzione menomata per la gioventù
Rivendichiamo un massiccio investimento in tutte le scuole e università pubbliche, prendendo i soldi a partire dai fondi stanziati per quelle private che hanno caratterizzato gli ultimi dieci anni delle politiche di governo sull’istruzione pubblica, per permettere lezioni in presenza in vera sicurezza, ma anche tecnologie appropriate da distribuire a tutti l* student* e al personale docente per garantire la continuazione della didattica in questo periodo.
Inoltre è indispensabile che vengano aboliti gli esami di Stato definitivamente per tutte le facoltà, così da rompere il processo di mantenimento di caste che permette solo ai “figli di” di studiare determinati percorsi di laurea, e così da non dover essere più succubi dei baronati, in particolare per le facoltà mediche che devono potenziare sostanzialmente la loro capacità di preparare professionisti del settore sanitario in grado di fronteggiare le necessità mediche e psicologiche del paese, moltiplicate dalla crisi pandemica. Richiediamo che vengano aboliti i test di ammissione, così da permettere di entrare in modo veramente paritario per genere e classe sociale all’interno delle università, e da permettere alla scienza e alla ricerca di essere epurata da un forte maschilismo accademico che nega del tutto o quasi l’accesso alle donne a tutta una serie di ruoli.
Inoltre, in condizioni di precarietà lavorativa e spesso di mancanza di sicurezza sanitaria sul posto di lavoro,

Pretendiamo che non si utilizzino più i giovani studenti come arma di ricatto contro l* lavorator* sempre più precar* e lasciat* senza le necessarie misure di sicurezza sul lavoro, costringendo i primi a stage non retribuiti o alle ore di alternanza scuola lavoro previste dalla legge Buona Scuola: tutti i tirocini e gli stage devono qui essere adeguatamente retribuiti in modo proporzionale con gli stipendi de* lavorator* dipendent* a tempo indeterminato. No ai finti stage per l* student*!

10. Per un movimento di donne al fianco della classe operaia
Diventa urgente che tutta la forza che le donne hanno dimostrato in questi anni venga impiegata nella lotta per rivendicare risorse sufficienti ad affrontare la crisi facendola pagare ai padroni, strappando condizioni di vita e di lavoro dignitose per noi e per tutt*.
Tuttavia, la forza del movimento delle donne non è sufficiente per invertire le priorità. Abbiamo bisogno dell’alleanza con i milioni di salariat*, di cui siamo il 50%, poiché è la classe operaia
nel suo insieme che ha la forza per mettere in pratica un programma comune per risolvere le rivendicazioni della popolazione oppressa dal patriarcato, dal razzismo, dall’imperialismo, supersfruttata dai capitalisti.
Pertanto, per quelli di noi che militano nella prospettiva del femminismo socialista, l’alleanza con
l* lavorator* in lotta, e che oggi affrontano la pandemia insieme a noi, è strategica e irrinunciabile.
Che questa crisi sia
pagata dai padroni con le loro oscene fortune e non da* lavorator*, dalle giovani donne o da* migranti*
Poiché le nostre vite valgono più dei loro guadagni,
rivendichiamo il nostro diritto al pane ma anche alle rose!

 

Il pane e le rose

"Il pane e le rose" nasce nel 2019 e riunisce militanti della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) e indipendenti che aderiscono alla corrente femminista socialista internazionale "Pan y Rosas", presente in molti paesi in Europa e nelle Americhe