Il successo del corteo fiorentino del 26 marzo e l’indizione di un’assemblea nazionale il prossimo 15 maggio pongono la questione di un salto di qualità di “Insorgiamo!” come un movimento politico classista con rivendicazioni e lotte comuni.

Ma il movimento non basta: serve un’organizzazione politica per dirigere e vincere la lotta contro il capitalismo.


Questa domenica, 15 maggio, a Campi Bisenzio, vicino alla ormai celeberrima fabbrica (ex)GKN, si terrà un’assemblea nazionale “Insorgiamo!” in scia al successo del corteo fiorentino del 26 marzo scorso, come primo importante momento di confronto democratico sul da farsi nei prossimi mesi.

Come Frazione Internazionalista Rivoluzionaria appoggiamo pienamente l’assemblea e faremo un intervento. In questo editoriale proponiamo considerazioni e proposte per il movimento in una forma più estesa di quanto potremo fare in assemblea.

Da dove viene il movimento “Insorgiamo!”

Respingere la chiusura di una fabbrica nel contesto di una pandemia e di un attacco del governo su ogni fronte alla classe lavoratrice. Girare il paese connettendosi a settori di lavoratori in lotta, alla gioventù, a un ampio pubblico di attivisti della sinistra. Convocare due cortei a Firenze che portano ciascuno in piazza oltre 30.000 persone, con molti giovani.

Tutto questo (e non solo) il collettivo di fabbrica della GKN di Campi Bisenzio l’ha ottenuto in meno di un anno, a partire dalle proprie forze: poche centinaia di operai fortemente sindacalizzati, con una struttura democratica di consiglio di fabbrica rarissima in Italia, in un’azienda che impiegava circa 500 persone, con le burocrazie sindacali contro e senza un’ondata di lotta solidale dei colleghi in FCA-Stellantis (principale committente) in vista.

La lotta di questi operai si è andata evolvendo in una lotta di classe più strettamente intesa, dove si è costruito un percorso di lotte e rivendicazioni in convergenza con altri settori – non soltanto di operai, ma di una più ampia platea di oppressi e sfruttati, chiamando in campo i vari tipi di organizzazioni operaie e popolari della sinistra.

“Insorgiamo!”: la GKN e la possibile evoluzione della lotta di classe in Italia

Il fatto che il movimento nascente si sia identificato in una parola d’ordine – Insorgiamo! – che rimanda a quando la lotta di classe nel nostro paese ha avuto uno dei suoi picchi politici, con l’insurrezione fiorentina nel contesto della guerra partigiana del 43-45 – è un sintomo importante del fatto che ciò che si propone di costruire è una lotta politica contro la classe dominante, i suoi partiti e il sistema sociale che tengono in piedi, e non una semplice “resistenza” contro gli attacchi economici che costantemente muovono contro la classe lavoratrice.

La centralità nella mobilitazione pratica e nell’elaborazione politica di un settore d’avanguardia dei lavoratori stessi parte proprio dalla consapevolezza che la loro classe ha un ruolo ancora centrale, “essenziale” come si è detto in quarantena, nel capitalismo italiano, e quindi per qualsiasi strategia anti-capitalista. Come abbiamo sottolineato nell’ultimo numero di Egemonia,  

parole d’ordine emerse nella vertenza – come quella della nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori nell’ottica della riconversione ecologica – rimandano al tema dell’egemonia della classe lavoratrice su più vasti settori sociali, quindi del potere politico della classe lavoratrice, e della costruzione di un’organizzazione all’altezza della sfida. Questo, per noi, il contenuto che si deve dare allo slogan convergere per insorgere.

La sfida di fronte a noi: rilanciare il movimento

Se il movimento finora ha avuto successo ed è avanzato, si tratta allora di non ripetere ciò che si è già fatto, ma di tentare un salto di qualità e cambiare ulteriormente i rapporti di forza, come non mancano di sottolineare i compagni (ex)GKN. 

Ciò ci porta alla sfida che il movimento ha di fronte: darsi obiettivi concreti nelle rivendicazioni comuni e nell’organizzazione, così che sia possibile portare avanti una lotta politica comune che vada molto oltre lo slancio iniziale degli operai GKN, e che punti molto più in alto di un felice processo di reindustrializzazione della loro fabbrica (cosa ancora tutt’altro che scontata), anche se ciò costituirebbe un precedente storico nel nostro paese, una lezione di lotta di classe, di autorganizzazione anti-burocratica in fabbrica, di evoluzione delle rivendicazioni secondo un programma transitorio. 

Un patrimonio attinto a piene mani dal marxismo rivoluzionario, alle idee di capi rivoluzionari come Rosa Luxemburg, Gramsci, Lenin e Trotsky: all’atto pratico è spiccata la differenza con le altre tradizioni e pratiche del movimento. Si tratta di cogliere tutte le lezioni politiche della lotta, anche dei suoi limiti. Ma su questo torneremo.

Ciò che urgente non è soltanto “aggiornare l’agenda” di appuntamenti dove convergere, in modo un po’ casuale. Non è soltanto dotarsi di un campo di dibattito che rompa con il conservatorismo delle burocrazie sindacali e di partito – che non è poco!

Un pezzo fondamentale della nostra “urgenza” è darci alcuni punti fondamentali, alcune rivendicazioni di fondo, unitarie, classiste, che ci permettano di spingere nella stessa direzione senza essere disinnescati, travolti o spezzettati a ogni nuova svolta dello scenario politico.

Al movimento serve un programma di lotta, sul quale potersi costruire nelle forme più adeguate, attirare nuovi settori, sfidare in primis la grande burocrazia sindacale, accumulare entusiasmo e forza nella direzione di uno sciopero generale “vero”, generalizzato, culmine di un’ascesa del conflitto sociale nel paese, come giustamente rivendica il collettivo di fabbrica.

Consapevoli che non l’assemblea del 15 maggio non sarà “definitiva”, ma semmai un primo passo in questa direzione, a cui dare seguito con discussioni, assemblee, decisioni democratiche, come Frazione Internazionalista Rivoluzionaria rivendichiamo che il movimento Insorgiamo!, evolvendosi, porti alla formazione di un campo politico di indipendenza di classe nel nostro paese, in rottura con le politiche di ammucchiata verso destra, interclassismo e cretinismo parlamentare che hanno affossato la sinistra negli ultimi trent’anni, dopo l’occasione storica che si era aperta con la crisi del vecchio riformismo del PCI. 

Non dobbiamo nasconderci che, mano a mano che si avvicineranno le elezioni politiche dell’anno prossimo, la pressione a usare le nostre lotte e il nostro movimento come un mero bacino elettorale per soluzioni di sinistra “ragionevoli”, “realiste”, non farà che aumentare. Quindi, darci oggi un piano di lotta e una prospettiva politica contro questa pressione è una parte fondamentale della nostra “urgenza”.

Proponiamo dunque 4 punti fondamentali per lottare contro il governo Draghi della “cura Confindustria” e dell’escalation militarista, contro banchieri e industriali di cui è portavoce, per un’agenda della classe lavoratrice e degli oppressi che non sia “responsabile” verso il sistema come è oggi, ma verso i propri bisogni concreti. 

Un programma che abbia il coraggio di indicare soluzioni incompatibili coi rapporti di forza che ci sono oggi, ma oggettivamente necessarie per una soluzione della crisi capitalista, dallo scenario di guerre e devastazione ambientale, che sia dalla parte della classe lavoratrice e della grandissima maggioranza della popolazione.

4 punti per un movimento unitario, radicale, classista

1) Settimana lavorativa di 6 ore per 5 giorni a parità di paga!

Per un lavoro distribuito fra tutti e tutte, contro il precariato!

Scala mobile per adeguare i salari all’inflazione!

L’inflazione e i prezzi dei beni necessari non fanno che aumentare, al contrario dei salari, che nel nostro paese sono di fatto fermi da vent’anni. La disoccupazione rimane alta e il precariato continua a diffondersi: due piaghe che colpiscono soprattutto i giovani.

Mentre alcuni lavorano ben oltre le 40 ore settimanali, altri sono lasciati nella miseria più nera. Per colpire sul serio la disoccupazione e la precarietà, non c’è altro modo che distribuire il lavoro fra tutte e tutti, con una scala mobile in base all’inflazione. Misure elementari per affrontare la situazione del paese oggi

Basta con i lavoratori di prima, seconda, terza classe, con discriminazioni di genere e razziali, con il lavoro nero dilagante, con il ricatto dei documenti agli immigrati.

Basta alle politiche di precarizzazione, lavoro gratuito, attacco alle pensioni di tutti  i partiti di governo.

2) Per una vera transizione ecologica, contro i profitti e lo strapotere delle multinazionali!

Blocco delle tariffe, nazionalizzazione senza indennizzo delle grandi aziende energetiche!

La “transizione ecologica reale” è guidata dalle stesse enormi aziende che hanno inquinato il pianeta e stanno mettendo a rischio la stessa sopravvivenza dell’ecosistema e dell’uomo. Si continua a riprodurre un sistema economico, logistico, urbanistico basato sulle merci e sul profitto, e non sulla salvaguardia dell’ambiente e sulla sostenibilità.

Il governo Draghi, di fronte all’impennata delle bollette e alla speculazione, dà solo qualche spicciolo sul carburante e una mancetta di 200 euro ricavata tagliando i fondi per le aree più depresse del paese, mentre prevede una imposta una tantum ridicola alle decine di miliardi di profitti di giganti come ENEL, ENI, SNAM, che finiscono spesso a giganteschi fondi di investimento.

Abbiamo bisogno di capovolgere le priorità: garantire i servizi essenziali a tutti, con prezzi bloccati delle bollette, a scapito dei profitti e dello strapotere delle multinazionali.

Per questo rivendichiamo che le aziende energetiche siano nazionalizzate senza indennizzo, ponendole sotto il controllo di comitati di lavoratori, utenti e esperti, per una pianificazione della transizione ecologica, nazionale e internazionale davvero al servizio di tutti.

3) Contro la guerra! Per il ritiro delle truppe russe e la pace immediata in Ucraina! Lottiamo contro la NATO e l’escalation militare imperialista!

Un mondo segnato dalle crisi e dalla lotta senza tregua per il saccheggio di interi continenti non può che produrre guerre. Non c’è ONU, non c’è costituzione, non c’è “fine della storia” che tenga. La guerra in Ucraina, alle porte dell’Unione Europea, ce lo sbatte in faccia più brutalmente, ma guerre e conflitti armati sono una costante, infiammando ora questo, ora quel paese nel mondo, con stragi terribili e catastrofi umanitarie.

Si tratta di lottare permanentemente contro le guerre scatenate per il profitto e per il regolamento di conti fra settori della classe dominante che, dietro la retorica patriottica e della “difesa”, mandano a morire la povera gente e distruggono interi paesi. Se il coordinamento internazionale delle lotte contro i traffici di armi e l’escalation militare è un’attività irrinunciabile, il primo compito che abbiamo è quello di opporci alla guerra, al militarismo, all’imperialismo dei capitalisti italiani, dell’Unione Europea e della NATO. Gli altri popoli non possono sostituirci in questo. 

Lottiamo oggi per la pace in Ucraina, per il ritiro delle truppe russe, per il blocco dell’escalation militare della NATO. Continuiamo a lottare con la prospettiva della dissoluzione della NATO, contro l’aumento delle risorse per la spesa militare a danno del welfare.

Partecipiamo tutti e tutte allo sciopero convocato dal sindacalismo di base per il prossimo 20 maggio!

La loro emergenza è la guerra, la nostra urgenza è la pace.

4) Per una convergenza delle lotte contro la paralisi delle burocrazie sindacali.

Per questo, per altro, per tutto: verso uno sciopero generale e generalizzato!

Lottare per misure radicali e comuni, convergere non solo tra diversi settori di lavoratori e lavoratrici, ma con gli altri movimenti popolari, vuol dire scontrarsi con la principale forza che ci fa da freno, la burocrazia dei grandi sindacati, e in particolare della CGIL, il più grande sindacato del paese, percepito come “battagliero” e “di sinistra”.

Ogni opportunità per dividere, separare e impedire le lotte è utilizzata da queste burocrazie che, pur di autoconservarsi, sono disposte a non rispondere seriamente a nessuno degli attacchi che i lavoratori ricevono uno dopo l’altro.

Non possiamo accettare questa situazione, perché in questo modo abdichiamo alla vera forza sociale capace di affrontare tutti i tagli e le controriforme, che è capace di ricacciare indietro l’ascesa del militarismo “patriottico”, del nazionalismo e delle destre.

Dobbiamo riprendere il cammino della lotta di classe. Se ci troviamo spalle al muro, non ci resta che avanzare e ricacciare i nostri nemici.

Vogliamo fare “come alla GKN”? Allora dobbiamo fare della lotta alla passività e all’accomodazione dei capi sindacali con le aziende e col governo una questione di auto-organizzazione dei lavoratori, di sfida alla burocrazia con una iniziativa pratica e una politica indipendente, non tanto con dei discorsi negli organi centrali del sindacato. 

Dobbiamo lottare per correnti militanti, combattive, anticapitaliste nei sindacati.

Non ci può bastare la somma dei singoli tentativi di difendere i propri posti di lavoro e di respingere singoli tagli e attacchi settore per settore. Si tratta di lottare per una soluzione dalla parte della classe lavoratrice, della nostra parte, con un’unica grande lotta, con convergenze sempre più larghe e radicali. 

Si tratta di scuotere il paese con uno sciopero generale di milioni e milioni di persone

Si tratta di non accettare che la gran massa degli iscritti ai sindacati confederali o semplicemente di non-iscritti, sia non attivabile, non coinvolgibile nella lotta. A maggior ragione in diversi settori industriali concentrati e strategici, non è pensabile vincere seriamente senza che si muovano queste enormi riserve.

Si tratta, anche, di non delegare ai capi delle piccole organizzazioni “radicali”, “di base”, per come sono oggi, la costruzione di una direzione reale, alternativa al movimento e alla lotta di classe. 

Anche gli attivisti più giovani hanno potuto toccare con mano che la vita di queste organizzazioni è più o meno ispirata al concetto del sindacato “rosso”, diretto e formato da “veri compagni”, che agisce come un surrogato di partito politico – nel concreto, da surrogato delle piccole aree politiche che dirigono i rispettivi sindacati. Una concezione che era già settaria e sbagliata un secolo fa, quando le correnti comuniste “estremiste di sinistra” avevano a disposizione decine, centinaia di migliaia di lavoratori comunisti coi quali “fare il proprio sindacato”, ma che oggi è ancora più dannosa e contraddittoria, dato che la base delle varie sigle sindacali non aderisce in base al suo accordo coi principi politici dei rispettivi gruppi dirigenti. Aderisce per portare avanti un percorso di organizzazione e lotta sindacale che normalmente nasce da condizioni particolari del proprio posto di lavoro o categoria.

La crescita del movimento e la sua radicalizzazione non possono aspettare che il sindacalismo di base esca dalla sua realtà di auto-conservazione politica, veti incrociati e occasioni di lotta unitaria spesso occasionali e perlopiù mancate. Si tratta di organizzarsi e darsi un piano di lotta che non dipenda dal lavoro di routine dei gruppi dirigenti sindacali, nemmeno di quelli “combattivi”. 

La nostra lotta è “per tutto” e non può conoscere steccati sindacali.

Lottare, sì ma… quale direzione? 

Per un partito rivoluzionario!

La sfida lanciata dal collettivo di fabbrica GKN va raccolta. Come hanno scritto, è un dovere di tutti e tutte noi impegnarsi perché il movimento evolva, dopo la mobilitazione e i successi di questo ultimo anno, che sono ancora poca cosa rispetto alle sfide e ai compiti che la nostra epoca ci pone. E proprio i grandi fatti dell’economia, della politica – della guerra! – e della lotta di classe ci indicano un piano della nostra “urgenza” che non si limita a cosa fare a proposito delle questioni più urgenti e scottanti del momento. Ci indicano l’urgenza, a nostro avviso, di costruire rapporti di forza tra le classi e di sedimentare coscienza politica per l’obiettivo del superamento del sistema capitalista. Diventa sempre più evidente come questo sistema non riesce a raggiungere un equilibrio accettabile per i miliardi di persone che sopravvivono col proprio lavoro. Addirittura, è in dubbio la sopravvivenza dell’ecosistema globale e della nostra sopravvivenza come specie. Nulla giustifica la sopravvivenza della dittatura di banchiera e industriali, nemmeno nella sua forma “democratica” repubblicana.

D’altronde, un decennio di mobilitazioni imponenti e radicali della classe lavoratrice e degli sfruttati nel mondo – dalle primavere arabe al Cile del 2019, dai gilet gialli in Francia al movimento Black Lives Matter negli Stati Uniti – continua a porre la questione dell’esaurimento, del riassorbimento e della sconfitta di questi movimenti nel loro tentativo di cambiare radicalmente questa società ingiusta.

Ciò per noi significa una grande conferma della necessità di avere un’organizzazione politica, su scala nazionale e internazionale, dedicata con tutte le sue forze alla preparazione e alla vittoria in questa lotta politica generale.

Gli stessi compagni che hanno lavorato a lungo per far emergere una forza politica degli operai stessi alla GKN non potevano avere più ragione quando hanno rilevato che anche i più grandi movimenti, se non sedimentano una coscienza politica organizzata, evaporano lasciando poco o nulla dietro di sé: “la ribellione rischia di non evolvere in rivoluzione e la rivoluzione di non partorire alcun cambiamento effettivo

Il movimento di oggi non fa eccezione e proprio ora che c’è un’attenzione, una fibrillazione, una radicalizzazione diffusa, bisogna lavorare nella direzione di formare un’avanguardia della classe lavoratrice e della gioventù che possa dare una direzione politica ai più vasti momenti.

Il movimento Insorgiamo! dovrebbe essere un’arena privilegiata dove dibattere le idee e le strategie che si formulano di fronte alla società di oggi, a come e quanto pensiamo di dover cambiarla, e di quale organizzazione, quale politica, quale direzione del movimento abbiamo bisogno.

Ci serve un limite chiaro tra il campo che si sente responsabile verso questo sistema in mano alle banche, ai petrolieri del greenwashing come Eni, ai signori della guerra delle industrie delle armi, e il campo di chi lotta “per questo, per altro, per tutto”. Questo tutto, per cui lottiamo, cos’è se non una società, un’economia giusta, razionale, in armonia con il pianeta, al servizio della popolazione e non di un pugno di miliardari parassiti? 

Questa società che dobbiamo conquistare deve avere la classe lavoratrice, la classe sociale che regge il mondo, come sua classe dirigente, con una sua democrazia, una democrazia superiore al teatrino nazionale e internazionale che copre sfruttamento, saccheggi imperialisti e guerre. 

Ci serve un’organizzazione politica della classe lavoratrice che lotti per i suoi obiettivi e che sia di riferimento per tutti gli oppressi. 

Che abbia il suo centro nella lotta di classe, perché la solidarietà e il mutualismo come strategia non ci danno una prospettiva per vincere, e non possiamo cambiare il sistema nemmeno riducendo tutti i nostri sforzi all’elezione di governi “di sinistra” per “gestire bene” questa società, come continuano a proporci le varie ipotesi riformiste e populiste di sinistra all’estero, che puntualmente sono “digerite” dal sistema, e non il contrario.

Noi siamo convinti che non dobbiamo solo resistere, ma che dobbiamo e possiamo vincere soltanto con una rivoluzione. Per questo rivendichiamo un partito rivoluzionario, e partecipiamo ai movimenti come corrente internazionale, come Frazione Trotskista, in Europa e nelle Americhe, perché le nuove generazioni di attivisti che si stanno forgiando nei movimenti e al calore della lotta di classe possano armarsi della teoria e della politica del marxismo rivoluzionario. 

Perché le lotte di oggi possano diventare un’unica, grande lotta, e mettere la parola fine al capitalismo. 

Non c’è posto per il profitto dei capitalisti e per la salvezza dell’umanità e del pianeta.

O la loro emergenza, o la nostra urgenza.

 

Frazione Internazionalista Rivoluzionaria

 

La FIR è un'organizzazione marxista rivoluzionaria, nata nel 2017, sezione simpatizzante italiana della Frazione Trotskista - Quarta Internazionale (FT-QI). Anima La Voce delle Lotte.